L’associazione “CHI PUÒ DIRLO?” e la sfida dell’inclusione

FotoChiPuòDirlo_AngeloGirardelli

Impegno quotidiano per valorizzare la  ricchezza della diversità

Inclusione, una delle “top buzzword” dei nostri tempi. Tutti ne parlano, tutti dicono di farla, ma quanti riescono effettivamente a viverla in modo autentico?

L’inclusione ha a che fare con la diversità, la percezione di un’anomalia rispetto a quello che viene classificato dai più come “normale”. Si dice che un tempo il diverso venisse visto con diffidenza e disgusto, allontanato perché fonte di disagio e di vergogna. Si dice che al giorno d’oggi invece abbiamo una mentalità collettiva più evoluta, ci siamo resi conto che tutti siamo diversi e dunque tutti uguali. Ma è veramente così? La diversità è realmente vista come espressione di unicità, opportunità di ricchezza o semplicemente una bandierina da sventolare nelle ricorrenze istituzionali ma percepita ancora con diffidenza nel proprio intimo?

Abbiamo bisogno di norme ad-hoc per forzare comportamenti inclusivi: le quote rosa per garantire pari diritti alle donne, un referente dell’inclusione nelle scuole che garantisca l’inserimento di ragazzi fragili all’interno delle istituzioni scolastiche, casse ai supermercati per dare precedenza a donne in dolce attesa e disabili, posti riservati ai disabili nei teatri e sui mezzi di trasporto. Abbiamo bisogno di queste regole perché in realtà la cultura dell’inclusione del diverso è bel lontana dall’aver messo radici nella nostra società.

Le Paraolimpiadi sono state istituite quasi sessant’anni fa, ma continuano a svolgersi in tempi diversi dalle Olimpiadi. È davvero inclusione?

Chi può dirlo che la diversità ostacoli e non leghi?
Chi può dirlo che la via da percorrere sia una sola e non tante tutte diverse?”

L’associazione “CHI PUÒ DIRLO?” nasce nel 2013 da un gruppo di ragazzi e adulti che hanno provato a rispondere a domande come queste. Ragazzi che hanno provato ad immaginare un mondo nuovo, impreziosito dal colore delle diversità, aperto all’accoglienza e all’inclusione.

Attraverso l’operato dei suoi volontari e le diverse attività mirate, l’associazione si propone di seminare e sviluppare una cultura di integrazione.

Sita in Bussero, alle porte di Milano, l’associazione “CHI PUÒ DIRLO?” segue attualmente un gruppo di circa sedici ragazzi disabili con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, provenienti da diversi paesi del territorio. Negli anni ha incontrato ed accompagnato un numero molto maggiore di ragazzi, con le loro famiglie.

La sfida più grande che si trovano davanti – racconta Angelo Gilardelli, membro del Consiglio Direttivo dell’associazione – è il coinvolgimento della comunità, in particolare quella dei giovani: oltrepassare l’interesse inziale superficiale per costruire un rapporto continuativo.  Trasmettere il valore della relazione con il diverso come esperienza di crescita individuale e collettiva.

L’associazione svolge laboratori dedicati all’accompagnamento e allo sviluppo dei ragazzi disabili – come, ad esempio, corsi di scrittura emotiva e corsi di teatro – ma anche attività aperte alla comunità, dove esperire direttamente la ricchezza dell’inclusività. Tra queste c’è in progetto per il prossimo autunno un corso di stampa con il tornio: una tecnica che richiede di lavorare su una comunicazione essenziale, di esperire l’uso di materiali particolari come il legno ed il linoleum e di realizzare stampe uniche.

Questo progetto sarà realizzato da “CHI PUÒ DIRLO?” insieme all’associazione del territorio “Le ALI”, anche quest’ultima impegnata con disabili e fragili di età però adulta. La collaborazione tra le due associazioni dovrebbe consolidarsi nel tempo per creare un’alleanza che possa mettere in campo energie e risorse per diffondere una cultura di inclusione autentica, che riesca ad arrivare al cuore e al sentire delle persone.

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Chiara Spatti

Marketing & Communication Manager specializzata nel settore spettacolo. Da sempre appassionata d’arte in tutte le sue forme. Mamma di tre splendidi ragazzi. Amo viaggiare, la cucina giapponese, il profumo dei libri ed i colori dell’autunno.

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