Parole e silenzi in amore, nel libro di Giovanna M. Gatti

Un libro sull’amore che scaturisce dall’esperienza diretta dell’autrice, medico psicoterapeuta, Giovanna M. Gatti

Parlami d’amore, le parole e i silenzi per dirlo, è il libro di Giovanna M. Gatti che parla di donne e di amore, un connubio che da sempre ha viaggiato alla stessa velocità e nella medesima direzione. L’amore, come racconta la Gatti, non è rappresentato sempre da momenti felici, di spensieratezza, al contrario, una crisi nella relazione d’amore è capace di destabilizzare la mente e il corpo e quindi la vita di una persona.

Proprio questo rapporto così difficile da gestire e complicato nelle sue mille sfaccettature, sono gli argomenti trattati in questo libro dalla dott.ssa Giovanna M. Gatti, medico psicoterapeuta che da molto tempo tratta temi di cura e autocura.

Salve e benvenuta. Lei è scrittrice e psicoterapeuta. La mia prima domanda è rivolta al suo ruolo di psicoterapeuta: quanto si parla di amore nel suo lavoro? E cosa fuoriesce dalle conversazioni, dagli incontri, sull’amore?

L’amore è spessissimo l’argomento principale: le richieste di sedute psicoterapeutiche per problemi legati all’amore sono davvero tante. Difficile sintetizzare in poche battute, comunque esiste un grande fraintendimento sull’amore: sempre più lo si vuole manipolare, inquadrare, modificare o ritoccare in base ad aspettative o regole non realistiche o del tutto fuori centro. Si desidera l’amore con un pathos enorme, ma non si accettano le sue regole fondamentali: libertà e spontaneità. Si pretende di discuterne, di trattarlo usando le facoltà razionali, di controllarlo come se fosse un materiale che si lascia plasmare. Non è così.

Nel suo essere scrittrice, invece, cosa cambia, se cambia qualcosa, del tema amore?

Non cambia: uso la scrittura per portare l’energia delle parole a chiunque voglia leggere. Che io scriva un saggio o un romanzo, mi spinge il desiderio di trasmettere una vibrazione vivificante che possa aiutare le lettrici e i lettori. Questa scrittura è amore, in effetti, e parla di amore: ciò che vivo nel quotidiano da psicoterapeuta e ho vissuto per tanti anni da medico, ciò che incontro ogni giorno fa parte dei libri che scrivo. Le domande, i dubbi, i volti, i temi sono molto simili.

Da qui il suo nuovo libro: Parlami d’amore, le parole e i silenzi per dirlo. Quanto delle relazioni amorose sono racchiuse all’interno del titolo?

Il titolo racchiude le mie due tematiche principali: le parole e l’amore. L’amore è energia di cura potentissima, le parole sono veicoli energetici che possono curare oppure distruggere. Parlare d’amore è quindi veicolare una cura. Nel libro si trovano alcune relazioni sentimentali che ho incontrato in psicoterapia: da quelle realtà si parte per riflettere e parlare d’amore.

Abbiamo parole e silenzi per esprimere questo sentimento, ma come è possibile comprendere quale, tra silenzio e parole, utilizzare al momento giusto? E c’è un momento giusto?

La decisione giusta nel momento sbagliato può provocare gravissimi danni. Molte mie pazienti di psicoterapia sanno che affronto molto volentieri il tema del momento opportuno per le parole e per il silenzio: è necessario attivare il sentire, non è possibile stabilire a priori razionalmente quando sia utile dire una certa cosa e quando tacere. Va sentito, l’intuizione profonda si può riscoprire e allenare. Una cosa è certa: il silenzio per alcune persone è quasi ignoto, e l’uso della messaggistica del cellulare non aiuta a cogliere i migliori momenti per usarlo.

Nella sua esperienza, l’amore è inseguito, cercato, valutato, più dagli uomini o dalle donne? Dai giovani o dalle persone più adulte?

È una ricerca universale: cambia il pathos con cui lo si desidera, ma di fatto non si smette mai di desiderare, sognare, vagheggiare una bella relazione d’amore. Amare ed essere amati: ecco i bisogni più radicati della vita.

Cosa si cerca nell’amore?

La sua potenza. È uno stato che trascende le altre emotività, un’energia che può tutto, una trasformazione psicofisica totalizzante. Le più alte forme di elevazione sono legate all’amore, e molte guarigioni fisiche inspiegabili hanno a che fare con una tenacissima situazione di amore. Dell’amore cerchiamo il potere immenso, la carica fisica e mentale, la sensazione di pienezza, curiosità, desiderio, appagamento.

Amare non sempre è facile, come non lo è portare avanti una relazione, che sia fra partner o familiari, cosa serve, in particolare, per “continuare ad amare”?

Amare è facilissimo, è uno stato naturale. Diventa difficile quando fraintendiamo e diamo il nome di “amore” a ciò che amore non è. Per amare basta amare, non servono regole o aspettative o paure o progetti razionali. Si continua ad amare quando il cuore è lasciato libero di farlo, quando ci si abbandona alle sensazioni, alla condivisione, al tocco, alle emozioni. “Amare” e “portare avanti una relazione” non sono la stessa cosa: una relazione si porta avanti da sola se due persone si amano e non permettono ai ragionamenti e alle elucubrazioni razionali di intromettersi.

Possiamo amare senza porci il problema di dare un nome a una relazione, e se glielo diamo possiamo accettarla nella sua bellezza senza costruirci sopra obblighi o patti, canoni di correttezza legati alla cultura sociale. Non sto dicendo che non ci si debba fidanzare o sposare: liberi tutti, l’amore comprende ogni possibile scelta! Ma se si crea una coppia istituzionale è bene mantenersi nella certezza che l’amore sia da nutrire con le emozioni e non con le regole umane e le aspettative.

La donna vede nell’amore qualcosa di più coinvolgente e la sua sofferenza, spesso, è molto più sentita, cosa è possibile fare per attenuarla?

Soffrono anche gli uomini. Ho pazienti che manifestano diversamente rispetto alla donna, ma provano emozioni molto forti che riguardano l’amore. Trovo utile, in psicoterapia, affrontare il tema della verità dell’amore: cosa è davvero, da dove si è partite con una relazione e quali bivi sono stati affrontati dimenticando la vera natura dell’amore. Quali aspettative abbiano falsato l’energia fondamentale e messo a rischio la tenuta di una relazione. L’amore tra due persone è una musica: se non ci si cura della precisione delle note e si tradisce lo spartito iniziale oppure non si è capaci di abbandonarsi al flusso del tempo che passa si rischia la cacofonia.

In questo periodo è naturale affrontare anche il tema dell’amore malato che spesso sfocia in violenza fisica e morale, nell’uccisione della donna, oggetto “d’amore possessivo”. Quali gli strumenti e le terapie, le strategie da utilizzare perché ci si accosti all’amore con la giusta consapevolezza?

Va distinto l’amore da ciò che amore non è: nei casi di violenza la cosa è chiarissima. Va fatta una grande opera di rieducazione all’amore, che coinvolga uomini e donne (bambini e bambine) con strumenti diversi. Dovremmo fare capire con estrema evidenza cosa sia l’amore e come si comporti. Se continuiamo a chiamare amore ciò che palesemente non lo è confondiamo ancora di più le idee a quelle donne che si dibattono nel dubbio e nella paura. Non è amore, nemmeno se lo definiamo malato: non lo è. Non è amore.

Una cosa straziante per me è vedere quante donne, anche molto giovani e magari emancipatissime, confondo la possessività di alcuni uomini con un’amorevole protezione: incontrano un uomo possessivo e pensano che quell’atteggiamento sia il segno di un amore assoluto, che nel tempo non le abbandonerà. L’amore non possiede! Il possesso non è amore e non protegge: prima o poi chiude dentro un recinto, soffoca, inizia a pretendere, limita nella scelta delle amiche, dei vestiti, dei trucchi, degli impegni fuori casa… E gli input violenti inizialmente sono appena accennati e subito perdonati, poi alzano i toni sempre di più.

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Sissi Corrado

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