Donne vittime di destini tragici nel ricordo dell’8 marzo

Ricordare le donne oggi, quelle che nella vita hanno realmente cambiato qualcosa, o meglio, hanno cambiato il modo di pensare degli uomini e delle donne stesse. Un arduo compito che ha visto passare in rassegna un insieme di donne, di ieri e di oggi, italiane e stranire che non si sono fermate e che si sono adoperate per un futuro più equo.
Una di queste è Franca Viola, che nel 1965, in un’Italia ancora lontana dall’emancipazione, ha deciso di non sottostare alla volontà delle convinzioni sociali e della legge italiana, ma soprattutto ha deciso di ribellarsi all’opinione della pubblica piazza. Una piazza dura, fredda, contraddittoria, anche perchè quella era la piazza della mafia. Franca Viola aveva 17 anni ed era figlia di un agricoltore, quando il 26 dicembre 1965, venne rapita da Filippo Melodia il nipote del boss Vincenzo Rimi. Il giovane la tenne segregata per otto giorni, violentandola, sperando di convincerla a sposarlo. Un metodo che veniva usato spesso nell’Italia del sud e quindi in Sicilia. Conosciuto ancora oggi come la “fuitina“. I giovani scappavano in accordo, o il ragazzo rapiva la giovane per poi accordarsi con la famiglia e sposarla. Solo sposandola si lavava l’onta della giovane che non era più vergine, solo sposandola non si procedeva penalmente contro il giovane perchè a lei si offriva un matrimonio riparatore e ciò era consentito dalla legge. Invece, se la giovane rifiutava il matrimonio riparatore, da vittima diventava una “svergognata” perchè non più vergine e nessuno successivamente l’avrebbe sposata.
Qui però accadde qualcosa di veramente importante, perchè Bernardo, il padre della giovane, finse di piegarsi al ricatto in modo da farsi indicare il luogo dove si trovava la giovane figlia, per poi avvisare la polizia e liberare la giovane. Nonostante la violenza a cui la giovane fu sottoposta per 8 giorni, lei non volle acconsentire al matrimonio innescando un rifiuto, grazie anche all’ausilio del padre, che negli anni a seguire, si ripeterà a catena fra le giovani vittime di rapimento e violenza. Per lei si mobilitarono i giornali, ma soprattutto le donne che cercavano l’emancipazione in quegli anni 60. Lei fu la prima, ma grazie al suo esempio molte altre giovani si opposero a questa pratica matrimoniale.
Su di lei fu girato anche un film “La moglie più bella” del 1970 di Damiano Damiani e interpretato da Ornella Muti alla sua prima interpretazione cinematografica.
Ma come andò a finire la storia di Franca Viola? Ebbene Melodia fu condannato a 11 anni di prigione, ridotti a 10 anni, e poi fu ucciso nel 1975. Franca, invece si sposò con l’amico d’infanzia Giuseppe Ruisi e lo fece per amore. Ebbe udienza da papa Paolo VI e per il matrimonio ricevette anche un dono dal presidente della Repubblica italiana Giuseppe Saragat. Soprattutto ebbe due figli e una vita trascorsa in tranquillità. Franca Viola ha lasciato un messaggio importante diretto a tutte le donne “Quando un uomo ricorre alla violenza, ribellatevi” sono parole dedicate a tutte le donne siciliane e non solo. Solo la legge italiana andò lenta. Si dovete aspettare il 1982 perchè venisse abolito il “matrimonio riparatore“, non solo, ma Franca ha atteso 43 anni perchè un presidente della Repubblica si ricordasse di lei e la insignisse, l’8 marzo 2014, dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine della Repubblica Italiana, donatale da Giorgio Napolitano.

Accanto alla storia di Franca Viola, mi va di ricordare quella di Palmina Martinelli, quattordicenne di Fasano che rifiutò di prostituirsi e per questo venne bruciata viva dai suoi persecutori. Lei, giovane e piena di speranza, nonostante provenisse da una famiglia con tanti problemi, sognava una vita diversa, sognava la libertà. Non voleva finire come una delle sorelle maggiori, anch’essa costretta a prostituirsi e per questo si oppose con tutte le sue forze. Tutto però fu vano, perchè i suoi assassini la trovarono un giorno da sola in casa e di fronte al suo rinnovato rifiuto, decisero di fargliela pagare e la bruciarono. Al delitto di Palmina, si accompagna la beffa di una sentenza che vede assolti i suoi assassini. Nonostante il pubblico ministero Nicola Magrone, avesse accolto la testimonianza della giovane che resisté alcuni giorni in ospedale e nonostante l’avesse fatto per ben due volte, la giustizia italiana non accettò la tesi dell’accusa, rilasciando gli assassini della giovane. Non ci sono prove, hanno sentenziato i giudici, solo che il processo non è avvenuto negli anni cinquanta e nemmeno negli anni sessanta, dove le organizzazioni criminali avevano un alto controllo della vita dei propri compaesani, ma è avvenuto negli anni ottanta. Tutta la tragica vicenda di Palmina Martinelli è raccolta in un libro “Fatti tuoi. Cronaca di un omicidio negato. Il processo Palmina” dove sono raccolti tutti gli atti giudiziari del processo.

Tra le donne intrepide, coraggiose, dedite al proprio lavoro, alla ricerca della verità e della giustizia non posso non ricordare Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio in Somalia insieme al suo operatore e amico Miran Hrovatin il 20 marzo del 1994. La sua ricerca della verità, le sue indagini hanno aperto un caso internazionale oscuro e depistato fin dall’inizio. Ilaria Alpi è ormai un’icona della professione giornalistica. La sua giovane vita, spezzata un giorno di marzo, attente ancora la verità e che la giustizia faccia realmente il proprio corso.
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