Ministero italiano offre lavoro a tempo determinato totalmente gratuito
In Italia il lavoro c’è, e ce n’è tanto, anche al Ministero, solo che è gratuito, non va pagato. Lo avevamo detto già qualche tempo fa, in occasione di un bando ministeriale rivolto agli artisti e lo ribadiamo adesso, ancora una volta, in occasione di un bando pubblico, statale, che il Governo Renzi ha pubblicato in questi giorni.
È del Ministero dell’Interno. La figura ricercata è quella di un giornalista con incarico di attività di comunicazione. Il bando recita: “procedura comparativa per il conferimento a titolo gratuito di incarico di prestazione di lavoro autonomo occasionale per lo svolgimento delle attività di comunicazione per le esigenze della direzione centrale e per il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione“. Insomma, un lavoro “non pagato” offerto direttamente da chi, costituzionalmente, dovrebbe evitare che ci siano forme di lavoro gratuite, visto che si parla di lavoro e non di hobby e che nessuno vive d’aria.
Eppure il lavoro offerto gratuitamente richiede una persona d’esperienza e con molti compiti da svolgere, compiti che per essere svolti, hanno bisogno di tempo pratico e non di una figura che svolga queste mansioni per hobby.
La polemica monta immediatamente sul web e il lavoro 2.0 non piace ai giovani e nemmeno a chi sostiene da sempre il job act di Renzi, soprattutto se questo continuerà a mantenere viva la legittimazione del lavoro gratuito. Nei paesi occidentali, il volontariato, è un altro modo per lavorare, nel senso che i volontari vengono pagati per offrire dei servizi gratuiti a terze persone. In Italia il volontariato è totalmente gratuito, non prevede nemmeno i rimborsi spese e i volontari sono consci che quello che stanno offrendo è una parte del loro tempo libero, che non gli consentirà di pagare le spese, figuriamoci di mantenere una famiglia. Ma quello è volontariato. Il lavoro è un’altra cosa e un Ministero, un pubblico esercizio, non può assolutamente offrire lavoro non pagato, perché in questo caso, sarebbero legittimati tutti a offrire un lavoro senza paga, e allora, che lavoro sarebbe?
Capisco che si tratta di comunicazione, di parole, di qualcosa che non produce qualcosa da vendere o acquistabile, ma è pur sempre lavoro, per di più richiesto a dei professionisti, visto che si parla di giornalisti professionisti e non pubblicisti. In questo caso, allora, visto che si tratta di parole, di dialettica, potremmo chiedere ai nostri eletti, deputati e senatori, di fare il loro “mestiere” gratuitamente, come si faceva in passato, prima dell’avvento della Repubblica, perché era considerato un onore poter servire la patria. Quando anche loro lavoreranno per i cittadini gratuitamente, si potrebbero accettare anche lavori gratuiti per i Ministeri, ma adesso, in questo periodo di crisi reale per i cittadini, offrire un lavoro gratis è davvero una vera indecenza soprattutto perché offerto da chi si autostipendia con i soldi delle tasse e in modo ingannevole.
Se poi l’intento è di screditare il lavoro dei giornalisti, in modo da tener sotto controllo anche chi si occupa di informazione, allora il discorso prende davvero una brutta piega. E se fosse un espediente per evitare che si possa porre limiti allo stipendio, i cui rimborsi spese sono a discrezione del datore di lavoro, la cosa sarebbe ancora pessima. Diciamoci la verità, il governo sta facendo acqua da tutte le parti.
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