Arriva la terza edizione di Germogli

Marco Zordan, il direttore artistico del Teatro Trastevere ci racconta la terza edizione di Germogli

Incontrare Marco Zordan, direttore del piccolo ma sempre attivo Teatro Trastevere di Roma, è sempre un piacere. Con lui possiamo parlare di tante cose, non solo di teatro, sua grande passione, ma di argomenti che esulano dallo stesso. Per questo lo ringrazio per tutte le volte che riusciamo ad aver scambi di idee e lo ringrazio di essere ancora qui, sulle pagine di CulturSocialArt. Oggi, però, ritorniamo a parlare di teatro e in particolare di Germogli, programma di residenza creativa del Teatro Trastevere che dirige con impegno e passione. Le compagnie che mirano a partecipare a Germogli hanno tempo fino al 28 giugno per mandare il proprio progetto inedito, con la breve descrizione e il curriculum vitae della Compagnia all’indirizzo di posta elettronica selezione@teatrotrastevere.it e partecipare alla selezione.

Ciao Marco, anche quest’anno, nel periodo estivo, torna Germogli, l’idea di Residenza Creativa, che andrà avanti dal 4 luglio al 9 ottobre: c’è necessità di creatività? E nel teatro, oggi, ce n’è molta o poca?

C’è bisogno di opportunità che diano la possibilità alla creatività di trasformarsi da scintilla iniziale in opera d’arte.

Siamo alla terza edizione, come sono andate le prime due?

Siamo soddisfatti, altrimenti avremmo virato sicuramente verso altre esperienze. È un’idea nata in pandemia dove tante cose erano state tenute nei cassetti che ormai rischiavano di scoppiare. Ormai dopo due dall’ultima chiusura causa-pandemia delle sale, le esigenze delle compagnie sono cambiate ed è giusto adeguare anche il nostro bando.

Cosa ti aspetti da questa terza edizione?

Di trovare artisti e compagnie che dopo aver soggiornato in questo spazio, si affezionino e creino insieme ad altre l’humus che ogni anno dà linfa alle stagioni che verranno.

Il teatro è fatto anche di tanta sperimentazione, qualcuno potrebbe dire che ormai non c’è più nulla da sperimentare, che non c’è più nulla con il quale stupire il pubblico e i critici!

Io credo che ogni volta che ci si pone con un materiale grezzo sul palco per plasmarlo si sperimenta. Lo stupore oggi credo venga dalla cura delle cose che si fanno e dalla loro sincerità e aderenza al reale.

Secondo te, i giovani di oggi sanno sperimentare e osare?

Si, credo sia una peculiarità dell’età quella di voler sperimentare e stupire. Fa parte della normale dinamica in cui ognuno di noi che si presenti in un ambiente artistico, vuole sempre fare da innovatore, per gettare un colpo di spugna sul passato. Magari a volte si passa dalla sperimentazione allo sperimentalismo, che rischia di diventare qualcosa di complicato per forma e non per necessità.

Il Teatro Trastevere è sempre molto vicino ai giovani, alle sperimentazioni, al sociale, qual è la vostra filosofia e la vostra forza?

Tentiamo di rompere, nel nostro piccolo, i vari nodi che spesso bloccano una serena ed appagante vita artistica e sociale: la mancanza di opportunità, di spazi, di ricambio di economie, di meccanismo che a volte hanno come unica stella polare soldi e successo, mentre spesso fallimento e scarsità di mezzi ahimè sono la quotidianità di molti tra noi. Ricomporre una frattura che fa felici i pochi togliendo tanto ai molti.

Se dovessi fare il punto della stagione del teatro che dirigi, cosa è andato bene e cosa, invece, potrebbe essere ancora migliorato?

Noi siamo orgogliosi soprattutto dei valori umani che le compagnie hanno messo sul palco: qualcuno con le sue modalità artistiche e qualcun altro con i suoi temi trattati, ed è per questo che li abbiamo scelti. Ogni compagnia aveva alle spalle una storia di riscatto una voglia di portare in scena una propria esigenza personale o una esigenza della quale si sentiva portavoce. Vogliamo continuare su questa strada cercando interpreti sempre più credibili ed abili ad appassionare gli spettatori che speriamo di riuscire ad accogliere in numero sempre crescente.

Un buon teatro, da che cosa è formato?

Credo da una visione artistica, da competenze teatrali ed anche trasversali, ed un’apertura a tutte le componenti della società civile che cercano un’oasi di ascolto e di accoglienza.

Il Teatro Trastevere, con Germogli, cosa offre e si aspetta dagli spettatori? E dalle compagnie?

Dagli spettatori mi aspetto curiosità e partecipazione a processi in itinere, in fondo è sempre eccitante vedere qualcosa che nasce e cresce sotto i tuoi occhi. Dalle compagnie che sfruttino al massimo il tempo passato dentro il teatro per creare un artigianale capolavoro d’arte.

Grazie per essere stato con noi e in bocca al lupo!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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