La musica jazz protagonista a Tolfa
Alessio Ligi ed Egidio Marcari ci parlano del Tolfa Jazz 2022
È terminata la XIII edizione del Tolfa Jazz, che dal 22 al 24 luglio ha animato le vie e i luoghi di Tolfa, il borgo romano che con il festival richiama turisti e amanti della musica, permettendo loro di camminare tra storia, paesaggistica e ricchezze artistiche.
Un successo per questa edizione che ha visto la presenza di Simona Molinari ad inaugurare il festival, ma anche tanti artisti e un pubblico sempre più numeroso e attento. Ne abbiamo parlato insieme ai direttori artistici della manifestazione: Egidio Marcari e Alessio Ligi.
XIII edizione del Tolfa Jazz Festival, con una grande inaugurazione che ha visto salire sul palco Simona Molinari, nella sua unica data nel Lazio. Come avete vissuto questo evento particolare e come è stato accolto dai tanti sostenitori del festival?
L’inaugurazione del Festival è sempre un momento tanto atteso. Avevamo voglia di tornare alla normalità, ma soprattutto di realizzare i nostri sogni. È da qualche anno che pensavamo a una presenza importante. Ovviamente, c’è stata grande emozione, sia da parte nostra che del pubblico, quasi increduli di poter vedere Simona Molinari sul palco del Tolfa jazz. È stata una vera e propria ovazione, uno spettacolo bellissimo, raffinato, perfetto per inaugurare la tre giorni di musica.
Avete cominciato con un grande concerto, ma durante il festival non sono mancati i tanti artisti jazzisti che hanno animato le vie di Tolfa, come la Pink Puffers, Isotta, Fred Wesley, Lorenzo Tucci con Fabrizio Bosso, Marcello Rosa, Elli de Moon, etc. Cosa rappresenta il jazz per il mondo musicale?
Il nostro è un evento a 360°, il jazz è la grande mamma che abbraccia tutti i suoi figli. In questo caso, tutti i generi musicali di questo secolo. Il Tolfa Jazz si caratterizza perché si fa musica in tutto il paese, non soltanto sul palco: nelle piazze, nei vicoli, sui balconi, all’interno del museo e dei palazzi storici. Da sempre abbiamo ideato il Festival come un’esperienza dove la storia e la cultura di Tolfa si fonde con il jazz. Ma il jazz non si limita ad un solo genere di musica, abbraccia più di un secolo di stili e contaminazioni. Il tema di quest’anno erano i tre colori: il rosa, il nero e l’azzurro. Il rosa rappresentava le donne, in particolare il rapporto con la Susan G. Komen, e per l’occasione sono state scelte come madrine Simona Molinari e Isotta; il nero la “black music”, ossia tutte le declinazioni della musica nera, dal funk di Fred Wesley al blues di Elli de Moon, e infine l’azzurro, ossia il jazz made in Italy, con Marcello Rosa, Lorenzo Tucci e Marcello Rosa.
In molti credono che la musica jazz sia appannaggio di una cerchia di persone, ma mi è capitato di assistere a concerti dove erano presenti molti giovani. Quali sono i passi che è possibile fare per far conoscere e apprezzare questo genere musicale ai giovanissimi?
L’espressione che il jazz sia una musica elitaria o per pochi è conseguenza di un retaggio culturale. Negli ultimi anni si è abusato del termine “jazz”, spesso sono stati inseriti concerti jazz in posti sbagliati (ristoranti, pizzerie, matrimoni, sagre ecc…) Tutto questo pensando che il jazz fosse una moda. Il risultato è stato disastroso, molti si sono allontanati da questo genere. Il jazz merita rispetto, è una musica improvvisata ma non va improvvisato, va contestualizzato, coccolato e difeso. I giovani hanno il vantaggio di essere curiosi, di provare prima di scegliere. I giovani dovrebbero essere informati che tutta la cultura hip-hop e il rap sono figli o contaminazioni del jazz.
Le radio sono i maggiori diffusori di musica e dei generi musicali. In questi anni alcuni generi stanno sparendo dalle play list in rotazione. Poi però ci lamentiamo della musica che gira e che ha successo tra i giovanissimi. Siamo noi che cadiamo in contraddizione, che non siamo in grado di scegliere, che ci facciamo condizionare dagli altri….?
La radio, insieme alla tv, è da sempre il principale mezzo di comunicazione di massa. Mentre con i social network, YouTube o Spotify è l’utente a scegliere cosa ascoltare e chi seguire, con la radio ci si affida alle scelte del dj o dello speaker… si finisce per prendere per buono quello che ci fanno ascoltare. Una volta c’erano i “gatekeepers”, ossia ci si fidava di chi filtrava le informazioni o come in questo caso, la musica giusta. Che fine hanno fatto? Non si può continuare a mandare soltanto musica che segue le mode, o per dirlo nei termini giusti, la musica che vende. Questa è una grossa responsabilità delle radio; se passano soltanto un certo tipo/genere di musica, finiscono per convincere l’utente che esista soltanto quel tipo di musica. L’informazione è cultura, non si può tralasciare o relegare ad orari improbabili (dopo mezzanotte) una musica che ha più di un secolo di storia.
Qual è il miglior modo per conoscere la musica, tutta?
Il modo migliore è sempre quello della passione. La passione è il motore per ogni scelta. Viviamo in un’epoca dove tutto è alla portata di un click, questo ci permette di conoscere e seguire qualsiasi genere di musica.
Tornando a parlare del festival, non solo jazz ma tante altre cose, una prima che mi piace sottolineare è quella del legame che vi unisce all’associazione onlus “Susan G. Komen Italia”, per la lotta ai tumori del seno e organizzatrice di “Race for the Cure”. C’è anche tanto impegno sociale nel festival. Com’è nata la collaborazione? Com’è cresciuta nel tempo?
Crediamo che il Festival sia un buon momento per sottolineare e far emergere alcune problematiche della vita di tutti i giorni. Dal 2016, il Tolfa Jazz è partner della “Susan G. Komen Italia” con lo scopo di sensibilizzare la prevenzione e la cura ai tumori al seno. La collaborazione è nata grazie alla presenza sul territorio del Prof. Gianluca Franceschini. Mi piace usare le sue parole per descrivere il legame: “la musica, protagonista dell’evento insieme alle donne ‘in rosa’, ha anche un potere terapeutico e può aiutare le pazienti nel loro percorso contro il cancro e nel recupero del benessere psico-fisico. L’intento è promuovere la prevenzione dei tumori del seno e creare un atteggiamento culturale nuovo e positivo nei confronti della malattia. Una malattia che non è più un tabù, ma che sempre di più si può sconfiggere”.
Al festival anche un’istallazione a cura di Simona Sarti, un regalo per i frequentatori. Com’è stata accolta dal pubblico e dagli addetti ai lavori?
Il nostro non è soltanto un evento musicale, ma un momento per far emergere ogni tipo di arte che ha a che fare con la musica. Simona Sarti, con il coinvolgimento di altri artisti, collabora ormai con il Tolfa Jazz da molti anni con l’installazione di “improvvisazioni sonore”, un’elaborazione di immagini e di dettagli, propri degli strumenti musicali, protagonisti indiscussi del festival. L’emozione cromatica che ne deriva invita i presenti ad immergersi spontaneamente in un’esperienza psicofisica di armonia e benessere.
Quali sono stati i successi di questa edizione?
Il vero successo è stato quello di aver dato un “valore” al Festival. Per la prima volta abbiamo introdotto un biglietto di ingresso. Questo ci ha spinti a programmare un Festival di assoluto valore artistico. Era una grande incognita, soprattutto dopo due anni di anomalia. I nostri concerti sono stati delle vere e proprie esclusive regionali, da Simona Molinari al leggendario Fred Wesley al ritorno di Fabrizio Bosso, sono stati momenti unici ed irripetibili che resteranno nell’anima di tutti.
Dietro ad un grande festival, lavorano tantissime persone, nel pre, durante e post. Cosa volete dire alla squadra che ha collaborato con voi quest’anno?
Più che collaboratori li definirei i veri protagonisti del Festival, un gruppo di amici senza i quali tutto ciò non sarebbe possibile. Ognuno di loro mette a disposizione il proprio bagaglio culturale e professionale, oltre al proprio tempo e alla passione. Agli storici collaboratori quest’anno si sono aggiunte nuove energie e questo è sinonimo che stiamo facendo bene, c’è sempre più voglia e fermento di far parte del Tolfa Jazz.
Cosa avete intenzione di migliorare per l’anno prossimo? Quali sono i progetti che avete sicuramente già messo in cantiere?
Il nostro obiettivo è sempre quello di fare bene e migliorare. Sicuramente continueremo la nostra battaglia affinché il Tolfa Jazz venga riconosciuto dalle Istituzioni. Sicuramente c’è da migliorare l’accoglienza e la ricettività del paese, proprio per permettere agli spettatori di vivere al meglio il weekend del festival. Di progetti e da sviluppare e sfide da vincere ne abbiamo tantissimi, il primo è quello di avvicinare sempre più i giovani al Tolfa Jazz, proprio per far comprendere che la musica jazz non è poi così distante dalle loro idee.
Grazie per essere stati con noi e in bocca al lupo per il vostro lavoro!
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