Maria Letizia Compatangelo racconta il Premio Cendic

Al Teatro Marconi di Roma la serata di premiazione del Premio Cendic 2023

L’11 gennaio alle 20.00, al Teatro Marconi di Roma, sarà l’occasione per partecipare alla Festa Teatrale per il Premio di Drammaturgia Cendic 2023. Durante la serata sarà annunciato il nome del vincitore, a cui verrà consegnato il prestigioso premio e sarà l’occasione per vedere anche la consegna del Premio Autori della Federazione AUT-Autori che quest’anno verrà conferito a Eleonora Ivone e Angelo Longoni per il film Ostaggi, adattamento cinematografico dell’omonimo testo teatrale.

Di questo ed altro abbiamo parlato insieme alla presidente del Cendic Maria Letizia Compatangelo che ringraziamo per essere qui sulle pagine di CulturSocialArt.

L’11 gennaio sarà conferito il premio di drammaturgia Cedric 2023, giunto alla sua sesta edizione. Com’è nato il premio e a chi è rivolto?

Il Premio è rivolto a tutti gli autori che scrivano in lingua italiana, anche di nazionalità straniera, questo soprattutto per includere anche gli autori figli di immigrati stranieri, cresciuti in Italia ma ancora privi di cittadinanza italiana. Nasce nel 2015: il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea aveva lanciato nel 2014 un Appello alle Istituzioni: “Un Teatro per la drammaturgia contemporanea”, che in pochissimi giorni aveva raccolto migliaia di firme di artisti, teatranti, intellettuali, operatori teatrali, compagnie, università… sembrava che qualcosa si stesse finalmente muovendo nella direzione di quello che è sempre stato ed è tuttora l’obiettivo statutario del CENDIC: un teatro e un centro di promozione e diffusione dedicati alla drammaturgia italiana contemporanea, come in tutti gli altri Paesi. Sull’onda di questo entusiasmo abbiamo pensato di fare subito qualcosa di concreto per la drammaturgia: un premio pensato dagli autori per gli autori.

Dicevamo sesta edizione, cosa è cambiato in questi sei anni? Quali sono state le mutazioni, se ci sono state, all’interno del premio?

Abbiamo avuto nei primi anni, grazie a Nicasio Anzelmo, Direttore artistico del Festival di Segesta “Le Dionisiache”, una collaborazione con il prestigioso Festival di Segesta, scegliendo dei temi che potessero entrare in consonanza con un Festival dedicato al teatro classico. Sono state molto belle e apprezzate le edizioni di “Aspettando Antigone”, di Claudio Zappalà, regia di Mauro Avogadro, e di “Figlie di Egitto – Le supplici”, di Sofia Bolognini, diretto dalla stessa autrice. Andando avanti però ci siamo resi conto che un Premio di Drammaturgia contemporanea aveva bisogno di un respiro a 360 gradi, e così pian piano il Premio ha assunto una forma autonoma, pur rimanendo intatta tutta l’amicizia e la gratitudine per la meravigliosa Segesta.

Il premio Cendic ha anche delle collaborazioni importanti, con il Teatro Mania, il Teatro Marconi e la Federazione AUT-Autori. Quali sono le sinergie e quali le collaborazioni attive fra di voi?

Il direttore artistico di “Teatro Mania -Teatro Marconi”, Felice Della Corte, ha aderito con entusiasmo alla nostra proposta di collaborazione e ci ha messo a disposizione un Teatro che sta diventando sempre di più la casa degli autori italiani, cosa che va sottolineata in rosso, visto che viviamo in una città che, pur essendo la capitale del Paese, registra con desolazione la chiusura di troppi teatri. La Federazione AUT-Autori, che è una Federazione delle più importanti associazioni di autori di parola, sostiene il Premio CENDIC e il nascente Premio “AUTORI” attraverso il Fondo Videogrammi del Dipartimento Diritto d’Autore del MIC. Il NUOVO IMAIE, che è un punto di riferimento assoluto per tutti gli artisti dello spettacolo, sostiene dal 2018 il Premio CENDIC e questo è molto significativo, perché è con la sinergia tra autori ed interpreti che si dà linfa al nuovo teatro.

E quest’anno entra in scena anche una casa editrice specializzata in editoria teatrale, “La Mongolfiera”, che pubblicherà in volume il testo vincitore.  Vorrei inoltre ricordare i patrocini di Biblioteche di Roma, che nelle precedenti edizioni ha ospitato la Rassegna dei Testi finalisti, di DRAMMA.IT, la casa virtuale degli autori, partner storico del CENDIC, che pubblicizzerà l’evento e darà spazio alla pubblicazione dei testi finalisti, e dell’Unione Nazionale Autori – UNA, federazione delle più importanti associazioni di musica, teatro, cinema e televisione, di cui il CENDIC è socio fondatore.

Abbiamo sempre avuto collaborazioni importanti, tutte generosamente improntate al desiderio di valorizzare la drammaturgia contemporanea italiana: il Festival di Segesta, di cui ho parlato, il Centro Teatrale Meridionale diretto da Domenico Pantano, che ha già messo in scena Aspettando Antigone, Figlie d’Egitto, An american dream, di Sergio Casesi, e quest’anno, dopo la lunga parentesi causata dal Covid, allestirà Il colore della forma, di Marco Schiavon e La vita delle piante di Christian Gallucci, e il Teatro di Roma, che ha ospitato le premiazioni delle scorse edizioni e collaborato alle letture sceniche con gli attori della sua Scuola di specializzazione. Tutti partner preziosi, a cui siamo grati e con i quali i progetti di collaborazione continuano.

Lo stesso vale per la giuria, come è stata selezionata?

I criteri informatori sono certamente il prestigio, l’esperienza artistica, la professionalità e la solidarietà rispetto agli intenti del CENDIC. Sia la Giuria della prima fase, composta dai drammaturghi CENDIC, che attraverso un lungo percorso di selezione sceglie la cinquina dei finalisti, sia la Giuria Tecnica, composta da affermati artisti e operatori del teatro che determinano il testo vincitore, sono animate dallo stesso principio: la volontà di collaborare a valorizzare la drammaturgia italiana contemporanea.

In finale sono arrivati cinque autori, cosa ha colpito maggiormente delle loro opere?

Il bando di quest’anno non proponeva un tema ma una scelta di poetica teatrale. Cito testualmente “L’edizione del Premio CENDIC 2023 è a tema libero. Verranno particolarmente apprezzati e considerati i testi che metteranno la scrittura innanzi a tutto. Ovvero, non solo l’attenzione ai valori linguistici, ma anche alla scansione dei tempi narrativi e degli snodi drammaturgici indispensabili alla costruzione di una storia scenicamente efficace.”.

Cosa offrirà la serata agli spettatori?

Spero divertimento, interesse, emozione: conosceranno nuovi autori e nuovi testi, assaporeranno la musicalità di scritture diverse e soprattutto saranno catturati dallo spoglio dei voti della Giuria Tecnica da parte del notaio Giorgio Coco, con l’assegnazione in diretta della palma della vittoria al testo che risulterà essere il più votato.

Con quale spirito affronta lei questa sesta edizione?

Per me ogni edizione è speciale, ogni edizione ha le sue particolarità, i suoi scogli, la sua bellezza. Essendo un’autrice “emersa” con il Premio IDI, ricordo bene quanto può essere importante, soprattutto per un giovane, che venga acceso un riflettore su di te e sulla tua opera, e ne sento sempre tutta la responsabilità. Questa sesta edizione poi, dopo la lunga pausa imposta dal Covid, che impediva l’essenza del Premio, ovvero la messinscena dell’opera vincitrice, è stata particolarmente impegnativa, ma sono felice dei risultati e della qualità delle opere giunte in finale.

Cosa ama particolarmente di questo concorso?

Che sia un Premio pensato dagli Autori per gli Autori. Credo che questo sia essenziale, non parliamo di una targa o di una medaglia o di una pubblicazione on line, ma di rappresentazione, qualcosa che può aiutare un drammaturgo a lavorare e a far conoscere il proprio lavoro. Oltre a ciò il Premio CENDIC è molto di più, perché è pensato in modo tale da garantire agli autori serietà, gratuità, spedizione elettronica del testo ma anonimato garantito da un notaio, siamo stati i primi a farlo, certezza di essere tutti letti da professionisti competenti e pubblicazione finale di tutte le votazioni sul nostro sito, in modo da fornire ai partecipanti un importante riscontro sull’accoglienza e il gradimento ricevuti dal proprio testo.

Cosa cambierebbe o implementerebbe?

Del meccanismo, ormai affinato e collaudato, poco o niente. Mi piacerebbe avere più risorse per stabilizzare il Premio e la sua organizzazione, per diffondere e promuovere, in Italia e all’estero, sia lo spettacolo, sia l’intera cinquina dei testi finalisti… e mi piacerebbe poter riconoscere un compenso anche solo simbolico a tutti quelli che mi aiutano in questa impresa e a quanti, drammaturghi del CENDIC e Giurati tecnici, si adoperano con estrema generosità e serietà per la realizzazione della selezione. Attualmente, infatti, tutte le risorse dei nostri sostenitori sono impiegate per il contributo alla produzione e per le spese vive di realizzazione del Premio.

Sta già pensando anche alla prossima edizione? Cosa si aspetta?

Il Premio CENDIC è una straordinaria sinergia di molte intelligenze e volontà, un’attività che richiede mesi di lavoro e che dovrebbe essere strutturata dallo Stato e incardinata in un disegno più ampio, che preveda un Centro promozione e studi e un Teatro per la drammaturgia Italiana contemporanea, l’obiettivo per cui il CENDIC si batte dalla sua nascita.

Ecco, in fondo mi aspetto quello che il CENDIC si augura dall’atto della sua costituzione, nel 2012, quando i drammaturghi italiani si sono uniti per riempire il vuoto istituzionale che da decenni rende la drammaturgia italiana “figlia di un dio minore” rispetto a quella degli altri Paesi europei ed extra europei. Ovvero che finalmente la politica apra gli occhi e si renda conto di quanto – in modo assolutamente trasversale – il teatro e tutti i teatranti siano favorevoli all’istituzione di un Teatro per la Drammaturgia Italiana Contemporanea. E noi siamo pronti a realizzarlo, con tutta l’esperienza e la rete di partner e collaboratori che abbiamo costruito negli anni.

Grazie per essere stata con noi!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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