Brando Improta ci parla de L’amore ai tempi del Covid
Una riflessione sul passato lockdown in chiave commedia
L’amore ai tempi del Covid è lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Marconi di Roma, l’8 settembre alle 21.30 per la rassegna del Festival Teatramm’. Brando Improta, autore del testo, della regia e attore, ci parla di questo spettacolo che vuole esorcizzare un periodo condiviso con il mondo intero, il lockdown a causa della pandemia di Covid.
Con lui saranno in scena Alberto Vito, Alessandro Piemontese, Martina Maria Monti, Mia Tommasino, musiche di Roberto Ormanni, costumi di Brando Improta, disegno luci di Marco Prato e organizzazione di Brando Improta. Un momento che ha lasciato in tutti noi segni e riflessioni e che Improta, affronta con leggerezza per parlare di amore e convivenza, due cose che sono state messe a dura prova nel lockdown.
Lo spettacolo che porti in scena è L’amore ai tempi del Covid, una commedia “divertente” sulla pandemia. Lo hai scritto durante il lockdown?
Si, o almeno in parte. L’ho scritto in tre giorni sotto forma di corto durante il lockdown e lo abbiamo girato alla meno peggio appena dopo il lockdown. Ha avuto un discreto successo e quindi l’anno scorso ho pensato che come spettacolo teatrale avrebbe funzionato anche meglio. Così ho adattato il corto, cambiando qualcosina per adeguarlo al nuovo mezzo.
Come hai vissuto quel periodo? E quanto del tuo vissuto c’è nello spettacolo?
Il lockdown l’ho passato da solo, disintossicandomi dai social e sentendomi telefonicamente con gli amici più stretti. Qualcosina dei dialoghi che porto in scena viene dalle domande e dalle perplessità che ci facevamo parlando tra di noi della situazione che stavamo vivendo.
Spesso gli attori in scena si rivolgono al pubblico abbattendo la quarta parete. Come stile teatrale come lo trovi?
Penso che in questo caso funzioni. Perché è stata una calamità che ci accomuna tutti e quindi parlarne direttamente con il pubblico aiuta il coinvolgimento e ci permette di esorcizzare tutti insieme quello che per fortuna ora è alle spalle. Poi a me personalmente a teatro piace sentire le persone più vicine, tenerle sempre attente e in questo senso è un espediente utilissimo.
Durante il lockdown la cosa più difficile è stata la convivenza, spesso in spazi stretti, delle persone, abituate, spesso, a vedersi solo la sera. Una specie di esperimento sociale. Com’è andata secondo te?
Ci sono coppie che si sono sfaldate e coppie che si sono rinforzate. Essere insieme sotto lo stesso tetto senza poter uscire tutti i giorni fa risaltare ancora di più pregi e difetti delle personalità. E in qualche modo questo porta a riflessioni ampie sulla solidità dei rapporti. A un certo punto chiedo al pubblico com’è andata. Perché mi interessa davvero.
Da regista cosa hai chiesto ai tuoi attori?
Velocità e naturalezza. Volevo che gli scambi fossero quanto più realistici possibile, che i litigi sembrassero veri. Poi alla protagonista in particolare ho chiesto di seguirmi, perché io a volte cambio le battute, improvviso, mi vengo in mente cose estemporanee, le ho chiesto di non essere mai spiazzata di fronte alle mie risposte. E Martina è molto brava in questo.
Grazie per essere stato con noi!
Grazie a voi!
Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt