Incontro con il poeta Antonio Sanges
l’ispirazione si nutre sia di biografia che di letteratura
Vito Antonio Sanges autore e poeta, ma anche collaboratore di CulturSocialArt ha pubblicato su raccolte di poesie. Abbiamo parlato con lui dei suoi scritti e passioni.
Hai pubblicato due raccolte di poesie, “Poesie in itinere” e “Penne d’oca”. Perché hai intitolato le raccolte in questo modo?
Buongiorno, e grazie per questo spazio. Sono contento per questa domanda perché, per entrambi i miei libri, i titoli sono importanti.
Iniziando dal titolo della prima raccolta poetica, “Penne d’oca”, dico subito che esso è stato scelto in modo naturale: non ho mai immaginato un titolo diverso. Le penne d’oca, che poi sono menzionate continuamente lungo l’intera silloge, come una sorta di leitmotiv, rappresentano congiuntamente un motivo biografico-sentimentale ed uno teoretico-filosofico.
La scrittura di quelle poesie è derivata infatti da forti emozioni, negative e positive, convertite catarticamente in una forma letteraria volutamente anacronistica. Nel momento in cui si sono persi riferimenti sentimentali di sorta, infatti, ciò che resta è la scrittura stessa, ovvero la penna d’oca. Mi permetto anche di citare il prof. Francesco Muzzioli, il quale ha prefato la raccolta, secondo cui io guarderei “al passato, con la passione del presente”, scrivendo come con una penna d’oca, e non con un computer, per contrastare la superficialità di certo presente. D’altro canto, dietro questo titolo, si cela anche la considerazione secondo cui, quando si siano persi i riferimenti storici e filosofici, soprattutto nel corso del Novecento, ciò che resta è (forse tautologicamente), appunto l’atto della scrittura stessa, la penna d’oca.
Quanto al titolo della seconda raccolta, “Poesie in itinere”, esso vale naturalmente a suggerire che l’esperienza poetica è perennemente in divenire, e non si arresta mai. Restando fermi molti dei connotati propri di “Penne d’oca”, qui alcuni tratti cambiano (come l’inserimento di poesie d’ispirazione politica), ma, soprattutto, il titolo vuol suggerire una impressione di transitorietà, di provvisorietà, di apertura verso il futuro, come se affermassi di volermi riservare la possibilità di cambiare poetica.
Da dove trai ispirazione quando scrivi?
L’ispirazione, a mio avviso, si nutre sia di biografia che di letteratura, nel senso che ci sono alla base della poesia sentimenti veri e realmente vissuti ma anche letture, pensieri derivati da altri autori, o filosofi, etc.
Detto ciò, scrivo poesie quando mi trovo in uno stato “alterato”, particolarmente felice o triste, trascrivendo sulla carta ciò che provo in quel momento o anche ciò che ricordo di aver provato.
Ci sarebbero alla base – credo – sentimenti, ma pure esperienze vere e vissute, e mi viene in mente una lunga citazione del genio di Rilke, che mi ha sempre affascinato, per quanto non la condivida in pieno, di cui riporto una frase: “Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze”.
Il tuo stile si ispira a qualche autore in particolare?
Come ho detto, la poesia, a mio avviso, si nutre pure di letteratura e non penso sia possibile non ispirarsi ad autori importanti. Tuttavia, per quanto possibile, cerco di forgiare uno stile che sia il più naturale possibile. Ma direi che gli autori principali ai quali mi ispiro sono i poeti ottocenteschi, soprattutto italiani, ma non solo, e specialmente a Giacomo Leopardi.
“Un insopportabile peso leggiadro come un macigno di elio mi radica in un nulla inaridito e senza significato: attendo Eolo che via mi porti”. È una delle tue poesie. Dove aneli volare?
Una bella domanda, a cui non credo di potere rispondere compiutamente. Il punto è proprio che non so dove anelo volare, ma languidamente mi nutro del desiderio di volare altrove. Forse, citando Kafka, direi che l’artista è in realtà un uccello intrappolato nella gabbia della propria esistenza. Ma, per non scomodare i grandi autori, direi che durante la mia vita ho vissuto in molti luoghi differenti, e ho sempre provato il desiderio di muovermi, viaggiare … Per concludere, dove anelo volare? Potrei rispondere verso l’amore, verso la felicità, o semplicemente dire che anelo volare, ma non so dove.
Ci sono momenti tristi e momenti belli, quali sono quelli che ti ispirano di più?
Direi entrambi, essendo, a mio avviso, tutti e due importanti per la vita. Nel materiale atto scrittorio, per quanto le poesie sembrino forse di primo acchito molto tristi, sono molto felice. Ma la felicità non è disgiunta dalla sofferenza, l’amore dall’odio, in una compenetrazione ed in uno scambio dialettico incessabile tra momenti tristi e momenti belli, che forse è il vero motore della mia poesia.
Chi è il tuo poeta preferito e cosa ti piace di lui?
Tra gli altri, direi Giacomo Leopardi. Rischiando di essere banale, dico che il tratto che più mi affascina della sua poesia è la sua carica positiva, nel senso di una condensazione e cristallizzazione del pensiero, delle esperienze, dei sentimenti, anche tristi, in una forma, semplicemente, bella.
E la poetessa che ti attrae di più e perché?
Direi Wisława Szymborska. La grande poetessa polacca, infatti, è riuscita, in un corpo poetico piuttosto piccolo, a condensare una sentimentalità esplosiva, non tralasciando di toccare, anche con ironia, tematiche filosofiche o politico-sociali.
Tutti, almeno una volta nella vita, hanno scritto qualcosa, una poesia, una filastrocca, una rima. Perché, secondo te, questo tipo di scrittura ci affascina tanto?
Credo perché la poesia è terapeutica, nel senso che scioglie dilemmi interiori che ogni donna e ogni uomo inevitabilmente ha, dando la possibilità di creare qualcosa che, talvolta, può essere bello.
Grazie per la tue risposte e in bocca al lupo per la tua carriera artistica!
Grazie mille a voi, e auguro a tutti serenità, per quanto possibile in questo periodo di emergenza.