Marta Bulgherini racconta C’ho la scoliosi

Una giovane donna si racconta formulando domande disperate e urgenti

Marta Bulgherini sarà in scena dal 15 al 17 febbraio a Fortezza Est, teatro romano aperto alle sperimentazioni, ai giovani e ai debutti, con un nuovo spettacolo, che ha debuttato ieri, C’ho la scoliosi. Ode all’impossibilità (fisica, giuro!) di tenere la schiena ben dritta. Drammaturgia e regia sono di Marta Bulgherini che ne è anche interprete insieme a Camilla Tagliaferri.

Un racconto che scava all’interno dell’animo di una ragazza che si sente inadatta e che nel cercare un posto nel mondo, esalta la sensazione di inadeguatezza. Per scoprine di più, ne ho parlato con la protagonista Marta Bulgherini a cui do il benvenuto sulle pagine di CulturSocialArt.

Salve Marta, debutta a Fortezza Est con C’ho la scoliosi che parla del mondo interiore di una donna, com’è nato il connubio tra scoliosi e mondo interiore?

Dai fatti! Durante l’adolescenza ho scoperto di avere una scoliosi bella pronunciata. Da lì, anni di busti, posturale e poi “Attenzione alla schiena!” “Non portare troppi pesi!” “Stai dritta!”: un continuo. Questo piccolo e ingombrante problema è diventato -di fatto- parte integrante del mio essere, ed è stato il cavallo di Troia per andare a sondare la parte più profonda, centrale di me stessa. Guardare a lei, un po’ storta ma sempre fiera, mi ricorda che anche io voglio essere così: storta di fronte al mondo, con i piedi ben piantati a terra e la testa pronta a navigare in acque turbinose.

Il suo è uno spettacolo che vuole far riflettere sulla figura della donna trentenne, di ciò che si porta dentro, di come vorrebbe vivere e di come, invece, vive. Da dove provengono i blocchi mentali delle donne trentenni?

Nonostante si parli di una donna trentenne, spero con tutto il cuore che lo spettacolo parli a più persone possibili, ma sarei folle a pensare di avere risposte universali! Con questo testo e con la sua messa in scena, scandaglio con quanta più onestà possibile il mio percorso individuale, cercando delle risposte che rendano il mio cammino più lieve. Chissà se poi qualcuno si rivedrà nel mio percorso…Mi direte voi.

Nello sviluppo del testo, tre sono le “pietre” che mi impediscono di vivere bene: gli incalcolabili e inarrivabili standard della società, gli abbandoni che mi hanno costituita per sottrazione come essere umano nel corso degli anni (…porca zozza, devo ancora compiere 33 anni: la strada è lunga!) e, senza dubbio, la paura di morire. Lo spettacolo è una ricerca forsennata di un senso, di una quadra, e da questo proviene un costante tentativo di razionalizzazione, di ordine. Quando poi però arrivo a trovare le risposte che cercavo, mi rendo conto di sentirmi più appesantita di prima, perché -forse- cercare risposte è un grande spreco di tempo. Forse, forse devo solo ballare.

Che cosa significa per una donna, tenere “la schiena ben dritta”?

Che cosa significa per un essere umano, tenere “la schiena ben dritta”?

Che cosa serve alla donna per riuscire ad apprezzare di più se stessa, ad avere il coraggio di osare?

Lo chiedo sempre anche io alla mia psicoanalista… Fregarsene, fregarsene sempre di pensare di non essere abbastanza composta e carina e intrigante e gentile e strategica e amorevole e sensuale e accogliente e bella e intelligente e forbita e colta e audace e sportiva e ambiziosa e aperta e e e e …. E basta oh!

Nello spettacolo c’è spazio per la fede, cosa rappresenta per lei?

Vorrei saperlo anche io! Lo sto capendo passo dopo passo, credo. Credo fermamente che non sia tutto qui, in quello che vediamo e tocchiamo… ma cosa significhi esattamente il “lì” per me, ancora non è chiaro. Forse materiale per il terzo spettacolo?

Da sempre è complicato trovare il proprio posto nel mondo, per le donne ancor di più. Come potrebbero cambiare le cose?

Uguali possibilità, uguali stipendi, uguali diritti. C’est facile, non?

Lei ha scritto, diretto e interpreterà lo spettacolo, quale delle tre parti le è riuscita meglio, secondo lei e quale sente più sua?

O quale peggio!! Onestamente, non lo so. Di formazione e per carriera sono attrice, la scrittura e la regia sono arrivate in maniera tangenziale nella mia vita, ma mi piacciono da morire, non credo le lascerò più andare. Quando qualche amico in questo periodo mi ha chiesto di leggere la drammaturgia, ho sempre alzato le mani: “è scritto come se si fosse già in scena, in lettura ti risulterà ostico”. Questo perché nella fase in cui mi trovo scrittura, regia e interpretazione si fondono continuamente nel processo creativo, e mentre scrivevo avevo già in mente come si sarebbe realizzato quel pezzo sul palco, con quale intenzione sarebbe stata pronunciata la battuta. Poi, ovviamente nel corso delle prove diverse convinzioni le ho lasciate da parte e tante nuove idee sono germogliate, ma credo che C’Ho la Scoliosi sia davvero un flusso libero in cui scrittura, regia e interpretazione (e quindi Marta a tratti autrice, a tratti regista e a tratti attrice) sono un po’ una cosa sola. Com’è che si dice? Prendere o lasciare?

Con lei anche Camilla Tagliaferri, qual è il suo compito sul palco?

Camilla è preziosissima, sul palco come fuori dal palco. Veniamo da anni di strette collaborazioni professionali grazie al Collettivo Nonnaloca che abbiamo fondato nel 2016 con Veronica Chirra e Irene Ciani, realtà che ci ha donato solide basi per un lavoro creativo capillare, profondo, appassionato e condiviso. Nell’approcciarci al lavoro di C’Ho la Scoliosi, Camilla è stata sia un’interprete eccelsa che un aiuto e un contraltare per tutto l’universo della regia. Come dicevo poco fa avevo le idee ben chiare su molti passaggi dello spettacolo, ma il suo apporto durante le prove è stato determinante: ha aggiunto dettagli, proposto mille e mille idee di cui tantissime sono confluite nel delirio che -spero!- vedrete e ci siamo vicendevolmente arginate quando la fantasia prendeva troppo (ma esisterà, un troppo?) il sopravvento. In fin dei conti, l’unica cosa che posso davvero dire è: grazie.

Cosa si augura per il suo spettacolo nel prossimo futuro?

Ah, domanda conclusiva perfetta! Non posso esprimermi, sarebbe uno spoiler visto che ciò che mi auguro per il futuro di C’Ho la Scoliosi lo dico proprio durante lo spettacolo…. Che dire: vi toccherà venirlo a vedere!

Vi aspetto a teatro, con il cuore in mano.

Grazie per essere stata con noi e in bocca al lupo!

Grazie grazie a voi, crepi/viva il lupo e buona fortuna anche a CulturSocialArt!

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Sissi Corrado

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