Trittico d’Artista: Flavia Mitolo

Flavia Mitolo ci parla della sua vita d’artista e delle sue esperienze

Trittico d’Artista ha presentato per questa sua prima edizione, una sola donna, Flavia Mitolo, con il suo trittico Energia. Un po’ come l’energia che ha pervaso il format ideato e curato da Andrea Alessio Cavarretta, in scena alle Officine Beat di San Lorenzo. Dopo l’esposizione CulturSocialArt ospita l’intervista all’artista per parlare del suo lavoro e impegno nel mondo dell’arte.

Benvenuta a Flavia Mitolo!

Grazie Sissi, sono onorata di tutta l’attenzione che mi state dedicando.

Sei l’unica donna scelta per esporre nel format Trittico d’Artista, rappresenti tutta una parte femminile, cosa pensi e come ti fa sentire ciò?

Sono certo contenta di questo, seppur convinta che nell’arte non ci debbano essere distinzioni di nessun genere, l’arte deve essere Super Partes in tutte le futili e basse convinzioni umane.

Il titolo del tuo trittico è Energia, cosa rappresenta?

Rappresenta la ricerca che porto avanti da sempre. Sono sempre stata attratta dalla vitalità delle persone. Quando ero al liceo, a me ma anche a mia sorella, non ci chiamavano Mitolo bensì Mitolov da Molotov, ovvero esplosive, perché effettivamente in famiglia siamo sempre state molto dinamiche, vitali, allegre ed instancabili, molto di più del resto delle persone, non so per quale motivo ma, penso sia una caratteristica familiare, forse genetica. Questa peculiarità, ha creato in me una grande curiosità, al punto da farne la mia ricerca nella vita ma anche nell’arte. Successe poi, che lessi un libro che si intitolava Il Tao della Fisica di Fritjof Capra e fu amore puro per il parallelismo che l’autore faceva tra misticismo e fisica. Da qui, il mio interesse per tutto quello che riguarda le particelle, la fisica quantistica e il fatto che tutto è un’aggregazione molecolare, anche noi stessi siamo un composto di particelle insieme a tutto quello che ci circonda, all’universo intero. All’interno di queste particelle, il movimento atomico crea Energia. Ho una incolmabile curiosità anche per quanto riguarda il misticismo legato al controllo di questa energia, soprattutto ovviamente, quella umana, la nostra, la mia.

Dopo questi anni difficili, di quanta energia ha bisogno l’uomo?

L’Uomo, secondo le mie ricerche e intuizioni, nasce con un pacchetto di particelle “speciali” di energia, per tutti uguale. Necessarie per far vivere e muovere la “scatola corpo” fatta anch’essa di altro tipo di particelle. Queste particelle speciali, sono deputate a raccogliere informazioni ed esperienze, saranno quelle che poi torneranno a fine vita, nel nucleo madre da cui provengono. Nel corso della vita, questa energia si può caricare e scaricare, proprio come una qualsiasi apparecchiatura elettronica, come un cellulare per intenderci. In loro soccorso Madre Natura farà sì che si possano rivitalizzare, riattivare, ricaricare, se a contatto con essa. Altrimenti se non si ricaricano, si spengono una dietro l’altra, facendo ammalare la macchina corpo per poi abbandonare e lasciare l’esperienza terrena. Perciò, per rispondere alla tua domanda, dopo questi anni terribili, non c’è bisogno di più energia di quanto già non sia in noi, ma di avere la fiducia che se ricaricata e ben utilizzata, questa stessa energia, può dare soluzioni e risposte inaspettate. Importante è determinante è capire che dobbiamo assolutamente avere cura dell’ambiente, nostro “Caricatore”.

Nei quadri esposti, abbiamo visto un maggior utilizzo di colori azzurro e bianco, cosa rappresentano per te questi colori?

I colori che sono a me più cari, sono i colori freddi, i colori dell’acqua e del cielo, forse la mia energia è legata a questi elementi.

La tua è una famiglia di scultori, hai cominciato da piccola a dedicarti all’arte: cosa ricordi di quegli anni?

Belli gli anni in cui mio nonno scalpellino, mi obbligava ad andare nella bottega di Blasco dietro al cimitero di Pietrasanta, dove c’erano la maggior parte dei laboratori di marmo e dei mosaicisti solidamente tutti vecchietti, ad imparare il mestiere dello scultore, con il mio bel cappello di carta in testa! La sera poi tornavo nella bella grande casa di famiglia dove aiutavo mia nonna che, grazie alle sue grandi doti di cuoca, aveva aperto un ristorante per ospitare e dare da mangiare agli scultori che venivano lì da tutto il mondo, infatti gli affittava anche le camere per lunghi soggiorni, anche di mesi, fino al compimento delle loro opere.

Più avanti nel tempo, il ristorante è diventato famoso anche tra i Vip di Forte de Marmi fino a superare i confini nazionali e rientrare nella prestigiosa guida Michelin. In quei lunghi soggiorni estivi vivevo immersa nell’arte, tra artisti internazionali e quando iniziai anche io a lavorare a 14 anni, riscuotevo simpatia tra i miei colleghi perché ero sempre la più piccola e mi aiutavano tutti. Ci tenevo moltissimo ad essere una di loro, a diventare brava anch’io. Anche agli occhi del nonno a cui non sfuggiva mai niente. E quando mi davo il “Mazzuolo” sulle dita non mi consolava ma mi diceva: Bene! Così ti entra l’arte nelle vene!

Da scultrice a pittrice, qual è stato il salto che ti ha portata a prediligere la pittura?

Non prediligo la pittura alla scultura, tutt’altro! Per me, dipingere è una forma di ripiego, visto che sono cresciuta a Roma dove tutt’ora devo vivere, ho pensato che potessi esprimermi anche con questa forma d’arte più pratica in una città in cui, se volessi scolpire dovrei allontanarmi in periferia per tutte una serie di normative sempre più complicate da osservare. A Pietrasanta invece, sono attrezzati da sempre ad ospitare gli scultori. Nonostante anche lì stiano chiudendo quasi tutti i laboratori di marmo, proprio per via di una burocrazia e una serie di leggi ed impedimenti che, per il “bene ” dei lavoratori, rendono sempre meno facile tenere aperto uno studio di scultura.

Come ha preso la tua famiglia, la scelta di dedicarti alla pittura e non alla scultura?

Forse volevi chiedermi come ha reagito la mia famiglia quando ha capito che volevo fare l’artista da grande!? La Pittrice o la Scultrice non è questo il problema. Il problema è, almeno in Italia, il decidere di fare l’artista! Hanno tutti provato a farmi desistere. Nonostante capissero la mia vocazione, sono stati sempre tutti molto preoccupati per la mia decisione. Io sono sempre stata consapevole delle immense difficoltà che avrei trovato sulla mia strada. Forse sono stata egoista nei riguardi delle mie figlie a continuare ad intraprenderla, perché anche loro hanno dovuto rinunciare a tante cose materiali che invece, avrebbero potuto avere se avessi anche soltanto fatto la cameriera piuttosto che la cassiera o qualsiasi altro lavoro che mi avesse dato una retribuzione sicura. Invece le vocazioni, forti tra l’altro, ovvero quando diventano ossessioni, non le puoi ignorare, altrimenti ti spegni di botto! Sono comunque stata immensamente fortunata ad avere avuto un padre favoloso. Seppur preoccupato mi ha aiutato economicamente come ha potuto ed è grazie a lui che sono potuta andare avanti.

Alle spalle hai un curriculum artistico vario che vede anche la possibilità di studiare con grandi artisti, cosa ti hanno lasciato loro?

Sai, si impara da tutto e da tutti se si è ricettivi, nella vita e ancor di più nell’arte. Se poi si ha la fortuna di entrare in contatto con grandi maestri come è successo a me, soprattutto a Pietrasanta con Jack Marschall o Manzù o altri insegnanti scultori, lo stesso Blasco o Claudio Palla seppur non famosi artisti ma abilissimi artigiani, hai la possibilità di imparare. Tutti mi hanno trasmesso insegnamenti preziosi ma tutti avevano qualcosa in comune tra loro, oltre alla passione per il lavoro, avevano il rispetto, quasi la venerazione, per la materia che trattavano. Quasi fosse viva, quasi assorbisse i propri sentimenti… ed è anche qui che mi ricollego al fattore energia. Se entri in contatto nella maniera giusta con le molecole tutte, in questo caso del marmo, se non vai contro venatura ma gli vai invece incontro, anche con un approccio mentale, quasi mistico, anche la pietra più dura può diventare morbida come il burro.

A Roma invece, ho incontrato altri artisti e figure dell’arte che mi hanno invece insegnato a come strutturare la mia professione anche a livello di comunicazione. Penso al mio mentore, colui che ha individuato in me la figura di artista professionista. Prima di lui reputavo l’arte come una forma di accrescimento personale, dopo di lui, dopo Elio Mercuri, noto storico dell’arte autore di numerosi saggi e testi storici sull’arte, ho intrapreso l’Arte come attività primaria. Insieme a lui, che mi conosceva per via della mia amicizia con i suoi figli con cui andavo a scuola, ho tracciato le linee di un percorso anche espositivo. Lui credeva in me come artista, mi ha fatto capire qual era la mia ricerca artistica, ha scritto le prime recensioni, mi ha spronato a sperimentare tecniche, supporti e materiali sempre nuovi, ad informarmi a studiare a conoscere altri artisti e gente del settore, mi istigava ad andare alle aperture di mostre per incontrare persone del mio mondo. Insomma un faro acceso per circa 10 anni. Poi purtroppo è venuto a mancare, ma il percorso era stato tracciato.

Lo scambio di informazioni e di esperienze con altri artisti, per te è molto importante, quanto hai compreso ciò?

Come già detto prima, ho capito da subito a casa di mia nonna che anche io volevo essere uno di quei buffi e curiosi personaggi che si aggiravano per casa nostra, chiamati artisti.

Questa tua voglia di condividere e crescere insieme si è tramutata in un impegno reale all’interno del tuo quartiere, Monteverde vecchio, come lo vivi?

Si, ad un certo punto, forse quando ho preso più sicurezza in me, dopo che il giudizio dell’altro non mi feriva più e presa coscienza che non si può piacere a tutti e che ognuno è stupendo proprio perché diverso dall’altro, una volta imparato tutto ciò, non mi è più bastato rimanere chiusa a studio ad elaborare tutti questi concetti, ma avevo necessità di confrontarmi con altri colleghi, cosa che, comunque soprattutto a Pietrasanta, ero abituata a fare e, dopo il covid, ho pensato che l’unione potesse fare la differenza. È per questo, che con alcuni miei vicini di studio a Roma, a Monteverde, abbiamo pensato di creare un comitato di creativi, di cui io sono attualmente il presidente. Nel frattempo quasi per magia, c’è uno strano fenomeno che attira altri artisti ad aprire i loro atelier proprio vicino al mio e ormai, tra realtà già esistenti e nuovi arrivati, siamo circa trenta.

Qual è lo scopo principale delle associazioni delle quali fai parte? Cosa mettete in campo per diffondere l’arte?

Questo comitato nasce per aiutare le persone del quartiere a capire che non ci sono solo cose brutte al mondo, che vivendo vicino all’arte si vive più in armonia e che l’arte, altresì, può aiutare a far scattare nella mente di ogni individuo, idee e soluzioni che possono servire nella vita di tutti i giorni. L’artista si deve occupare di questo, di aiutare altri esseri umani a trovare soluzioni, attraverso le nostre intuizioni per andare avanti nella vita di tutti i giorni ma anche auspichiamo, ad effettuare uno scatto evolutivo. In tutto ciò in poco più di un anno di vita, abbiamo già effettuato a titolo gratuito, sette eventi molto partecipati e apprezzati dagli abitanti che hanno avuto anche la possibilità di incontrarsi e conoscersi di più tra di loro perché, anche qui, come succede con tutte le molecole, le persone se si aggregano sono più forti. Questo fenomeno succede ancora di più se sollecitato e invogliato da un’opera d’arte e perché no, anche da un bicchiere di vino! Altresì, stiamo cercando di comunicare con la giunta del nostro municipio per cooperare con il fine ultimo di promuovere la bellezza ed il decoro urbano, il rispetto per il bene pubblico e per gli individui soprattutto giovani e fragili.

Sono tante le tue collaborazioni, tra cui quella con RomeArtWeek, cosa fate insieme?

Si, collaboro anche con gli organizzatori dell’unica manifestazione di Arte Contemporanea che esiste a Roma che si chiama RomeArtWeek che avviene da 8 anni a questa parte, nell’ultima settimana di ottobre. Questa manifestazione nasce con l’intenzione di mettere in comunicazione tutti gli operatori del settore arte contemporanea di Roma e far conoscere al mondo, un aspetto della nostra città poco conosciuto perché, come sappiamo sino ad ora, Roma è stata quasi esclusivamente rilegata al mondo dell’arte antica ma invece, c’è una forte presenza di operatori del settore contemporaneo completamente ignorato. Durante RAW artisti, curatori, strutture, ma anche istituzioni come le Accademie internazionali, cooperano contemporaneamente, per tenere aperte gratuitamente le loro sedi. Lo scopo oltretutto è quello di avvicinare e abituare i romani stessi alle nostre realtà contemporanee.

Nella vita hai anche viaggiato molto, facendo mille esperienze: quanta importanza hanno avuto i viaggi nella tua crescita artistica e personale?

Altra mia grande immersa passione è viaggiare. Attratta sin dall’infanzia grazie a mio padre che mi ha iniziato a questo, è stato sempre mia fonte di ispirazione e apprendimento. Essendo curiosa ho attinto dal mondo intero. Grade bacino di ispirazione da cui poter trarre idee e conferme su dove, non importa da dove, si provenga o da quale estrazione sociale, culturale, religiosa si possa provenire ma, il riconoscere che in fondo tutti quanti sono fatti della stessa materia, energia, tutti quanti abbiamo le stesse necessità per sopravvivere. Ovviamente indagare in altri paesi, conoscere altre tradizioni, altre forme di vissuto quotidiano, ha arricchito immensamente il mio personale bagaglio culturale e ha contribuito a plasmare il mio cervello. Avendo questa passione dispendiosa del viaggio, mi sono inventata un modo per poterlo fare gratuitamente e per quasi 10 anni, ho lavorato come assistente di volo presso la compagnia aerea di Niky Lauda, la Lauda Air. In quel periodo ho fotografato tantissimo, con macchina fotografica analogica, Laika per l’esattezza, al tempo non esistevano ancora i cellulari.

Ci sono molti luoghi che hai visitato, quali porti nel cuore e perché?

Tra i miei viaggi, ho amato molto i luoghi in cui la natura era potente. In Africa sono stata catturata dai colori della terra ma anche dalla libertà della fauna, in Brasile, dalla varietà dei paesaggi, in Messico e Guatemala dai resti archeologici immersi nella giungla vibrante, ma anche dal mare ricco di barriere coralline che, attraverso le immersioni, ho potuto esplorare rimanendone incantata, così come rimanevo stupefatta e senza fiato dall’immensità e maestosità del cielo!

Viaggiare è un’immersione nella vita propria e degli altri, ma cosa vuol dire tornare a casa? Qual è la tua casa?

La mia casa è ovunque io mi senta a mio agio, ma negli ultimi anni, sento forte le radici che affondano in terra di Puglia, che mi richiama a se appena arriva la primavera e della Toscana appena arriva l’autunno. Tutto è legato a tradizioni, colori e profumi che mi riportano alla mia infanzia, come il blu del mare pugliese e l’odore della terra di castagno dei boschi della Toscana.

Ci sono mille volti dell’arte, mille volti delle emozioni, mille storie, quali sono i tuoi?

Mi vengono in mente i volti delle statue greche che mio padre mi portava a visitare, come quello dell’Auriga di Delfi o del Poseidon nel museo di Atene, o anche dei bronzi di Riace che rappresentano la perfezione massima che un artista possa raggiungere.

Oggi vivi a Roma, come vedi questa metropoli? Cosa ami di lei e cosa invece vorresti cambiare?

Roma, la mia amata odiata città! Amo ovviamente i monumenti, più di tutto il Foro Romano, un po’ meno l’opulenza delle basiliche, ma a livello artistico Roma è ineguagliabile! Amo anche il suo clima e il cielo a volte barocco, con la sua luce. Detesto però la confusione che ogni anno aumenta per la mole di turisti che, a mio avviso, andrebbero contingentati. Noi residenti non siamo più liberi di visitare nessun monumento perché non esiste per noi una via preferenziale. Devi fare la fila con il resto del mondo, il che è praticamente impossibile a meno che ti venga la voglia di visitare il foro o altro facendo il biglietto mesi prima! Trovo inaccettabile la decisione dei vari sindaci che da anni mal gestiscono la nostra città, pensando sia un loro bene proprio ed esclusivo, non considerando chi ci vive e dando la priorità all’ultimo arrivato purché paghi per poi scoprire che i soldi non ci sono. Trovo sciatto il modo in cui tanti romani non considerino affatto il bene comune, deturpandolo addirittura. Trovo assurdo che lobby di multiservizi, detengano il potere.

Dico sempre due cose: Se sopravvivi a Roma poi, puoi vivere ovunque nel mondo! e l’altra: Stupenda Roma da turista, molto meno da residente. Sono arrivata al punto che, le grandi città le vorrei prendere a piccole dosi ovvero, viverle ogni tanto per vivere gli eventi mondani, ma attualmente prediligo l’introspezione che vivi nei piccoli centri più scanditi dai ritmi naturali. Vero è che nelle grandi città ci sono sempre eventi artistici, più o meno belli, ma anche nei piccoli centri, infatti tante piccole città, si stanno attivando molto a livello artistico e anche in maniera molto interessante.

Artisticamente cosa pensi delle grandi città? E dei piccoli paesi?

Quello che vorrei a Roma che l’arte contemporanea non fosse più rilegata alle sedi istituzionali concetto a mio avviso ormai obsoleto ma che fosse veicolata libera ovunque nei luoghi più inusuali, così da far parte del tessuto sociale così come sono attualmente i monumenti antichi, che fosse vissuta dalla gente in maniera confidenziale e familiare.

Cosa vorresti per il mondo dell’arte oggi? E per i giovani artisti?

Per le nuove generazioni di artisti, spero e mi batterò per farlo attuare, un riconoscimento a tutti gli effetti della figura dell’Artista così come sono attualmente riconosciute le altre figure intellettuali. È incredibile come neanche nei musei riconoscano a chi lavora nel settore, uno sconto di biglietto. Alle forze dell’ordine è concesso uno sconto ai giornalisti pure e agli artisti no? Lo trovo assurdo e indecente!

Cosa manca all’arte oggi, o agli artisti?

All’arte oggi manca far vedere la parte bella dell’essere umano. Fino ad ora abbiamo puntato a “sensibilizzare” le persone su varie tematiche in cui venivano evidenziate le capacità distruttive di noi esseri umani, tutte le atrocità di cui siamo capaci. Beh, penso sia l’ora di mettere invece in risalto tutte le nostre potenzialità e la nostra bellezza, sensibilizzare per evidenziare tutti gli aspetti nobili di cui siamo capaci. Di mettere in risalto la luce che ci contraddistingue. Siamo al giro di Boa, è l’ora di risorgere!

Altra analisi rispetto alla figura dell’artista, per essere credibili è molto importante essere professionali, attendibili, rispettare la parola, le scadenze, pensare in maniera più organizzata alla nostra attività, essere costanti avere una visione globale del nostro lavoro. A partire dal progetto, per finire alla cura della nostra immagine professionale. Anche qui, è finito il tempo in cui l’artista faceva quel cavolo che gli pareva perché eclettico o pazzo… anche questa fase è superata.

Quali sono le tue speranze per il futuro, i tuoi progetti?

Il mio desiderio è che un giorno l’artista venga riconosciuto a tutti gli effetti dalla società come figura importante e di riferimento e che, a livello istituzionale, venga considerata così come già accade in altri paesi europei e del mondo. Spero che un giorno possa tornare la considerazione che un tempo gli veniva attribuita. L’artista è un vettore con il sottile, un anticipatario dei tempi e, attraverso la sua percezione, più sensibile degli altri, può ispirare soluzioni creative. Per quanto mi riguarda continuo imperterrita nella mia ricerca a favore dell’energia umana, quell’energia che ci contraddistingue e che è un Continuum di Energia Infinita.

Grazie per essere stata con noi!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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