Rassegne d’arte, storia e novità

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Cecilia Alemani, prima donna italiana a dirigere la 59° edizione della Biennale d’arte di Venezia

Fino alla prima guerra mondiale il sistema espositivo italiano era saldamente imperniato sulle esposizioni biennali di Venezia, caratterizzate dalla presenza di arte internazionale, sulla cui scia prenderanno poi vita altre rilevanti manifestazioni: la Biennale del Cinema (oggi festival del cinema di Venezia), la Biennale Architettura (ad anni alterni a quella d’arte), oltre a quella di danza e musica.

Nel loro complesso le Biennali riflettevano allora il gusto borghese dominante.

Nello stesso periodo in Europa, ci si allontanava dal sistema del Salon ufficiale, contestato per la sua tradizione conservatrice, organizzando esposizioni differenti, libere e prive di una giuria selettiva. Tra ‘800 e ‘900 cambiava il gusto insieme alla società, all’avvento della vita moderna, dell’industria e della società di massa verso la quale si era già critici. La politica e l’antipolitica non sono mai state cosa scissa dall’arte d’altronde e tanto meno dalle mostre.

Con l’arrivo dei nazionalismi postumi alla prima guerra mondiale, si arrestò il fermento culturale degli ambienti in cui si erano mosse le avanguardie artistiche. In Germania l’arte cosmopolita, avanguardista verrà censurata ed eliminata: al pari delle persone, le opere innovative degli artisti d’avanguardia presenti soprattutto a Dresda, Berlino e Monaco, troveranno rifugio a Londra, dove nel 1938 si terrà una mostra proprio su questa arte in esilio.

In Italia con l’avvento del fascismo, l’avanguardia futurista si legherà invece al regime, divenendo parte di quella retorica ufficiale che esaltava la modernità come simbolo di potenza e superiorità, mentre la Biennale sarà strumento di propaganda, prima di fermarsi a causa del conflitto bellico.

Passata la guerra, nel ‘48 la Biennale riprenderà a scandire il confronto internazionale in ambito artistico, rispecchiando le dialettiche opposte della guerra fredda tra ricerca astrattista e realismo socialista. Nel ‘68 sarà contestata, nel 1999 globalizzata.

Il prossimo anno sarà Cecilia Alemani, prima donna italiana ad ottenere questo compito, a dirigere la 59° edizione della Biennale d’arte di Venezia, dal titolo ‘Il latte dei sogni/The Milk of Dreams‘. La mostra parlerà di metamorfosi e nuove definizioni dell’umano, traendo spunto dall’omonimo libro per bambini di Leonora Carrington, in cui l’artista surrealista parla di un mondo di fantasia dove, tramite l’immaginazione, la vita si rinnova e reinventa continuamente.

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Carolina Taverna

Diplomata al liceo artistico e laureata in studi storico artistici con tesi in arte contemporanea.

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