Donne e uomini tra maternità e paternità
Nove lune e mezza è il racconto di una storia italiana che narra la maternità e paternità, figure ancora ricche di stereotipi
Le donne e il loro essere donna: cosa vuol dire? Per alcune è essere mamma, per altre è essere se stesse. Le donne sono un mondo incredibile di diversità, esigenze, con un mondo che diventa difficile comprendere fino in fondo.
Livia (Claudia Gerini) e Tina (Michela Andreozzi) sono due sorelle quarantenni, l’una violoncellista che convive con Fabio (Giorgio Pasotti) osteopata, l’altra vigilessa che ha rinunciato ad una carriera per un posto fisso e convive con Gianni (Pasquale Petrolo Lillo) anche lui vigile. La loro è una famiglia con tante sfumature, rappresentata anche dalla diversità delle sorelle e dell’unico fratello. Le sorelle non sono sposate, ma convivono, il fratello più piccolo, invece, è sposato ha quattro figlie e fa parte dei neocatecumeni. Differenze e divergenze animano la famiglia, in particolare le due donne che sono caratterialmente molto diverse tra loro, anche se unite da un forte legame. Così quando Tina scopre di non poter concepire, il suo desiderio di diventare mamma si concretizza con l’occasione che le offre la sorella, quella di portare in grembo suo figlio.
Siamo in Italia, però e questa modalità di concepimento non è prevista, ma ad aiutare le due sorelle interviene il loro ginecologo Nicola (Stefano Fresi), che riesce ad organizzare tutto. Così Tina si finge donna incinta e Livia, invece, deve vedersela con i reali sintomi, umori e difficoltà di una donna incinta. Il tempo delle nove lune è quello che servirà all’arrivo del nascituro, che, già prima di nascere, porterà incomprensioni, difficoltà, discussioni, litigi e una serie di catastrofi familiari, ben interpretate dal cast, che è composto da nomi di rilievo del cinema italiano.
Il tema centrale del film è la maternità surrogata che fa discutere ormai da anni le fazioni tra i pro e i contro di una pratica che rappresenta una delle più difficili scelte che possano essere offerte ad una donna. Nel film il tutto viene “gestito” in famiglia, poiché una sorella decide di aiutare l’altra. Difficile e più complicata diventa la situazione quando una coppia decide di affidarsi a delle persone estranee.
Ma le scelte femminili non sono solo queste, non c’è solo quella rappresentata dal desidera ardentemente un figlio, per poter esprimersi come donna, attraverso il ruolo di madre. Qui ci sono tante altre sfumature che riguardano le scelte delle donne. Spesso si decide di non avere figli perché essere madre, in Italia e in questo periodo, significa perdere la possibilità di dedicarsi alla carriera, essere madre significa aumentare molti, troppi sacrifici che, per la maggior parte delle famiglie sono particolarmente onerosi a livello economico e umano, essere madre spesso è doversi sobbarcare anche la parte del padre. D’altro canto non esserlo significa essere viste come donne egoiste, che pensano solo a loro stesse e alla loro carriera; seguendo anche la mentalità sociale che ci portiamo dietro, è non scegliere di essere donna, perché le donne sono fatte per procreare e mantenere la famiglia, tutti concetti che difficilmente si possono superare in un mondo che continua a sottovalutare il ruolo di entrambi i genitori.
Se da una parte ci sono lotte, incontri, discussioni che cercano di esprimere con forza sentimenti di accoglienza di nuovi concetti, dall’altra si respira ancora l’aria della concezione patriarcale, così difficile da superare e intrinseca all’interno delle aspettative femminili.
Altro tema centrale è la diversità dei ruoli di padre e madre. Se da una parte c’è la figura femminile, dall’altra viene evidenziata anche quella maschile, superficiale, poco attenta, dedita al calcio, al ruolo secondario in cui la paternità è solo poca attenzione per i figli, la cui crescita e cura è considerata obbligo delle sole donne.
Questo film, anche se in modo leggero, divertente propone con forza una serie di stereotipi che accompagnano la vita delle donne e degli uomini, quel politicamente corretto che non riesce a superare il perimetro delle parole per evolversi in qualcosa in più, anche se tratta un tema molto importante.
Ma stiamo parlando di una commedia e come tale va presa: un momento per rilassarsi in una serata davanti alla tv sorridendo dinanzi a quelle che sono le frasi, i modi gli stereotipi dei due sessi, provando a riflettere su quanto lavoro si deve ancora fare affinché questi diventino ricordi del passato. Come ruolo, invece, ne regala uno piccolo, ma convincente e forse il più divertente ma anche riflessivo: quello di Paola Tiziana Cruciani, che, arrivando alla fine del lungometraggio e solo al momento della nascita, sembra voler chiudere una storia nel migliore dei modi.
Titolo: Nove lune e mezza
Paese: Italia
Anno: 2017
Genere: commedia
Durata: 90 min
Regia: Michela Andreozzi
Attori: Claudia Gerini, Giorgio Pasotti, Lillo, Michela Andreozzi, Alessandro Tiberi, Claudia Potenza, Massimiliano Vado, Nunzia Schiano, Stefano Fresi, Nello Mascia, Paola Tiziana Cruciani
Sceneggiatura: Michela Andreozzi, Fabio Morici
Fotografia: Giovanni Canevari
Montaggio: Luciana Pandolfelli
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