Kitsch o cattivo gusto?
Parlare di kitsch o cattivo gusto in ambito della moda può apparentemente essere un argomento che tratta lo stesso tema: vestirsi male! Ma è necessario invece distinguere nettamente le due cose: vestire kitsch etichetta un preciso modus, vestire ‘di cattivo gusto’ etichetta un altro tipo preciso di abbigliamento.
Si sovrapponevano i due stili fino a qualche anno fa, oggi meritano una netta distinzione.
‘Il kitsch è spesso associato a tipi di arte sentimentali, svenevoli e patetici; il termine può comunque essere utilizzato per descrivere un oggetto artistico che presenta una qualsiasi mancanza: una delle caratteristiche di questo tipo di arte consiste, infatti, nel tendere ad essere una imitazione sentimentale superficiale. Si sottolinea spesso la mancanza, negli oggetti chiamati kitsch, del senso di creatività ed originalità propri dell’autentica arte. Una definizione generica adottata nell’architettura e nel design indica come kitsch qualsiasi oggetto la cui forma non derivi dalla funzione’. Quindi appunto, no cattivo gusto. Ma applicandolo alla moda, stile superficiale, imitazione non utile, insomma mi verrebbe da dire il 90% di ciò che viene prodotto è kitsch.
Eppure oggi si parla, usando la parola tedesca di stile, di un nuovo stile, grazie al quale si può apparire, si può esagerare e creare un’emozione.
Si proprio così, l’emozione del buon umore sia su chi vede sia su chi indossa (lo dicono gli psicologi, non io). E a pensarci bene è proprio cosi: il cappello over e super colorato, abbinato ad un doppiopetto scozzese rosso, su gonna a balze di pois e fiori, fa davvero sorridere, vi strappa un vivace commento. E chi lo indossa si sente protagonista, diverso, originale, e dispensatore di buonumore. Questo è Kitsch e mi sento di laurearlo a pieni voti a stile creativo.
Pensate che a Londra è stato inaugurato ‘The Vulgar’ il tempio della moda kitsch.
Vede 120 oggetti recuperati da collezioni pubbliche e private sparse per tutto il mondo, The Vulgar include tutta una serie di costumi storici e look couture e ready-to-wear di brand come Christian Dior, Chloé, Christian Lacroix, Elsa Schiaparelli, Vivienne Westwood, Moschino, Prada, Louis Vuitton, Lanvin e molti altri artefici di una moda senza freni, profeti della provocazione e dell’eccesso. Arte e Stile.
Di contro esiste il cattivo gusto, il pessimo stile, che sa di niente, che non provoca emozioni, piattume senza personalità, che non fa distinzione, volgare nel vero significato latino, popolare, di massa, che ti rende sicuro solo perché tutti lo indossano. Avete visto quanti K-way blu ci sono in giro? Adolescenti, adulti con il complesso di Peter Pan, mamme che accompagnano i figli a scuola, manager che lo indossano per non bagnare il completo di Hugo Boss.
Sono di cattivo gusto le Hogan, scarpe da ginnastica di lusso, certo comode, ma ‘cacofoniche’, che non trovano armonia stilistica e di proporzione con ciò che si indossa. Le cinture logate Gucci, Dolce e Gabbana, i cappelli con le due F incastrate tra di loro, le t-shirt con scritte paillettate Armani, Burberry, Moschino….
Il cattivo gusto per me è questo: la mancanza di personalità, di azzardare, eccedere, omologarsi alla massa.
Caproni fatti con un unico stampo. Tristezza.
“C’è, nell’arte, un punto di perfezione, come in natura c’è quello di bontà o di maturazione. Chi lo sa cogliere e l’apprezza, ha il gusto perfetto; chi non lo coglie e pone la sua preferenza al di qua o al di là di esso, ha il gusto difettoso. C’è dunque un buono o un cattivo gusto, e la discussione sui gusti ha un fondamento”.
(Jean de La Bruyère)
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