Cristian Porretta racconta Koro Ihara

Tracce di vita, la mostra di Koro Ihara alla galleria d’arte FABER

Alla galleria d’arte FABER l’esposizione personale del giovane, ma già affermato scultore giapponese Koro Ihara, che ha presenziato all’inaugurazione della mostra con le opere facenti parte del progetto Tracce di vita, in esposizione dal 5 ottobre al 7 dicembre 2024. Un lavoro immenso e attrattivo che ha spinto l’artista a mostrare le sue sperimentazioni divenute opere in Italia, non è la prima volta nel nostro paese, visto che già in passato ha portato qui i suoi lavori.

Ho parlato dell’artista con il curatore della mostra, Cristian Porretta che ringrazio per avermi dedicato del tempo e per averci illustrato le sculture di Koro Ihara.

Prima di tutto come ha conosciuto le opere di Koro Ihara e cosa l’ha colpita in primis del suo lavoro?

Avevo avuto l’opportunità di vedere una sua opera giovanile in un museo di Tokyo; una scultura di ferro, bronzo e aria realizzata con piccole tessere di ferro saldate insieme e raffigurante un rinoceronte a grandezza naturale che si componeva o decomponeva a secondo dei punti di vista. Ero stato estremamente colpito da questo lavoro, considerando anche il fatto che l’artista lo aveva eseguito sul finire del percorso accademico.

Poi nel 2017 Ihara ha soggiornato in Europa per più di un anno grazie ad un progetto di residenza sostenuto dalla Pola Foundation; è stato in quel periodo che ho avuto l’opportunità e la fortuna di conoscerlo in galleria. Ihara aveva già affrontato il progetto sugli escrementi animali e stava elaborando quello sulla terra fecondata dai lombrichi.

Inutile dire che mi sono letteralmente innamorato del suo lavoro per la potenza e la poesia che racchiude e per l’estrema coerenza concettuale nonostante sia in continua sperimentazione.

La cultura giapponese ha una sua storia millenaria, una sua visione, una sua crescita. Cosa c’è di tutto questo, secondo lei, nel lavoro di Ihara?

Ihara è profondamente legato alla cultura nipponica, sia per quel che riguarda la visione che ha del mondo naturale, sia per il rapporto con le tecniche scultoree tradizionali che mescola con il gusto della ricerca di materiali organici e biologici di matrice più contemporanea.

Parlando della mostra dal titolo Tracce di vita, che cosa rappresenta e perché si intitola così?

Il titolo rappresenta la sintesi della sua ricerca. Uno degli aspetti dell’indagine di Ihara è proprio quello di seguire le tracce degli organismi viventi, lasciarsene affascinare e condurre, ponendosi la domanda se anche gli organismi non umani possano essere depositari di cultura.

Ihara è un artista che sta sperimentando con la natura, in un richiamo ambientale sentito dalle nuove generazioni in modo ancora più forte dei decenni precedenti, forse anche a causa dei risultati che si stanno avendo oggi, a causa del cambiamento climatico. Qual è, sempre secondo lei, l’impatto delle sue sculture sulle persone che le osservano, sui collezionisti e su chi vive il mondo dell’arte? Sarà una motivazione maggiore per i nuovi artisti, il confrontarsi con la natura?

Il tema ambientale è fortemente presente nel lavoro di Ihara e ho notato che molti artisti della scena artistica internazionale lo pongono al centro delle proprie ricerche. Questo è inevitabile nel momento attuale e credo che sia una tendenza destinata a incrementarsi; tuttavia l’arte dovrebbe spingere a porci domande, dare spunti di riflessione e per far questo deve affrontare concettualmente qualsiasi argomento senza retorica, ma con il coraggio della purezza e del confronto. Io percepisco che la scultura di Ihara riesca in questo intento facendo breccia nell’immaginario e nella mente di chi la osserva.

Ha parlato con l’artista del suo lavoro. Cosa lo ispira, come sceglie materiali e mezzi per sperimentare, per immaginare il risultato finale delle sue opere?

Koro segue le tracce della vita, è attratto dal perpetuo ciclo vitale di nascita e morte che regola l’intero mondo naturale (e che l’uomo indebitamente invade sempre più).

Per questo da un’iniziale rappresentazione del ciclo è passato alla sperimentazione di materiali legati direttamente al processo biologico escrementi, terre, insetti, batteri come elementi fondanti dell’opera d’arte, lavorati con tecniche classiche.

Come vede il lavoro della scultura nei prossimi anni? E in questo caso, come pensa si evolverà Ihara?

In realtà l’arte di Koro Ihara è alla ricerca di nuove forme di scultura, come dimostra la sua ultima serie Still life. Si tratta di opere realizzate con due materiali, il kozo (un vegetale da cui si ricava la carta giapponese) e l’ishikurage (primitivo ciano batterio del genere Nostoc), dalla cui combinazione si ricava una carta che fotosintetizza ossigeno dall’anidride carbonica. Un’opera d’arte che risulta sotto tutti gli aspetti viva e in continua evoluzione.

Se dovesse descrivere in tre parole il lavoro di Koro Ihara, quali sarebbero? E se dovesse scegliere un colore che lo identifichi?

Potente, coerente e poetico. Per quanto riguarda i colori, l’opera di Ihara è identificata da una serie di cromatismi estremamente naturali, risultato di processi chimico-biologici, dal rosso della cocciniglia, al giallo dell’escremento del baco da seta, dal nero dell’urushi, fino all’oro.

Ci motivi a vedere le opere esposte alla galleria FABER e in particolare inviti i giovani a visitare l’arte…

Il progetto Tracce di vita di Koro Ihara rappresenta qualcosa di nuovo nel panorama dell’arte contemporanea, mette in mostra un artista di notevole qualità che per ricchezza concettuale e particolarità dei materiali usati non può non incuriosire soprattutto un pubblico giovane.

In ogni caso nell’arte le parole sono spesso superflue, l’emozione si genera con l’osservazione diretta e dal vivo.

Grazie per il suo tempo e in bocca al lupo!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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