Lezioni di Umanità a InCorti da Artemia
Il 2117 è l’anno rappresentato nel corto, ma quali lezioni di umanità potrà riservarci?
Lezioni di umanità andrà in scena il 21 aprile per il festival InCorti da Artemia, diretto da Maria Paola Canepa, al Centro Culturale Artemia. Scritto da Cecilia Menna e Antonio Framarin, è diretto da Cecilia Menna, vede in scena Francesca Barbieri, Althea Iorio e Antonio Framarin. Il loro è un viaggio nel 2117.
Salve. Perché vi siete iscritti a InCorti da Artemia?
Buongiorno! Intanto grazie per poter dare voce a questo festival e a tutti i partecipanti.
In un mondo che va sempre più digitalizzandosi, ciò che rischia di venir meno è il contatto umano. La frenesia dei social porta la maggior parte dei giovani a perdersi in una realtà fatta di amicizie e rapporti virtuali. La mancanza nel trovare qualcuno con cui esprimersi ed essere finalmente se stessi, diventa una spirale per chiunque, difficile da risalire. I rari luoghi dove è permesso fermarsi per un secondo e trovare una soluzione a questa solitudine, sono i teatri.
Il Centro Culturale Artemia, nelle sue principali figure di Riccardo e Maria Paola, offre la possibilità a chi ne sente il bisogno, di condividere realmente le proprie necessità, sicuri di trovare qualcuno disposto ad ascoltare. Vittime e colpevoli di questo mondo, noi come singoli e compagnia, siamo qui per provare a cambiarlo, partendo prima di tutto da noi stessi
Cosa vi aspettate dal festival?
Ciò che più ci preme, è poter offrire del tempo di qualità a tutti coloro che riusciranno a seguire il festival. Crediamo in uno scambio reciproco che sia motore di una crescita individuale. Ci aspettiamo un’esperienza che ci unisca come collettivo e ci radichi come persone. Speriamo in qualche risata e in un silenzio di commozione. Anzi, incrociamo le dita.
Parliamo del vostro corto. In Lezioni di umanità facciamo un salto nel futuro, ma le cose non sono molto cambiate: crisi economica, repressione. Il futuro ci fa così tanta paura e perché?
Lezioni di umanità ha poco a che fare con il futuro. Fonda le sue radici nel passato, si concretizza nel presente e dà una goffa previsione sul futuro. Come di un albero di cui si vedono in parte le radici, si tocca con mano il tronco, ma non si riesce ad arrivare con lo sguardo ai rami.
È proprio il presente che viene storpiato, cercando di risalire alla cima di un futuro che: sì, ci incuriosisce ma soprattutto ci terrorizza. Il salto che ci auguriamo di farvi compiere assieme a noi, non riguarda il domani ma l’oggi.
Non è un salto in avanti, ma più che altro un salto da fermi. L’importante è farlo assieme. Il futuro ci fa paura perché è come un presente che non è migliorato, avendo anche avuto più tempo, ma non possiamo più avere pazienza. Dobbiamo intervenire.
Due personaggi, il Generale Fanner e Numero 78 vengono arrestati. Chi sono e cosa rappresentano?
I due personaggi rappresentano uno l’inizio e l’altro la fine. Se il General Fanner ha compiuto un percorso travagliato che lo ha portato a completarsi con il mondo, diventando così d’esempio per chiunque, Numero 78 rappresenta chi, ancora all’inizio del proprio viaggio, si trova a dover affrontare le proprie paure e le proprie debolezze.
Il generale è una persona che ha perso tutto ciò che di più caro aveva, ma che ha avuto la forza di rialzarsi, Numero 78 invece è vittima di se stesso e della sua straordinaria capacità che lo fa sentire maledettamente solo. Infine il giudice, terzo ed ultimo personaggio del lavoro, rappresenta la fine opposta a quella del generale. Un fine che lo rende corpo estraneo di una natura che lo ripudia.
A chi vi siete ispirati per il tema e i personaggi?
In un qualsiasi tipo di scambio commerciale, una merce viene scambiata con del denaro. In questo tipo di transazione, i protagonisti dello scambio puntano a massimizzare il rapporto tra il guadagno e la spesa. È così, non c’è nulla da fare. Chi comprerà vorrà comprare al minimo indispensabile, chi venderà vorrà ottenere quanto più possibile.
Una domenica mattina, al mercato di Porta Portese, abbiamo assistito ad uno scambio molto divertente, ma allo stesso tempo altrettanto brutale, tra un mercante e un potenziale compratore. Questo banale episodio ci ha fatto riflettere facendoci fantasticare sull’eventualità della presenza di un giudice imparziale che potesse decidere in merito, senza alcuna possibilità di replica.
Da lì abbiamo lavorato nello sviluppare dei personaggi funzionali e allo stesso tempo verosimili per la nostra storia, prendendo spunto da un bagaglio di conoscenza ed esperienza comune e vicina all’argomento.
La lotta al potere, al denaro, è intrinseca nell’uomo, come il suo desiderio di potere e denaro. La dualità di questi sentimenti opposti come potrebbe convivere nella società odierna?
Chi ha il potere ha il denaro, chi ha il denaro non necessariamente ha il potere. In una società che pone questi due elementi ai vertici della sua scala dei valori, è facilmente intuibile pensare come non ci sia più spazio per l’uomo.
La società che va a delinearsi, dunque, pone al suo massimo i mercanti e relega ai margini i romantici. Il potere favorisce l’accumulo indiscriminato di ricchezza in faccia a qualsiasi principio di equità sociale. È un rapporto di simbiosi che difficilmente troverà una conclusione.
Ci auguriamo che in futuro sia possibile vivere in una società che riesca ad invertire le scala e relegare questi finti miti ai margini. Speriamo che l’inverno arrivi anche per questo vecchio albero e l’ultima foglia cada per terra, tenendolo spoglio in ogni ramo dall’avidità.
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie, un saluto anche a voi. Alla prossima!
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