Francesca Bardino dirige Luna calante

Un racconto che parla di disturbi alimentari

Luna Calante per la regia di Francesca Bardino, è lo spettacolo che andrà in scena alle 19.45 dell’8 settembre, per il Festival Teatramm’ al Teatro Marconi di Roma. In scena Gabriele Airaudo, Noemi Verrone, Francesca Bardino. L’autore del testo è Gabriele Airaudo, le luci, i costumi e l’organizzazione sono dell’Associazione Macapà, le coreografie di Noemi Verrone.

Tema dello spettacolo è il disturbo alimentare di cui, spesso, non ci accorgiamo della vicinanza, di cui parliamo poco, ma che è molto presente e in aumento. Ne ho parlato insieme alla regista Francesca Bardino.

Luna calante parla di un argomento che spesso viene sottovalutato e di cui se ne parla poco, il disturbo alimentare. Come vi siete avvicinati all’argomento?

In origine l’interesse per l’argomento è nato da una delle attrici del gruppo: Noemi Verrone. Noemi si è formata nel mondo della danza e purtroppo questo ambiente è spesso colpito da questo grande problema. In lei quindi da tempo vi era l’urgenza di creare una performance che trattasse l’argomento.

Per me e Gabriele era un argomento nuovo, ma lavorando nelle scuole ci eravamo resi conto quanto fosse importante trovare il modo per raccontare un problema molto diffuso soprattutto a seguito dell’isolamento durante la pandemia. Così abbiamo deciso di raccogliere la sfida e cercare di portare in scena un argomento molto delicato ma altrettanto importante.

Il testo prende spunto dal materiale raccolto in collaborazione con due associazioni “Così come sei” e “Animenta”, com’è stato l’approccio con loro e cosa ti ha dato a livello umano?

Fin da subito ci siamo resi conto che dovevamo affidarci a realtà che conoscessero bene l’argomento e soprattutto operassero in modo pratico. Così, lo scorso settembre, ci siamo messi in contatto con le due associazioni. La collaborazione più stretta è stata con “Così come sei”, un’associazione di Torino con la quale abbiamo avuto numerosi colloqui anche con la psicoterapista che segue l’associazione. Grazie a loro abbiamo potuto capire meglio che cosa si intendeva per DCA, ci hanno fornito materiale, lettere, libri per studiare ed entrare meglio nel mondo emozionale dei ragazzi affetti dal disturbo.

“Animenta” è stata altrettanto fondamentale perché, malgrado la sede ufficiale sia a Roma, ha persone che operano su tutto il territorio che così abbiamo potuto incontrare. Questa Associazione ci ha donato diverso materiale bibliografico di pazienti che abbiamo potuto inserire all’interno dello spettacolo sotto forma di traccia audio.

Entrambe le associazioni hanno poi assistito alla messinscena e ci hanno donato consigli su come migliorare il nostro lavoro e come avvicinarci ulteriormente ai ragazzi affetti da tale disturbo

Tu sei la regista dello spettacolo. Cosa hai chiesto ai tuoi attori e come hai affrontato la regia?

Lo spettacolo è nato in modo naturale dalle tre voci di noi performer. Il mio ruolo specifico è stato quello di trovare una linea registica che ci aiutasse a mettere la luce su ciò che maggiormente ci interessava: le emozioni. Fin da subito il mio intento, nonché quello del gruppo, era non spettacolarizzare mai la malattia: lavorando nelle scuole so bene quanto sia pericoloso mettere troppo in mostra certe abitudini comportamentali di chi soffre perché spesso portano all’emulazione. A lungo quindi si è cercato di trovare un modo per parlare ai ragazzi e agli adulti affinché si scendesse subito a fondo, si entrasse realmente nella mente di una persona malata.

Alla fine la soluzione ce l’ha regalata Francesca, la presidente dell’associazione “Così come sei”. Parlando di suo figlio (purtroppo mancato alcuni anni fa proprio a causa della malattia) ha detto che per lui la malattia era una ragazza troppo gelosa, una fidanzata che ami tanto ma che non ti permette di avere altro se non lei. Ed ecco da qui l’idea: una storia d’amore.

Il tema è importante e importante è anche il modo con cui lo si mette in scena. Quali sono stati i commenti che vi sono arrivati?

Ecco alcuni commenti ricevuti:

“Volevo solo farti sapere che ieri sera è stato bellissimo e voi siete bravissimi! Ho pianto sin dall’inizio…proprio perché l’argomento è spiegato in modo semplice ma profondo e veritiero! Grazie ❤️”- C.

“Ho avuto i brividi e il groppo in gola tutto il tempo, avete fatto davvero un ottimo lavoro, ci siete riusciti alla perfezione. […] Spero davvero che riusciate a portarlo ovunque vogliate, perché lo merita!” – G.

“Volevo ringraziarti e ringraziarvi tanto per ciò che avete creato, e soprattutto per la cura, l’attenzione e lo studio che ci sono dietro, non scontati. E voi siete veramente veramente bravi.”- S.

“Davvero uno spettacolo bellissimo… La potenza del teatro nella narrazione della malattia che ho visto stasera mi ha aperto un mondo.” – E.

Qual è l’obiettivo che ti sei prefissata per questo spettacolo?

Gli obiettivi sono due: da una parte la sensibilizzazione per le persone che conoscono poco la malattia, dall’altra far capire a chi soffre o chi ha una persona cara che soffre che non è sola, che può chiedere aiuto e soprattutto che si può guarire.

Grazie per essere stata con noi!

Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

Leggi anche