Giselle al Teatro Vascello

Apprezzo la bravura incredibile dei ballerini

Al Teatro Vascello, la prima di GISELLE, spettacolo in due atti, con la compagnia del Balletto di Roma, coreografie di Itar Serussi Sahar, per il primo atto e Chris Haring/Liquid Loft per il secondo atto. Musiche originali di Adolphe Adam, rielaborazioni musicali di Richard Van Kruysdijk e Andreas Berger.  

La storia di Giselle conta centosettantacinque anni dalla prima rappresentazione ed è considerato il simbolo del balletto romantico. Nel corso del tempo ha avuto varie trasformazioni, ed è stato interpretato da ballerini quali, Anna Pavlola, Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, per citarne solo alcuni.

La storia di Giselle, ci parla di questa ragazza, una popolana, serena e innocente che si innamora di un aristocratico, Albert, che si finge popolano. Quando scoprirà la menzogna, Giselle, morirà di dolore.

Il secondo atto ci porta nell’Aldilà dove gli spiriti di donne tradite, le Villi, hanno fame di vendetta e cercano uomini che fanno ballare tutta la notte, fino ad ucciderli. Solo allora il fantasma della ragazza tradita, troverà pace. E questo è quanto succede ad Hans, il guardiacaccia innamorato di Giselle ma respinto, che cerca di metterla in guardia dalle bugie del suo amato. Dopo di lui toccherebbe a Albert, ma Giselle, nonostante tutto ancora innamorata, lo proteggerà. Una storia d’amore, e di tradimenti.

In scena 10 ballerini, 5 uomini e 5 donne, con un semplice body color carne che mette in risalto i corpi e la muscolatura dei giovani, a piedi nudi, su uno sfondo totalmente bianco senza nulla attorno, come una tela pronta per essere dipinta. L’inizio è senza musica e i corpi dei ragazzi cominciano a muoversi in maniera flessibile e sinuosa ma anche scattosa, robotica, nervosa, dura. La musica inizierà, in maniera graduale e dolce, evocando la campagna di Giselle, ma si trasformerà presto in suoni cupi, talvolta fastidiosi e stridenti. E questo succede poi per tutto lo spettacolo. I ballerini sono eccezionali, hanno una capacità di alternare movimenti morbidi ad altri duri, movimenti che non pensi che il corpo possa fare, possa sopportare o riproporre. Eppure loro, come se niente fosse , sono lì ad eseguirli. Silenziosissimi, dieci persone che strisciano saltano rotolano, del rumore dovrebbero produrlo! E questo denota una potenza di controllo dei muscoli incredibile. Veramente bravi, anche nella tecnica propria dei ballerini, come mi ha confermato un’amica ballerina.

Anche nel secondo atto, dovremmo essere nell’Aldilà, con coreografo diverso, ritroviamo i ragazzi sulla tela bianca, con i costumi color carne e con i movimenti simili al primo atto, stavolta più flessibili e meno duri. Cambia la sonorità che si arricchisce di frasi e discorsi biascicati e monocorde, ovviamente registrati ma come se fossero pronunciati dai ballerini, dove si parla della storia che non è una favola, non è un tradimento” o, dove si canta un pezzo della canzone di Gino Paoli, “Il cielo in una stanza”. O Con le sonorità di un amplesso.

Però, io e la mia amica ballerina, non abbiamo capito chi fossero Giselle, Albert e Hans, non riuscivamo a ritrovare nulla della storia del balletto classico. Si, questa è danza contemporanea, diversa dalla classica, poiché mette in risalto le espressioni corporee, lasciando anche più spazio all’improvvisazione dei ballerini, piuttosto che alla struttura classica del balletto. Ma, e questa è una mia domanda, se lo spettacolo è Giselle, non dovrebbero esserci dei punti fermi? Tutte le ballerine erano un pezzo, una rappresentazione di Giselle? E così per gli uomini che diventano Hans e Albert? Tutti uguali, stesso costume, stessi movimenti.

I coreografi sono pluripremiati a livello mondiale, ma da spettatrice di balletto, di teatro, di cultura, mi chiedo, perché prendere spunto da una storia classica e smembrarla tanto da renderla irriconoscibile? Penso che se avessi visto questo spettacolo con un titolo diverso, non riconducibile a nulla, avrei sicuramente apprezzato di più questa esibizione, molto particolare, ma con una sua specifica collocazione.

Apprezzo la bravura incredibile dei ballerini, come già detto, ma non riesco a trovare un senso alla storia, a capire le variazioni dei coreografi e cosa avrebbero voluto rappresentare.

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Raffaella Monti

48 anni, una vita con i bambini ... degli altri, a raccontare favole e a gustarmi film e letture. E se c'è il lieto fine ... meglio!

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