I direttori artistici raccontano PerFormAzione Sociale
Una rassegna che dialoga con il territorio e tocca temi fondamentali e universali
PerFormAzione Sociale è la rassegna teatrale che cerca di instaurare un dialogo con il territorio, in questo caso la periferia di Roma, metropoli dai mille volti, esplorando con attenzione l’intero strato sociale e toccando temi fondamentali e universali, quali l’inclusione multiculturale, il femminismo, le distanze tra popoli, l’emarginazione sociale.
La rassegna dal 18 ottobre al 3 novembre, si è tenuta tra il Teatro San Raffaele e la Biblioteca Laurentina, in un’atmosfera tesa ad avvicinare artisti al pubblico, ai giovani, agli abitanti del territorio, non solo facendosi conoscere, comprendere, ma cercando di conoscere e accogliere tutte le persone.
Ne ho parlato insieme ai direttori della rassegna: Peppe Casa, direttore creativo di MArteLive e direttore artistico di “PerFormAzione Sociale”, progetto speciale della Biennale Martelive; Cristiana Vaccaro, direttrice artistica di “PerFormAzione Sociale” progetto speciale della Biennale Martelive e Francesca Ciaralli, curatrice delle proposte laboratoriali e attività partecipate per “PerFormAzione Sociale” progetto speciale della Biennale Martelive.
Benvenuti! Come nasce la biennale MArteLive?
Peppe Casa: Nel 2010 avevamo voglia e necessità di espanderci. Non ci bastava un festival che si facesse ogni martedì e basta… e quindi abbiamo trasformato il format multidisciplinare – inizialmente pensato per un’unica location – in un format multidisciplinare da realizzare su scala cittadina. Lo abbiamo trasformato in un festival multidisciplinare diffuso. Perché Biennale? Perché per fare un grande evento d’impatto serviva fare fundraising e un anno non bastava: ne servivano e ne servono almeno due. Inoltre, questo serve anche a rigenerare i nuovi talenti distribuiti in tutta Italia.
L’attenzione per il sociale è una delle maggiori caratteristiche dell’evento, cosa rappresenta per voi questo impegno?
Cristiana Vaccaro: PerFormAzione Sociale, è un progetto speciale della Biennale Martelive che nasce proprio con l’intento di esplorare i temi legati al sociale, a sostegno della multiculturalità e dell’inclusione. In questo spaventoso momento storico credo sia di fondamentale importanza per il teatro e per la cultura in generale esporsi e prendere una posizione chiara su questi temi.
Intorno ai temi che gli artisti portano in scena, penso alle fughe per cercare un posto migliore in cui vivere, alle violenze, al cambiamento delle priorità della società, ecc., quanto interesse è espresso dagli addetti ai lavori e quanto, invece, dal pubblico?
Cristiana Vaccaro: Quest’anno abbiamo riscontrato una forte partecipazione proprio dalle ragazze e dei ragazzi più giovani. Spettacoli e laboratori si sono divisi tra il Teatro San Raffaele al Trullo e la Biblioteca Laurentina, in stretto dialogo con il territorio. È stata una bella sfida riuscire a coinvolgere anche la gente di quartiere.
Come risponde il territorio? Quali sono gli input che arrivano dalle persone che si muovono in questi due spazi?
Francesca Ciaralli: La partecipazione alle nostre iniziative da parte degli abitanti del quartiere per noi è stata da sempre, ed è ancora, una sfida. La presenza di spettacoli e laboratori ha contribuito a creare un punto di incontro culturale e sociale, stimolando certamente curiosità, soprattutto tra i più giovani. I due spazi, il Teatro San Raffaele al Trullo e la Biblioteca Laurentina, non solo rappresentano luoghi di aggregazione ma promuovono anche occasioni per arricchire il proprio bagaglio culturale e trascorrere il tempo in modo costruttivo.
Gli input che arrivano dalle persone sono variegati. C’è una richiesta evidente di continuare a proporre attività culturali accessibili e di qualità, e un forte desiderio di rendere sempre più frequenti e capillari questi appuntamenti. In particolare, emerge il bisogno di creare eventi che coinvolgano diverse fasce d’età, per favorire uno scambio intergenerazionale, e di includere tematiche che riflettano le problematiche e le aspirazioni del quartiere.
Inoltre, si percepisce un forte legame con il territorio, con molti partecipanti che sottolineano l’importanza di valorizzare e riscoprire i luoghi simbolo della comunità attraverso la cultura. Questo dialogo tra iniziative culturali e territorio porterà, nel tempo, un effetto moltiplicatore, favorendo la partecipazione attiva e stimolando nuove idee su come migliorare e arricchire ulteriormente l’offerta culturale locale. A noi piace contribuire a questo stimolo.
Il teatro è un aggancio fondamentale con il territorio e i cittadini, PerFormAzione Sociale come interagisce oltre alla rassegna, diciamo con i giovani?
Francesca Ciaralli: PerFormAzione Sociale interagisce con i giovani attraverso una serie di iniziative che mirano a coinvolgerli attivamente e a renderli protagonisti della vita culturale del territorio. Il Progetto prevede laboratori, workshop e percorsi formativi che non solo avvicinano i bambini e i ragazzi al mondo del teatro, ma li aiutano anche a sviluppare competenze trasversali come la comunicazione, la collaborazione e la creatività. Queste attività sono state progettate in dialogo con la Biblioteca, in modo da rispondere meglio ai bisogni educativi e sociali dei giovani.
Uno degli obiettivi è l’inclusione. È semplice includere, accettare, aprirsi all’altro? E come attivate voi queste pratiche di buona convivenza civile e umana?
Cristiana Vaccaro: Scegliere di parlarne, di raccontare e di condividere le proprie esperienze è sicuramente un buon punto di partenza. Spettacoli come Albania casa mia di Aleksandros Memetaj il racconto autobiografico di un ragazzo albanese che cerca di integrarsi in Veneto, Lampedusa Beach di Nadia Kibout, che parla di un viaggio disperato verso Lampedusa, Ismael di Massimiliano Frateschi, che ci racconta la storia di un giovane siriano rifugiato, Ariele Vincenti e Simone Cristicchi con Marocchinate che danno una testimonianza civile contro l’insensatezza di ogni violenza e Diana Anselmo, che indaga e articola il tema dello sguardo su un corpo con disabilità, sono tutti progetti, che cercano di sensibilizzare e di dare una risposta concreta a queste domande.
Tra accoglienza ed emarginazione, come si colloca il vostro lavoro nella sensibilizzazione delle persone presenti sul territorio?
Francesca Ciaralli: Attraverso il Progetto, noi cerchiamo di costruire ponti culturali e sociali che favoriscano l’inclusione e sensibilizzino la comunità sulle sfide che alcuni gruppi affrontano nel territorio. Attraverso spettacoli, laboratori e attività partecipative, ci impegniamo a dare voce a temi come la marginalità sociale, l’integrazione e l’ambiente, creando spazi di confronto e riflessione che permettono di abbattere i pregiudizi e di promuovere una maggiore consapevolezza collettiva. Il teatro e le attività culturali diventano strumenti di sensibilizzazione diretta, in grado di far emergere le storie e le esperienze delle persone che vivono situazioni di emarginazione, rendendole visibili e comprensibili a tutti.
Quali sono state le attrattive degli spettacoli che vi hanno protesi verso di loro? C’è qualcosa che vi ha incantati? E le sperimentazioni, come si coniugano con gli spettacoli?
Cristiana Vaccaro: La rassegna prevede un ricco calendario di eventi che spaziano tra generi, linguaggi artistici e tematiche diverse. Prima ho citato alcuni degli spettacoli legati al tema dell’integrazione, ma il calendario è stato pensato ad ampio raggio e si muove anche tra satira e sperimentazione, esistenzialismo e ironia.
In programma Antonio Rezza che ha portato il suo intramontabile cavallo di battaglia IO, un sold out da 430 presenze al teatro San Raffaele, il racconto di una società infestata da tanti IO che vivono in un degradato individualismo. Eleonora Danco con Intrattenimento violento, uno spettacolo/performance fatto di personaggi presi dalla strada, stati d’animo in relazione con la città, alti e bassi delle giornate. Daniele Timpano con Ecce Robot il racconto di una generazione ignara di vivere negli anni di piombo che cresce e si forma tra robot d’acciaio.
Niccolò Fettarappa e Lorenzo Maragonicon Solo quando lavoro sono felice che indaga la situazione tossica del precariato di oggi e Balletto civile con Le Fenicie, che chiude la rassegna con una performance di danza contemporanea che indaga i confini tra corpo, società e umanità.
Cosa vi augurate per la rassegna nei prossimi anni?
Cristiana Vaccaro. Un’affluenza sempre maggiore da parte del pubblico, una partecipazione sempre attiva da parte di tutte le artiste e gli artisti con l’augurio di mantenere sempre viva la necessità di raccontare e raccontarsi.
Grazie per essere stati con noi!
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