Conclusione di una trasformazione
Narni ritorna ad essere città e saluta il festival
La terza giornata del Narni Città Teatro inizia all’alba, con l’appuntamento all’Ala Diruta delle 5.30, dove ad attendere gli spettatori è Daniel Pennac, che con la sua genialità ed empatia racconta la nascita di un’opera, in particolare delle sue. Stare ad ascoltare le sue parole è stato come riscoprire tutte quelle emotività che accompagnano la creatività, l’inizio di qualcosa. Un evento emozionante capace di suscitare attenzione e interesse da tutti i presenti, anche i più piccoli. La mattina della domenica a Narni Città Teatro comincia sempre così, tra i colori dell’alba e la bellezza dell’evento in sé che attrae, nonostante l’ora, tantissimi spettatori.
La giornata è proseguita con una serie di eventi cominciati nel pomeriggio. Napoleone. La morte di Dio, cominciato con ampio ritardo per seri problemi tecnici, è tra gli spettacoli che hanno registrato il sold out del Teatro Manini. In scena Lino Guanciale e anche con Simona Boo, regia di Davide Sacco da un testo di Victor Hugo. Subito vengono indicati luogo e data: Parigi, 15 dicembre 1840. È una data importante, sono passati vent’anni dalla morte di Napoleone Bonaparte e finalmente il suo corpo può rientrare in Francia ed essere sepolto nella chiesa de Les Invalides. Ad accogliere il feretro del condottiero e imperatore, dell’uomo, il popolo che esprime rispetto verso un uomo che ha segnato la storia di un’epoca, non solo francese. Ad assistere c’è un giovane Hugo che descriverà nel suo saggio la festa del popolo per il ritorno dall’esilio e il freddo, con lacrime che si confondono con la neve.
Lino Guanciale interpreta un figlio, a volte sembra il figlio di Napoleone, a volte quello di un uomo considerato eroe, chissà, potrebbe essere il figlio di Dio, ma anche solo un figlio che ha perso il padre. Lui si strugge per questa mancanza che sente forte dentro se e che ha difficoltà ad esprimere agli altri, non a se stesso. Il suo amore per questo uomo che lo ha lasciato è pari al dolore per la perdita, se non più forte, perché consapevole che non potrà più appoggiarsi a lui. È un percorso interiore accompagnato dalla voce di Simona Boo che canta a cappella, melodie capaci di farci percepire la disperazione del giovane. Lino Guanciale urla il suo dolore ricordando il suo rapporto con il padre e cercando di emozionare il pubblico. La scenografia che appare tetra, quasi dark, presenta molti elementi utilizzati dagli attori in modi diversi, anche se si notano in particolare la bara, i quattro candelabri che troneggiano dall’alto per quasi tutto lo spettacolo, anche se la bara farà il suo ingresso con un grande tonfo, e la panca, posizionata sulla ribalta e luogo di lunghe conversazioni del protagonista.
Poi è lo stesso Guanciale che si ritrova al chiostro di S. Francesco, tutto occupato dagli spettatori, insieme a Claudio Longhi e Davide Sacco che introduce il dialogo tra i due. Si parla di teatro, di come e cosa rappresenta, dell’impatto che ha sulla vita della società e in particolare su quella europea. Il contatto tra le società e teatro, espressione del tempo, della realtà, condivisa con tutti. In particolare si è parlato anche della città, e dei suoi spazi pubblici che in molti, tra cui il teatro, cercano di riprendere perché possano tornare ad essere luogo di aggregazione, di comunità e valori. L’importanza delle città, quelle europee, ricche di storia, della nostra storia, di quello che siamo e che vorremmo diventare. Un dialogo lunghissimo che è stato seguito da un pubblico attento.
Contemporaneamente alla Piazza dei Priori Francesco Montanari moderava l’incontro con Emis Killa, circondato da giovani e giovanissimi. Particolare è stata la scenografia organizzata dal festival: per i più piccoli sono stati preparati dei gonfiabili che li hanno accolti al posto delle solite sedie o panche e che hanno reso il loro incontro più divertente e vivace.
Lungo la strada è continuata la parte giocosa e particolare con le varie attività dedicate ai bambini con gli artisti di strada, ma anche con il teatrino di Playbox di Jacopo Riccardi. Tanti gli spettacoli che hanno accompagnato anche questa serata, Satiri, Via dei Matti, Taxon, Otto il Bassotto, Clyto Band, Pentesilea, Il muro trasparente. Tra questi anche la musica, con il concerto di Sergio Cammariere, al piano, accompagnato da una violoncellista e seguito da un congruo numero di spettatori.
Una giornata che ha visto la giusta conclusione di un festival impegnativo, ricco di eventi capaci di emozionare e mostrare artisti di alto livello. Pazienza, impegno, lavoro da parte dello staff e in particolare un’accoglienza inclusiva che serve agli addetti ai lavori e non. Di assolutamente certo è che Narni diventa realmente una Città Teatro, dove gli artisti possono esibirsi, dialogare con il pubblico attraverso le loro performance e accogliere feedback da poter utilizzare per i loro lavori.
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