Solitudini Urbane il nuovo manoscritto di Maria Evelina Buffa Nazzari
La solitudin, in particolare quella tra la gente, è l’argomento del nuovo libro di Maria Evelina Buffa Nazzari
Maria Evelina Buffa Nazzari, attrice, regista e scrittrice, ha pubblicato il suo ultimo romanzo, “Solitudini urbane” edito da Porto Seguro. All’interno ci sono quattordici racconti brevi che narrano la vita “normale” di altrettante persone, se non doppie, che si ritrovano a riflettere sulla loro vita e in particolare sulla loro solitudine.
Per parlare del libro, abbiamo deciso di porre alcune domande all’autrice alla quale diamo il benvenuta sulle pagine di CulturSocialArt!
Ha scritto di solitudini urbane, qualcosa che si respira in particolare nelle grandi città, penso a Roma, Milano, Torino, Napoli, ecc., come ci si accorge delle solitudini che attraversano l’animo umano? Sono aumentate le solitudini o siamo solo dinanzi alla possibilità di conoscerle perché siamo tutti connessi in rete?
A volte non ci si accorge di niente, certe persone vivono profonde inquietudini o depressioni, o drammi, nel silenzio e nell’indifferenza, un po’ perché sono capaci di mascherare e un po’ perché chi sta intorno è troppo distratto, preso dalla propria esistenza. E ci si accorge che qualcosa non va quando è ormai tardi: la sofferenza dell’anima fa male a chi la subisce ma spaventa chi ci passa accanto. So poco di connessioni in rete, sono una donna d’altri tempi, preferisco connettermi direttamente con le persone guardandole negli occhi. Credo che la tecnologia sia una grande risorsa se ben utilizzata, ma è facile che possa ritorcersi contro i più deboli, risucchiandoli.
La sua è una raccolta di racconti non predefinita a genere, ne età. Da chi si è lasciata ispirare per i suoi personaggi?
Mi piace vedere il condominio come un microcosmo in cui si riproducono i sentimenti degli esseri umani di tutte le vite. Sicuramente il condominio di cinque scale nel quale ho vissuto sette anni ha stimolato la mia fantasia. Ma anche quello di due scale dove ho abitato per vent’anni, i più belli e i più brutti della mia vita. Alcuni personaggi vengono da lì ma, soprattutto, l’impianto scenico, la cornice.
Non tutti amano raccontare il declino dell’animo umano, in particolare se non c’è motivazione per una rinascita. Lei da cosa è stata attratta nelle sue narrazioni? Quali sono i messaggi che vuole far arrivare ai lettori?
Mi interessa parlare di sentimenti, e di piccole storie. Viviamo le nostre piccole storie di vita che sono uniche e irripetibili e che, fra nevrosi e ansie, gioie e dolori, tutte insieme, compongono la Storia. Noi tutti siamo parte della Storia.
C’è un personaggio che ha particolarmente amato nello scrivere e uno che le ha richiesto maggior lavoro e tempo?
Mi sono affezionata a tutti i miei personaggi, anche se alcuni mi sono più simpatici di altri. Ma anche i peggiori, li ho partoriti io! Pensavo di avere più difficoltà a descrivere gli uomini (che, oggettivamente, sono meno numerosi dei personaggi femminili) dall’interno ma, tutto sommato, non è andata male, una parte di me è sicuramente maschile.
Ha cominciato a scrivere i racconti prima della pandemia, ma li ha completati durante il lockdown: questo cambiamento di tempo e situazione ha cambiato o lasciato immutato situazione, storia, narrazione… e perché?
Ho solo terminato il libro dopo l’inizio della pandemia, e questo mi è servito per concludere uno dei racconti e per trovare la chiave di un altro.
Lei è anche attrice. Porterebbe questi suoi racconti a teatro e se sì, come li dirigerebbe?
Sì, penso che si presterebbero a farne uno spettacolo teatrale, perché no… Ancora di più ci vedrei un film. Sicuramente cercherei un bravo regista e mi riserverei un ruolo adatto.
Lei ha mai provato la solitudine urbana? Come si combatte questo sentimento che a volte, come narrano le sue storie, può portare decisioni drastiche?
Io ho vissuto, in realtà, la terribile solitudine della campagna, mi sentivo persa in quella desolazione, nel regno del silenzio. Ma ero adolescente, sognavo il futuro, e diventavo più forte immaginando che un giorno sarei volata via da quella casa circondata dal verde che vivevo come una prigione dorata. Quando si è giovani (e sufficientemente sani) la speranza per un dopo migliore ci aiuta a superare tutto. Insomma, molto.
Passando a parlare dei suoi progetti, cosa ha in serbo per il prossimo futuro?
Nella prossima stagione ho in programma il riallestimento di uno spettacolo scritto da me e andato in scena anni fa e che riprenderò al Teatro di Documenti di Roma. Si intitola Torna fra nove mesi, in scena sono affiancata da Maddalena Recino, la regia è di Angelo Libri. È un progetto a cui tengo molto!
Grazie e in bocca al lupo!
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