InCorti da Artemia: Massimo Stinco e Francesco Petit Bon
Sarà in scena il 16 aprile per il Festival InCorti da Artemia
Conosciamo le quindici compagnie che hanno superato la selezione per partecipare al festival InCorti da Artemia, organizzato dal Centro Culturale Artemia, la cui direzione artistica è di Maria Paola Canepa. Il 14, 15 e 16 aprile le compagnie saliranno sul palco del teatro per quindici minuti, attraverso i quali presenteranno un corto dello spettacolo. Abbiamo intervistato Massimo Stinco, regista dello spettacolo Sebbe, in scena domenica 16 aprile, a cui diamo il benvenuto.
Salve, da dove viene la vostra compagnia?
Firenze io, regista e autore, Savona il giovane attore (ma vive a Roma da 6 anni)
Chi sono i partecipanti al concorso?
Massimo Stinco, regista e autore e Francesco Petit–Bon attore
Come compagnia, quali sono, in generale, i generi che mettete in scena e perché?
Non ho una compagnia sono indipendente e scelgo ogni volta attori diversi. Tematiche forti tipo omosessualità, omofobia, conflitti familiari, storie di violenza psicologica, emarginazione, diversità, sofferenze.
Ci sono particolari spettacoli che vorrebbe portare in scena?
Se intende quali mi piacerebbe, ce ne sono parecchi, ho molti progetti, ma mancano le produzioni e fare teatro off drammatico oggi in Italia è quasi impossibile. Più di un attore o due in scena non possiamo permetterci. Almeno io. Vorrei fare Maurice dal film di Ivory, vorrei fare uno spettacolo con otto uomini sull’omofobia e il nudismo, vorrei fare uno spettacolo internazionale con attori di diversa provenienza geografica.
Cosa rappresenta per lei partecipare con dei corti teatrali ai festival?
È come presentare un trailer del proprio spettacolo. È un primo banco di prova per testarlo. È un primo approccio prima di creare lo spettacolo intero. È un modo per farsi vedere e per parlare dello spettacolo. Fa anche piacere l’idea del concorso.
Qual è la tematica che affronterete con il vostro spettacolo?
Bullismo e famiglie sbagliate. Solitudine ed emarginazione.
Cosa vi ha spinti a partecipare a InCorti da Artemia?
Ho partecipato spesso a festival simili. In questo caso la possibilità di presentare una bozza dello spettacolo che porteremo in Germania. E soprattutto dare una gratificazione al mio giovanissimo attore.
Cosa vi aspettate dal concorso?
La possibilità di farsi conoscere e magari essere poi ospitati in stagione. Sarebbe anche bello un premio, fa sempre piacere.
Cosa, invece, pensate di poter portare voi al concorso attraverso il vostro lavoro?
Una denuncia. Un’arma contro certi contesti sociali che portano giovani ragazzi a soffrire e ad avere pensieri di morte. Famiglie che non sanno crescere i figli, ragazzi che violentano psicologicamente (e non solo) altri ragazzi che sono semplicemente diversi da loro. Ancora è così nel 2023.
Cosa rappresenta per voi il teatro e cosa rappresenta per la società?
Personalmente rappresenta tutto: un figlio, un compagno, una famiglia. È dentro di me e non posso farne a meno. Ogni spettacolo è una creatura che metto al mondo. Per la società è occasione di riflessione, di assistere alla vita, di accrescere la propria cultura.
Qual è l’augurio che fate a voi, ai vostri colleghi che si esibiranno sul palco, ai giudici e agli spettatori?
Che queste serate siano indimenticabili e che su quel palco passino tante storie diverse, emozioni, sudori. Che i gruppi possano conoscersi. Che i giudici incontrino questi artisti “sconosciuti”. Che il pubblico per 15 minuti non pensi a ciò che sta fuori da quel teatro.
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