Fiamma, in scena al Teatro Trastevere
Evento speciale al Teatro Trastevere con lo spettacolo Fiamma scritto e interpretato da Gemma Costa
Al Teatro Trastevere di Roma, il 21, 22 e 23 settembre andrà in scena Fiamma di Gemma Costa, regia di Alice Bertini con Gemma Costa e Iulia Bonagura. Lo spettacolo ha il sostegno dell’Associazione culturale Sbagliando S’impara all’interno della quale l’autrice e interprete ha fatto volontariato.
Un testo particolare e d’impatto del quale ci racconta la protagonista, Gemma Costa, giovane attrice legata in modo particolare a questo spettacolo che nel 2019 ha vinto il premio come miglior progetto web al Festival InDivenire allo Spazio Diamante di Roma.
Lei porta in scena uno spettacolo particolare “Fiamma” che racconta di una ragazzina con complessi problemi. Com’è nata la pièce?
Grazie all’Associazione culturale Sbagliando S’impara ho potuto fare, come volontariato, delle lezioni di teatro presso il reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Da questa mia esperienza è nato il testo teatrale “Fiamma” che successivamente ha incontrato la regia di Alice Bertini e ha preso la forma di una pièce che ha debuttato per la prima volta in forma di studio a settembre 2019, in occasione del Festival InDivenire, presso lo Spazio Diamante.
Racconta di bambine e tocca un argomento complesso e difficile da portare in scena, come si è approcciata al lavoro, personalmente? Cosa ha scelto di sottolineare?
Racconto un po’ di tutti gli adolescenti che ho incontrato al reparto; ognuno di loro è entrato all’interno della storia con uno sguardo, un gesto, un pensiero, un’emozione. Non ho mai pensato a loro come pazienti neuropsichiatrici. Li ho sempre visti come adolescenti in cerca della propria strada ed identità, che avevano difficoltà ad adattarsi a degli schemi, che spesso sono imposti dalla società e dalla vita, una vita che oggi tende ad allontanare tutti coloro che hanno una visione del mondo atipica e per questo unica ed eccezionale. L’unicità è ciò che personalmente ho voluto sottolineare. Ed ho deciso di approcciarmi a questo lavoro accettando la sfida di trattare il dramma e la complessità di questi argomenti con leggerezza ed ironia per far arrivare al pubblico i due piani del racconto, il comico e il drammatico.
Cosa rappresenta Fiamma all’interno di questo racconto?
Fiamma è la protagonista e la voce narrante del racconto, che non è altro che la storia della sua vita. Dall’inizio fino a quando decide di porle fine. Fiamma è tutti i ragazzi che ho incontrato in ospedale. È l’adolescenza portata all’estremo che diventa personaggio. È ricerca di identità, qualunque essa sia, purché fuoriesca libera e cosciente. È la solitudine, il sentirsi gli ultimi, la paura di morire e la voglia disperata di vivere. Fiamma è amore e richiesta di aiuto.
Quali sono le caratteristiche del personaggio?
Fiamma è un’adolescente di 17 anni. È un personaggio goffo, ironico, nervoso, ma allo stesso tempo delicato, tenero e profondo. Il suo disagio è il punto di partenza. Lei stessa dirà “non ero adatta a questa vita e difficilmente questa vita si adattava a me”. Ecco perché puntualizza sui suoi maglioni orrendi, i suoi occhiali appannati, le sue spalle all’insù e cerca di spiegarsi e comunicare con l’altro in un modo che risulta bizzarro e stravagante. Semplicemente vede il mondo in una maniera che è tutta sua e percepisce lo scarto tra la propria impressione della vita e la realtà effettiva: nel suo immaginario le persone diventano insetti, i corridoi tappeti rossi, l’ospedale la Luna e l’amore una promessa.
C’è qualcosa di Fiamma in lei e viceversa?
Certo. Anche molto più di qualcosa. Credo sia inevitabile contaminarsi a vicenda dal momento in cui sono parole che ho pensato e poi scritto io e che dopo due anni ancora mi trovo ad interpretare.
Se devo dire la verità tendo a non usare le parole “testo” o “opera” o “personaggio. Per me Fiamma è una creatura, in tutti i sensi. Come fosse una figlia, una parte di me. Ecco forse in lei c’è soprattutto la parte di me che non mi piace, che ho avuto il coraggio di mettere per iscritto e di mostrare dopo come attrice di fronte ad un pubblico e che ora ho imparato ad ironizzare, accettare ed anche amare.
Lei ha lavorato per un certo tempo presso il reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Come l’ha cambiata questa esperienza? Cosa porta con sé del lavorare con bambini con difficoltà psichica?
Per lo più non erano bambini, ma adolescenti minorenni, tra i dodici e i diciassette anni. Innanzitutto ho conosciuto una realtà che sapevo esistesse ma che toccare con mano è ben diverso. Io ho fatto volontariato in un reparto che accoglieva delle situazioni estreme. Questo cambia la vita. Fa aprire gli occhi, il pensiero e il cuore. Ero in un momento della mia vita non molto semplice in cui scegliere di fare questa esperienza era una decisione opinabile. Mi ha insegnato molto a relativizzare. Le mie difficoltà non erano paragonabili e ciò che invece io potevo fare per loro, che mi sembrava poco, era moltissimo. Ho imparato ad ascoltare e comprendere. Era impossibile pensare di programmarsi una lezione di teatro. Ogni volta era diverso. Avevano un umore o un bisogno diverso. Se erano agitati, se erano stanchi, se erano diffidenti. Bisognava ascoltarli e comprenderli, anche oltre alla parola e alla comunicazione.
Com’è stato accolto dal pubblico un tema così complicato?
Il tema è vero è complicato. Ma l’intento è sempre stato quello di proporlo nel modo più semplice e diretto possibile. Non ci sono mezzi termini. Non ci sono mezze emozioni. Non ci sono giri da fare. In ospedale era così. Perché non dovrebbe essere così anche in teatro? Spesso la verità è semplicemente spiazzante per quanto sia naturale. Il pubblico l’ha accolta con empatia, interesse ed entusiasmo. Anche quelli che hanno già visto Fiamma ci ritornano volentieri per coglierne altre sfumature.
Cosa direbbe a tutte le Fiamma del mondo?
Comunicare. Non aver paura di dire i propri pensieri o di esprimere le proprie emozioni. Non aver paura soprattutto di chiedere aiuto e di affidarsi a chi è vicino. E di guardarsi intorno, perché ciascuno di noi è diverso, unico, ha le sue stranezze e i suoi segreti. Non siamo tutti uguali e questo è meraviglioso.
Grazie per essere stata con noi!
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