Il matrimonio di Rosa, l’impegno verso se stessi

Impegnarsi a realizzare i propri sogni dopo anni di vita trascorsi ad aiutare la famiglia: la rivoluzione di Rosa in Il matrimonio di Rosa

Il cinema spagnolo ci ha abituati ormai da anni, penso ad Almodovar, a temi che spesso, almeno qui in Italia, si ha paura ad affrontare, per i motivi più svariati. Questi, spesso riflettono una conoscenza della realtà e visione della vita, legata ad un passato che in Italia facciamo fatica a rimuovere o superare. Il matrimonio di Rosa, diretto da Icíar Bollaín è un esempio di quanto i temi sociali sono importanti e di quanto una concezione, in questo caso femminile, di cui si parla e discute da anni, possa essere presa ad esempio.

Rosa (Candela Pena) è una donna, quarantacinquenne, che per tutta la sua vita si è presa cura della sua famiglia. Ha cresciuto la figlia, che ora è sposata e ha due gemelli, si è presa cura di suo padre, soprattutto da quando è morte la madre, mentre il fratello e la sorella si occupavano delle loro carriere, ha lavorato per mantenere sé stessa e sua figlia. Tutte queste occupazioni e preoccupazioni, l’hanno tenuta lontana da un sogno che coltivava da anni, quello di riprendere in mano la sartoria della madre, lontano dal caos cittadino, ma nella piccola cittadina che li ha visti crescere. Un sogno che lei, anno dopo anno, ha coltivato e mai abbandonato aspettando momenti e situazioni familiari ed economiche migliori.

Rosa è una donna tenace, volitiva, decisa, che ha saputo coltivare un desiderio, come tante altre donne, non solo spagnole. Decisa a riprendere in mano le redini della sua vita senza alcun timore e senza per questo cedere alle regole che vigono in tutte le famiglie, decide di cambiare vita e nel farlo, organizza un matrimonio, il suo, alla presenza dei familiari più stretti. Non ha bisogno dello sfarzo della famiglia, delle lusinghe degli altri perché il matrimonio serve a lei come punto di svolta per cominciare un nuovo cammino. Però non confessa a nessuno che il suo è un matrimonio in solitaria, un impegno che prende con sé stessa e non con un’altra persona. È quel tipo di matrimonio che viene celebrato sempre più spesso e che mette al centro una persona che si impegna, in particolar modo, a rispettarsi, amarsi, attraverso un rito con i suoi simboli, quali l’anello, l’abito, il rito e persino la luna di miele.

La donna evita di spiegare tutto questo tanto che il padre e il fratello cominciano ad invitare tutti i parenti, in particolare il genitore, quasi a voler esaltare la figlia che gli è stato accanto per tutti quegli anni, promettendole come regalo di nozze la parte della sartoria. Rosa è circondata anche da una sorella che le vuol bene ma che è spesso sfuggente a causa anche del suo lavoro, il fratello con desideri di espansione per la sua società e problemi familiari, la figlia che ritorna da lei con i bambini.

Tutto questo giro di responsabilità che ruota ancora una volta attorno a Rosa, può causare serie spaccature non solo nei rapporti tra familiari, ma anche con la decisione della stessa, di lasciar perdere e tornare alla solita vita, dove appare anche un uomo con il quale lei ha una relazione solida. Tra equivoci, ripensamenti e intoppi che si susseguono, sembra che tutto debba andare a monte, ma chissà…

Un nuovo film che rielabora situazioni e racconta di un mondo, in questo caso femminile, pronto a rompere quei legami che le vorrebbero ancora oggi, troppo legate a sistemi civili, religiosi che le penalizzano e le costringono a scegliere riti e convenzioni che ne sminuiscono l’importanza e le capacità. Ciò viene menzionato nel film perché ad un certo punto Rosa verrà presa in giro dai discorsi del fratello e non solo.

Il dibattito che apre Il matrimonio di Rosa, è ampio e molto attuale e costringe le donne, a riflettere sulle situazioni e sulle realtà che continuano a mutare all’interno delle politiche mondiali. La Spagna racconta un fatto circoscritto, ma basta allargare la mente per raggiungere una comprensione maggiore di ciò che sta accadendo e cambiando nel mondo.

Bravi gli attori e in questo caso anche il doppiaggio che restituisce dialoghi diretti e ben organizzati. Pulita la regia, anche se in alcuni punti del film si lascia il discorso e la scena un po’ troppo in bilico tra facilità di comprensione e la spinta del ragionamento dello spettatore. In sostanza il tema è ben descritto e raccontato, entrando nella visione particolare della protagonista, che resta combattuta tra la vita di sempre e quella che vorrebbe. Un dilemma persistente che si rapporta sempre alle relazioni che si mantengono con familiari e amici.

Rosa è il gesto forte di emancipazione femminile, un grido che vuole arrivare a smuovere la percezione della vita, anche quella più semplice, delle donne che per secoli si son viste relegate in ruoli che non hanno permesso loro di evidenziare capacità e autonomie. Una rivoluzionaria nel suo piccolo, perché per cambiare le cose non occorre essere ricche, avere sogni grandiosi, spesso irrealizzabili, basta modificare il proprio vissuto per dar vita al cambiamento.

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Sissi Corrado

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