Chiara Raganelli: amore e politica nella vita di Nilde Iotti

Nilde Iotti tra politica e sentimenti nel racconto di Chiara Raganelli e presentata da Livia Turco

Si è svolto a Palestrina, comune in provincia di Roma, un incontro, organizzato dal locale Circolo Culturale Prenestino “Roberto Simeoni” sulla figura di Nilde Iotti, una delle 21 Madri Costituenti e prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera.

E’ stato un incontro molto partecipato, sebbene Palestrina sia governata da una giunta di centrodestra a trazione leghista. E questa partecipazione è stata interpretata come un segnale che non tutto è perduto, che ci sono ancora uomini e donne capaci di rimanere ad ascoltare i relatori per oltre tre ore, sfidando la paura del covid, nonostante siano state messe in atto tutte le misure di sicurezza previste.

L’incontro è stato l’occasione per conoscere due donne Livia Turco e Nilde Iotti, due donne comuniste, che hanno radici giovanili nel cattolicesimo, ambedue aderenti all’Azione Cattolica. Livia Turco Presidente della Fondazione Nilde Iotti ci ha parlato di cosa può ancora dire a noi  Nilde Iotti e della sua eredità, prima ancora che politica, morale. L’occasione è stata favorita dalla pubblicazione di un libro “Amore e Politica nella vita di Nilde Iotti” scritto da Chiara Raganelli, una giovane storica di Zagarolo, che ha raccontato con un linguaggio storicamente rigoroso e documentato la vita di Nilde Iotti e della sua bisnonna Cliseide, due donne lontane per classe  sociale, Nilde, l’intellettuale, laureata, e Cliseide la contadadina che ha fatto solo la quinta elementare, ma tutte e due cresciute dentro una cultura resistenziale, staffette partigiani entrambe. Due donne che possono essere ancora di esempio per coerenza, fedeltà agli ideali, e amore per una parola: libertà.

L’incontro, partendo dalla storia di Nilde e Palmiro, “una storia d’amore contrastata” soprattutto dal loro partito, ha toccato molti temi di attualità politica che hanno scaldato la platea facendo dire ad una delle partecipanti “era da tempo che non ascoltavo un dibattito politico che andasse a toccare, non la pancia dell’uditorio, ma la sua intelligenza”.  Dentro quel “laboratorio del populismo” che è diventata purtroppo la politica italiana, ascoltare Livia Turco parlare di “passione politica”, di “memoria e storia”, di “non sentirsi mai adeguata”, di “progressione e non carriera” per definire  la selezione che un partito  dovrebbe attuare per scegliere i migliori uomini e donne per la gestione del potere, di “scuole politiche” per il PCI, chi non ricorda le Frattocchie, per il PSI, Mondoperaio, per la DC, le sue scuole quadri. Un ritorno al passato? Forse, ma certo per chiudere una selezione che oggi avviene attraverso casting e rottamazioni. Oggi, la mancanza di scuole di partito o di formazione politica, la vediamo nella selezione della attuale classe dirigente, dalla mancanza di quadri capaci di attivare un vero dibattito politico interno e quindi di essere attrattori verso l’esterno. Da qui anche la disaffezione sempre più crescente al voto. 

La lezione che Livia Turco ci ha regalato ci ha fatto conoscere Nilde Iotti, non solo nel suo ruolo di primo Presidente donna della Camera, ma il lato più politico di una donna sempre dalla parte delle donne non per la loro “liberazione” ma per la loro “emancipazione”. Di liberazione ne parlerà il femminismo degli anni settanta. Nilde insistendo sempre nel dialogo con le donne degli altri gruppi politici, in particolare le democristiane, ricercava in tutte le sue battaglie il massimo di unità. Nilde fu una vera donna di ascolto e di dialogo. Ma da dove nasceva questa sua attitudine al dialogo e alla ricerca dell’unità. Certamente dalla sua intelligenza ma soprattutto dall’aver attraversato mondi fra loro diversi: il padre ferroviere, convinto socialista, fino a perdere il lavoro per la sua scelta antifascista, il suo percorso nel mondo cattolico, la scuola prima e l’Università Cattolica poi, mondo che poi abbandonerà, ma che sicuramente ha lasciato dentro di lei valori e ideali che l’accompagneranno fino alla morte. E infine il mondo comunista con il suo impegno nella Resistenza e soprattutto nei gruppi di difesa della donna che la porterà successivamente ad aderire all’Unione Donne Italiane (UDI) un’associazione nata nel 1937, in pieno regime fascista. Nilde ha attraversato le tre principali culture politiche del suo tempo, la socialista, la cattolica, la comunista che sono state per lei sicuramente tre importanti scuole di vita.

Livia Turco, che viene citata, durante la drammatizzazione messa in scena da due giovani attori Cristian Masella e Letizia Mula, guidati dal regista Igor Geat, delle quaranta lettere che Nilde e Palmiro si scambiarono, per una sua frase:  “Posso dire a diversi anni di distanza che talvolta ha vinto quel dannato sentimento della secondarietà che ci portava ad accontentarci di essere alleate dei capi anziché proporci come leader in prima persona”, ci ha parlato di come le donne, anche quelle comuniste, venissero sempre dopo gli uomini del Partito e una eco di questo si ritrova anche nel mitico sessantotto con le “compagne del ciclostile” che poi il nascente movimento di liberazione delle donne “buttò alle ortiche”. Ma la lezione che Iotti dette fu quella che, nonostante fosse la “compagna di Togliatti” lei contò sempre e solo sulle sue forze e capacità. E ne dovette avere tanta di capacità di persuasione se portò il suo partito ad assumere posizioni ben precise, partendo da un’iniziale freddezza se non ostilità, come nella vicenda dell’aborto e del divorzio, o nell’affermazione della parità uomo-donna che sebbene prevista all’art. 3 della Costituzione trovava difficoltà ad affermarsi per le resistenze della maggior parte del mondo politico maschile.

Livia Turco si è poi chiesta che cosa le resta della lezione di Nilde Iotti: “Tante cose. Molte si apprezzano con il passare del tempo, con l’esperienza concreta. La più profonda è la sua capacità di autostima, la consapevolezza della propria forza, la costruzione dell’autorevolezza. Ho imparato che bisogna superare quel maledetto sentimento della ‘secondarietà’ per cui non ci sentiamo mai adeguate . E così rinunciamo a valorizzare fino in fondo i nostri talenti ed a cogliere le opportunità della vita. L’autostima non ha mai significato per Nilde Iotti arroganza o individualismo, al contrario ha significato coraggio nella battaglia politica e culturale, capacità di dialogo e di ascolto delle persone. Impegno ad affrontare le prove più difficili della vita. Essere umili per saper essere a servizio del proprio Paese”.

Livia Turco poi ci ha lasciato con una riflessione su quello che è stato l’insegnamento di Nilde Iotti. “Una donna che fa politica non deve rinunciare alla sua femminilità, agli affetti, alla vita famigliare. L’eleganza della politica è la sua grande eredità: eleganza dell’anima, delle relazioni con le persone a partire dalle più semplici, eleganza della parola, eleganza delle forme, eleganza della sua femminilità. Nilde Iotti è una donna ed una politica che può dire molto a noi che viviamo in questo tempo difficile, può dire molto ai giovani”.

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Roberto Papa

“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”. (Bertold Brecht)

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