Romeo e Giulietta nella visione di Luca Pastore
Ogni attore ha il suo perché e non passa inosservato
In scena al Teatro Trastevere “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare per la regia di Luca Pastore. Con: Miriam Messina, Irene Girotti, Biagio Iacovelli, Carlotta Saccani, Cristiano Zingaretti, Michele Sallicandro, Martina Caronna, Marco Bucci, Eleonora Muzzi, Ludovica Avetrani, Nicola Parini, Arianna Barberi, Simona Vazzoler. Musica Mattia Yuri Messina. Videomapping e props di scena Andrea Rastelli con la collaborazione di Matteo Antonucci. Progetto grafico Miriam Messina. Costumi Martina Caronna, Ludovica Avetrani, aiuto regia Miriam Messina, produzione I Cani Sciolti
Preparatevi ad uno spettacolo molto lungo, come Shakespeare vuole, più di tre ore di recitazione, ma aspettate di farlo “decantare”, prima di dargli un giudizio, la lunghezza della rappresentazione e il teatro, troppo piccolo per una tale messa in scena, potrebbero far dare, a caldo, un giudizio affrettato e poco veritiero.
Si comincia con un buffet, forse proprio per la lunghezza della storia, servito e riverito dagli stessi attori che poco dopo inizieranno la loro performance. Personalmente, non lo trovo molto piacevole, mi sembra un’irriverenza verso un’arte che merita rispetto e riguardo. Già si arriva spesso e volentieri a spettacolo iniziato, anche la mangiata, credo sia eccessiva. Però, nella vecchia Inghilterra, si usava mangiare durante le rappresentazioni, e lo stesso Bardo, aveva dei servizi di “catering” per arrotondare le sue entrate. In questa visione, si può dire allora, che tutto fa parte dello spettacolo.
I tredici giovani attori, girano, saltano, salutano, aiutano le persone e piano piano cominciano a scaldare i muscoli. Sono tutti vestiti di nero, ma ben presto indosseranno i loro abiti di scena. Il cambio di abiti che avviene allo scoperto, mi è piaciuto molto, è come assistere ad uno spettacolo nello spettacolo e dà la possibilità di vedere un dietro le quinte che altrimenti si può solo immaginare.
Giulietta e Romeo è storia conosciuta; Romeo Montecchi si innamora di Giulietta Capuleti, i due sono i figli delle famiglie più importanti di Verona che da sempre si combattono. Attorno a loro, principi avidi di potere e amici pronti a difenderli. Un amore vero, puro, che viene ostacolato solo da degli odiati cognomi. Gli avvenimenti non possono portare a nulla di buono. E solo dopo la morte dei due innamorati, e di altri, le famiglie si renderanno conto del male che è stato fatto.
La storia pur essendo datata, è sempre attuale. Basterebbe cambiare nomi ai due giovani, nazionalità, anche fede politica, e ci ritroviamo nella stessa situazione.
La regia di Luca Pastore, pur tenendo fede al racconto, utilizza tecniche care ai Monthy Python, come il fatto che non ci siano personalità di spicco: pur essendoci personaggi principali, l’attenzione dello spettatore è coinvolta sempre su tutti gli attori; l’uso della tecnica del flashforward, in cui si rappresentano eventi in attesa, fatti ancora non avvenuti, che si vedranno poi, e anche eventi proiettati nel futuro. Ecco allora che, il ballo della famiglia Capuleti diviene anche sagra di paese e vede personaggi vestiti in maniera molto bizzarra per il tempo.
Tecniche comiche, a volte demenziali, battute, vestiti degli attori, interpretazioni. E forse ci sono anche dei richiami ad altre storie di Shakespeare. Come già detto tutti e tredici gli attori, pur interpretando personaggi differenti, sono sempre presenti e catalizzano l’attenzione dello spettatore.
Ovviamente alcuni risaltano più di altri, come nel caso dell’attore che interpreta Mercuzio , quando fa il suo discorso sulla regina Mab, così come nel momento della sua morte che lui non voleva affatto. Oppure, la balia di Giulietta, sempre agitata e chiacchierona, forse un po’ troppo agitata, ma con una voce possente e molto bella. Tebaldo, la cui avidità e cattiveria nei confronti dei Montecchi si riconosce da un ghigno feroce costante e dalle dita serrate come fossero artigli. Ma, accanto a loro, personaggi principali, si nota anche il servitore scattante e mattacchione, che ricorda un po’ un Pinocchio; o anche le fedeli guardie che hanno un’andatura particolare e una vocina sopratono. Ma anche la mamma di Giulietta, più interessata ai passi di danza che a quello che accade alla figlia. E Giulietta stessa, 14enne sognatrice, che vive appassionatamente la sua storia. E come non parlare del papà di Giulietta, che si intuisce vecchio ma con un gran carisma, interpretato da una ragazza, che recita, per motivi scenici, su una sedia a rotelle, tremando per tutto il tempo della rappresentazione, per far vedere la vecchiaia.
Ogni attore ha il suo perché e non passa inosservato. Altra scelta che arricchisce la rappresentazione è l’uso degli strumenti, suonati sempre dagli attori. Affascinante e accattivante. Un’ultima nota va alla scenografia, un’impalcatura con un telo bianco su cui è proiettato il palazzo di Verona. Scenografia essenziale, poiché sono gli attori stessi a farsi scenografia oltre che personaggi, storia e sentimenti.
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