Intervista a Lié Larousse e Gianluca Pavia
intervista doppia a Lié Larousse e Gianluca Pavia
Sono uscite le raccolte di poesie La vita comunque di Lié Larousse e Whiskey & Soda caustica d’amore, di vita, morte e altri casini di Gianluca Pavia. I libri sono stati pubblicati dalla Casa Editrice di Sacramento Bestseller Book & Co. che ha inaugurato, in questo modo, le pubblicazioni in Italia e l’apertura delle sedi di Milano e Roma. Per conoscere meglio i due autori abbiamo fatto loro un’intervista doppia.
Cos’è per te la poesia?
Lié Larousse. La poesia per me è la mia voce che va dalla carta ai tuoi pensieri, è la mia voce che cerco e ascolto e poi canto per raccontare agli altri ciò che ho visto e ascoltato, in me e tutto attorno, fuori.
Gianluca Pavia. La poesia può essere tante cose: la voglia di sentirsi vivo, di cercare quel minimo di bellezza che rimette in pace con il mondo e fa sentire leggeri.
La poesia è arte per pochi?
L.L. No, assolutamente, il problema della pochezza per molti della poesia è che in troppi non sanno ascoltarsi, ascoltare e quindi capire, capirsi.
G.P. Forse molti di noi sono rimasti traumatizzati dall’idea di poesia che avevano ai tempi del liceo. La poesia è multiforme, ha più livelli; è comunicazione, condivisione di un’emozione, un’idea, di ciò che ci rende umani. Certo, poi sta a chi scrive scegliere le parole, come usarle per dire cosa, lo stesso di scegliere con chi o quanti condividere.
Nel tuo libro segui un filone o sono poesie di diverso genere?
L.L. Nel mio libro la poesia è un racconto, un susseguirsi di vita, perciò sì, posso dire che ha un filone, come lo hanno tutte le nostre giornate, la nostra quotidianità. Tuttavia, capita di vivere delle giornate diverse, spaiate, sbagliate, che ci volano via sconclusionate, quante volte abbiamo bisogno di ricominciare da capo, un voltare pagina e ripartire dall’ultimo sorriso?
G.P. Sicuramente sono diverse tra loro. Nel titolo, e così nelle poesie, si parla di vita, amore, morte e altri casini, con ritmi e approcci differenti.
Dove cerchi ispirazione?
L.L. Cerco ispirazione nella luce, quella tra le fronde degli alberi, quella che brilla a pelo d’acqua, quella che abbaglia gli occhi dei folli, e illumina quelli degli innamorati, quella delle lampadine che scalda le stanze nelle case degli altri, quella che fa sì che in sua mancanza un sogno diventa un incubo.
G.P. Il più delle volte è lei che mi trova, quando sono al mare, o comunque nella natura; altre succede di vedere un qualcosa di così forte che scriverne è automatico. Nella raccolta ci sono alcune poesie che mi sono trovato già in testa la mattina, appena sveglio. O forse erano solo semplici vocine nella testa.
Chi è il tuo poeta preferito e qual è la cosa che ti ha attratto/a di lui?
L.L. Dio è il mio poeta preferito, lui bellissima essenza presenza assenza eterea, creatore di tutto ciò che ispira me, e che ha ispirato tutti i poeti prima di me, lui che oltre a creare ha donato colori al cielo e la terra, musica ai mari e ai venti, che cito spesso, cammino e respiro, Dio mio padre, che ci ha creati imperfetti, bellissimi e bruttissimi, innocui e violenti, liberi, da qui libero arbitrio: il mio obiettivo di scrittura, lui, è Dio il mio poeta preferito, e di lui tutto mi attrae, anche l’abbandono con cui ci ha messi al mondo e ci sta facendo crescere.
G.P. Un po’ scontato ma dico Bukowski perché ha raccontato la sua umanità dolente e peccatrice in modo trasversale, dal beone stramazzato nel vicolo all’ipocrisia della società per bene, passando per lavori alienanti, amori autodistruttivi e molto altro. Lo ha fatto con durezza, con il tocco ruvido di chi troppo sensibile ha paura di finire travolto dalla vita, di un troppo sentire che piega l’uomo e allo stesso gli dà una via d’uscita attraverso la scrittura.
Una frase che ti caratterizza e perché?
L.L. Non saprei.
G.P. Credo proprio “di amore, di vita, morte e altri casini” perché, specialmente nell’ultima parte, descrive a perfezione quest’ultimo periodo.
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