Impatto e realismo in RomeoeGiulio e La cattività

Immagine da web
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Il Teatro Testaccio di Roma cambia veste e si dedica alla sperimentazione e arti performative, in un processo di ricerca sociale e artistica gestita da bologninicosta. Il loro è un lavoro sulla sperimentazione, sul territorio, sulle persone, sul sociale, sulle realtà suburbane offrendo voce alle minoranze. In questa logica si assiste alla performance de “La cattività“.

Al primo impatto e anche alle prime battute, quello che appare in scena è la figura, la scenografia di un film o racconto fantascientifico. Ciò che si vede, sono due corpi collegati a dei tubi, mentre sullo sfondo un uomo, dalla maschera simile ai mostri di Doctor Who, controlla le loro azioni, quasi a volerle comandare dal principio.

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Questo appare all’inizio de “La Cattività“, mentre, man mano che la scena si sviluppa, che i corpi di donna prendono vita, si scopre che quello rappresentato sul palco è un utero e che le due donne altro non sono che madre e figlia, mentre i tubi rappresentano cordoni ombelicali.

Il testo prende spunto da “Bloody Mary” di Alessandra Cimino, una delle due attrici che si muove sul palco. Perché si, sul palco ci sono i movimenti del corpo, c’è tanta fisicità, c’è tanta gestualità e tecnica che imprime espressione, anche se diviene difficile comprendere immediatamente la narrazione che c’è dietro quei gesti. Ci si ritrova a vivere discorsi, situazioni e dialoghi tra madre e figlia, che ne evidenziano contrasti, reali, in un rapporto difficile tra le due donne.

Sulla scena si evidenzia soprattutto il muoversi fisico dei due corpi, in una performance più tesa alla sperimentazione corporea che narrante, dove la musica accompagna con prepotenza e forza il racconto, in questo studio performativo. Sul palco Alessandra Cimino e Giorgia Narcisi, mentre il tessitore della scena è Dario Costa, diretti da Sofia Bolognini.

Di diversa natura e impatto, invece, è l’altro spettacolo, andato in scena la stessa sera: “RomeoeGiulio“, è uno studio sull’omofobia e l’amore contrastato. Qui il contrasto, la durezza dell’argomento e della gestualità portata in scena, rispecchia il duro mondo che spesso i giovani omosessuali devono affrontare per essere e mostrare loro stessi, la loro natura. Non ci sono mezze misure, non ci sono cose dette in stile velato, la verità viene buttata al pubblico così com’è, con decisione e amarezza. C’è la tristezza, la vergogna, la voglia di essere e quella di morire (non a caso uno dei quadri di maggior impatto è quello dell’impiccagione). C’è un mondo che in questo momento storico, viene affrontato con diffidenza, paura e voglia di celare la realtà. Tutto in contrasto con la voglia di esprimere amore e voglia di vivere dei gay, tutti.

Il testo, scritto e diretto da Sofia Bolognini, è interpretato da Riccardo Averaimo, Sofia Bolognini, Aurora di Gioia, Mauro de Maio, Gabriele Olivi, Gianluca Paolisso, Nicole Petruzza, Andrea Zatti, mentre le musiche che qui sono essenziali, sono di Dario Costa. Sul palco da apprezzare le interpretazioni degli artisti, che riescono a emozionare e trascinare nel vortice anche gli spettatori.

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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