Dario Aggioli racconta Sciapitò – Il Circo del Teatro

A Villa Bonelli la seconda edizione del festival che incanta le periferie

Dal 25 ottobre al 5 novembre andrà in scena la seconda edizione del Festival Sciapitò – Il Circo del Teatro all’interno di uno chapiteau posizionato a Villa Bonelli (Municipio XI). Si tratta di una rassegna di drammaturgia contemporanea per adulti e anche con spettacoli rivolti prettamente ai bambini.

Al festival parteciperanno compagnie provenienti da tutta Italia e porteranno storie diverse in spettacoli esclusivamente dal vivo. La manifestazione è promossa dall’Associazione Culturale Teatro Macondo, la direzione artistica è di Dario Aggioli per conto dell’impresa di produzione Consorzio Altre Produzioni Indipendenti (C.A.P.I.). Ne ho parlato insieme al direttore artistico Dario Aggioli, in un dialogo divertente, dai risvolti seri, che ringrazio per essere qui sulle nostre pagine.

Seconda edizione del Festival Sciapitò – Il circo del Teatro, come si è preparato?

Mangio molto mango e medito il mercoledì pomeriggio.

Cosa ha portato con se dell’esperienza dell’anno scorso?

Abbiamo fatto tanti errori e perciò siamo pronti a rifarne.

Quali sono state, invece, le cose che ha cambiato o aggiunto per quest’anno?

Abbiamo cambiato tendone e sedie. Abbiamo mantenuto la qualità dell’anno scorso e concentrato più spettacoli.

Il festival è una rassegna che racchiude più generi, c’è spazio anche per i bambini, quanta attenzione bisogna dare al teatro dei più piccoli e perché?

Carmelo Bene diceva che per i grandi non c’è più speranza e perciò dovremmo fare teatro solo per loro. Il nostro lavoro è un gioco, loro sanno giocare, noi adulti invece siamo incapaci di farlo.

Oltre a spettacoli per bambini, anche drammaturgia contemporanea, quali criteri ha utilizzato per la scelta degli stessi?

Principalmente ho pensato di continuare la stessa linea dell’anno scorso: drammaturgia contemporanea, fatta da splendidi interpreti che però siano capaci di parlare ad un pubblico popolare, un pubblico che non ha un teatro nel quartiere o nel municipio che sia aperto per loro.

Com’è stato organizzare un festival che dura 12 giorni?

Più semplice di uno che dura 3 settimane, come l’anno scorso… Creare una festa continua. È più facile farla in 12 giorni senza interruzione che in 20 fermandosi ad inizio settimana.

Come vivono i cittadini che si trovano in una delle periferie di Roma, la possibilità di partecipare ad eventi teatrali?

Quel luogo è strano. Non ci sono teatri di quartiere o teatri piccoli, nel municipio.

La Villa è in salita (o discesa) e unisce la parte più bassa con una popolazione molto popolare e la parte in cima alla salita invece ospita un ceto più borghese. Il nostro Chapiteau ospita tutte e due queste due realtà.

Quali sono stati i riscontri dell’anno passato e cosa si aspetta, invece, dal pubblico di quest’anno?

Mi aspetto che mi sorprenda come l’anno scorso, quando non hanno riempito per i nomi, ma interessati dai temi, curiosi di sapere prima chi era l’artista dentro che provava…

Cosa augura al mondo del teatro, in particolare?

Di morire e rinascere, come è giusto che sia dionisiacamente.

Grazie di essere stato con noi!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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