Figlie, il rapporto con i padri
In scena a Fortezza Est una prima assoluta sulle dipendenze relazionali
La fucina di Fortezza Est presenta dal 21 al 23 dicembre Figlie, una prima assoluta della compagnia Alessia Berardi, Ferdinando Vaselli e Laura Riccioli che porta in scena uno spettacolo dai toni surreali e risvolti sorprendenti sulle dipendenze relazionali, insomma una black comedy che racconta di relazioni e rapporti interpersonali.
L’umanità spesso si ritrova a confrontarsi in situazioni strane, come quella narrata da Figlie, dove due donne Ginevra e Lucia, vivono in una Spa di lusso trascorrendo in questo modo la loro vecchiaia. Un sogno, un’aspirazione che però viene messa in crisi da un evento inaspettato. Ne ho parlato insieme alla compagnia.
Figlie è uno spettacolo che indaga l’animo umano, in modo profondo e leggero. Come si confronta con queste due realtà che sembrano molto distanti fra loro?
Cosa c’è di più profondo della leggerezza dei personaggi di Cechov, di alcune opere shakespeariane in cui l’elemento divertente del gioco teatrale si mescola con quello della tragedia? Il nostro sguardo sul mondo è quello della leggerezza del clown che affronta i colpi ed i dardi di una storia.
Chi sono Lucia e Ginevra, le protagoniste della narrazione?
Una è una performer, l’altra è un’attrice. Sono due artiste, brillanti, sagaci, irriverenti. Sono due donne anziane che vivono in un luogo privilegiato e che allontanano lo spettro della solitudine e della morte facendo continuamente scherzi. Sono due donne a loro modo affascinanti ed anarchiche ma che al contempo hanno un problema di dipendenza tra loro e soprattutto con gli uomini, intesi come figure che in un modo o nell’altro esercitano un potere nei loro confronti, una sorta di padri da cui loro non riescono a staccarsi.
Come sono state preparate dalle attrici che le portano in scena?
Le due attrici sono molto più giovani dei personaggi ma non hanno lavorato su un’immedesimazione mimetica, hanno lavorato su loro stesse, sulla loro verità, sul loro rapporto in continuo dialogo con il regista. La drammaturgia nasce dal lavoro di chiacchiere ed improvvisazione, la scrittura è un elemento centrale del lavoro ed è un percorso guidato dal regista che è anche drammaturgo.
Laura, una delle due attrici, è anche un’illustratrice ed abbiamo costruito le scenografie attraverso dei disegni che si realizzano passo passo e che nascono dalle mani della stessa attrice.
In scena due donne, che vivono la vecchiaia in una lussuosa Spa. Cosa rappresenta la loro condizione di vita? È davvero il desiderio di molte persone?
Non so se sia il desiderio di molte persone ma è sicuramente un luogo che rimanda ad una condizione privilegiata, un luogo dove ci si prende cura del proprio corpo, un luogo in cui le due donne si immergono come dei fool, come delle schegge impazzite, ma al contempo completamente aderenti ai desideri di una classe medie in cerca di tranquillità e sicurezze.
Come le protagoniste vivono la loro condizione? Di cosa sentono maggiormente la mancanza?
Si riempono di cose da fare, complottano e fanno scherzi in modo bulimico per non pensare. L’unico conforto sembra essere quel loro sentire comune, quella solidarietà femminile che sembra difenderle dal mondo. Ma la realtà è differente. Veniamo a scoprire l’altra faccia della medaglia. Qua la commedia si trasforma in qualcosa di diverso.
Nel loro vissuto, fatto di una vita trascorsa in movimento, cosa riaccende in loro il desiderio di cambiare, cosa risveglia la voglia di ritornare a vivere?
L’aver compiuto un percorso di crescita, di trasformazione. Le vediamo prima quasi come delle maschere e alla fine sono diventate della persone, si sono liberate dei padri.
Questo spettacolo vi ha cambiati? Se sì, in che modo?
Ogni spettacolo che facciamo è un viaggio, ed un po’ come i personaggi a volte lo detesti, a volte ti dà pienezza, a volte preferiresti startene tranquillo a casa, a volte non vorresti andare via dalle prove. Ognuno di noi ha famiglia, figli ed impegni ed ogni spettacolo ti toglie anche energie per gli affetti. Ma per come lavoriamo noi lo spazio ci riempie di energie ed al contempo ci svuota. A volte le crisi, le gioie dei personaggi sembrano essere quelle nostre, il viaggio dell’eroe è anche quello nostro.
Il vostro è un debutto assoluto all’interno di Fortezza Est, una location che offre la possibilità a tanti attori, registi, compagnie, di provare e mettere in scena spettacoli preparati da poco. Cosa vi ha lasciato il luogo?
Alessandro ed Eleonora li conosciamo da molti anni, condividiamo la loro visione e la loro passione filtra nella cura che hanno per i lavori che ospitano, per le persone che lo attraversano. Fortezza est è un luogo caldo in una città difficile e complessa, fare un debutto a Roma è un’attività altamente sconsigliata. Ma Fortezza est non è semplicemente un luogo dove portare gli spettacoli è un piccolo spazio vitale per le relazioni e la creatività. In questo luogo entrano i bambini, la gente del quartiere a comprare libri, a comprare i giochi, spesso incontri i figli di Eleonora ed Alessandro che giocano e fanno i compiti, e poi vengono i bambini, gli adolescenti gli adulti a fare laboratori e tutti questi si incontrano con gli artisti che arrivano ed il pubblico che magari non è mai stato a Torpignattara.
Grazie per essere stati con noi!
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