Ematica lo spettacolo sull’empatia

Larissa Cicetti scrive, dirige e interpreta uno spettacolo per ritrovare l’equilibrio interiore

Ematica è lo spettacolo scritto e diretto da Larissa Cicetti che ha ricevuto una menzione speciale della critica all’InDivenire Festival. Sarà in scena al Teatro Trastevere di Roma il 20, 21, 22 dicembre alle ore 21.00 con Larissa Cicetti, Luisa Casasanta, Enrico Maria Carraro Moda.

Lo spettacolo Ematica parla di empatia, insicurezze, speranze, insomma, parla dei pensieri, delle emozioni, delle contraddizioni e di tanto altro. A parlarci dello spettacolo, facendoci entrare nelle dinamiche del racconto, l’autrice, regista e interprete Larissa Cicetti a cui diamo il benvenuto sulle nostre pagine.

Salve! Lei sarà in scena con lo spettacolo Ematica, che ha scritto, diretto e interpretato insieme ad altri due colleghi. Da dove nasce Ematica?

Nasce da una costrizione, da un periodo di arresto forzato che ha permesso alla mia mente di tirar fuori tutte quelle voci che le stavano chiedendo di uscire da tempo ma che probabilmente non avevano mai raggiunto un volume così alto.

Lei ha affermato che uno spettacolo, un film, una canzone, una poesia, dovrebbero nascere da un’esigenza dell’autore. Qual è stata la sua?

Ritrovare un equilibrio in un momento che non mi stava permettendo di vivere serenamente per poi rendermi conto, mentre scrivevo, che tutto quello che mi sembrava così intimo e personale poteva avere una forte risonanza anche per altri.

Il testo parla tanto di empatia, ma quante facce può avere l’empatia e quante sfumature? È più una positività o negatività?

Credo che quella dell’empatia sia una faccia unica e meravigliosa, il problema arriva solo quando ci troviamo di fronte a persone a cui manca totalmente e magari noi ne siamo portatori sani! È inevitabile soffrirne, ma allo stesso tempo ci aiuta a capire come dosarla e come difenderci in caso di dolore. Ha, in ogni caso, una connotazione positiva.

Lei è empatica? E come la vive?

Purtroppo per me lo sono fin troppo! Per quanto la provi a “gestire”, è pur sempre un sentimento che ti trasporta indipendentemente dal proprio controllo. Ma devo dire che mi aiuta ad apprezzare le cose e nonostante la sofferenza che porta a volte, sono felice di sentirla.

Lo spettacolo ha avuto una menzione speciale della critica all’InDivenire Festival. Cosa ha provato a ricevere un riconoscimento simile?

È stata un’emozione tanto forte quanto indescrivibile, non ci credevo finché non hanno detto esplicitamente il nome dello spettacolo, nonostante mentre leggessero la motivazione era chiaro si riferissero ad EMATICA! È un lavoro in cui ho creduto tanto e che per moltissimo tempo non aveva la minima speranza di vedere la luce, quindi la gioia provata è stata davvero davvero tanta.

La critica, sempre difficile da affrontare, l’ha premiata, il pubblico invece, come ha commentato lo spettacolo che affronta un tema importante come l’empatia, ma anche dubbi, speranze, insicurezze, qualcosa che ci accompagna ogni giorno in ogni singola scelta?

C’è stato un incontro col pubblico subito dopo lo spettacolo mediato da Andrea Pocosgnich di Teatro e Critica e il direttore artistico del Festival Giampiero Cicciò che mi ha confermato quello che speravo e cioè che in molti sono rimasti entusiasti del lavoro proprio perché era sì un racconto personale ma riuscivano allo stesso tempo ad identificarcisi perfettamente. Le stesse mie insicurezze, le stesse mie speranze e i miei stessi dubbi erano i loro o comunque riuscivano a “empatizzarci”.

Insieme a lei sul palco anche Luisa Casasanta ed Enrico Maria Carraro Moda. Qual è il loro ruolo in scena?

Loro sono a tutti gli effetti parte del pensiero, anzi del flusso di pensieri. Sono le altre voci, le voci con cui mi scontro continuamente, con cui rifletto, con cui cerco disperatamente un accordo per vivere meglio, per non soffrire più, o almeno per soffrire meno.

Da regista, come ha preparato lo spettacolo e gli attori?

Lo spettacolo era già pronto nella mia testa mentre lo scrivevo e dal punto di vista registico non è molto articolato proprio perché era mia ferma intenzione dare importanza alle parole. Luisa ed Enrico sono stati davvero bravissimi a seguire la mia visione quindi non la chiamerei preparazione, ma piuttosto un’ottima collaborazione.

Lei ha scritto e diretto lo spettacolo. Il suo essere autrice e regista sono mai andate in contrasto? O segue una linea ben precisa?

Assolutamente nessun contrasto. Ricordo bene di aver scritto ogni singola parola avendo già chiaro come dovessero esser dette. Dopotutto il testo inizia proprio con “Voglio dire qualcosa”.

Cosa si aspetta dal pubblico, dallo spettacolo e da se stessa?

Oltre che sull’empatia sto cercando di dosare anche l’aspettativa, che è senza dubbio uno dei principali motivi per cui si soffre spesso. Vorrei semplicemente che il pubblico si divertisse nel ritrovarsi catapultato in questo turbine di pensieri e magari uscisse dalla sala con un sorriso, anche un po’ malinconico, nell’essersi riconosciuto anche solo in uno di questi. Dallo spettacolo non potrei aspettarmi altro se non la voglia di farlo e rifarlo ancora. E da me stessa mi auguro di non smettere mai di credere in quello che faccio perché ne ho davvero bisogno.

Grazie per essere stata con noi e in bocca al lupo!

Grazie mille a te Sissi per queste domande, spero riuscirai a vederci!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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