Trent’anni di Cantata di Natale

a tradizione del Natale popolare è molto viva

Il 23 dicembre “Cantata di Natale” di Nando Citarella, ha festeggiato al Teatro Tor Bella Monaca il 30° anno. Un traguardo importante che l’artista ha voluto festeggiare a Roma, anche se lo spettacolo è un viaggio nell’Italia popolare attraverso le canzoni e le tradizioni natalizie che accompagnano la nostra vita.

Un viaggio che dal Sud arriva al Nord, passando per il Centro, nella visione di un gruppo di musicanti, zampognari, ma non solo. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore Nando Citarella.

Come sono trascorsi questi anni? 

Grazie a Dio e al mio (nostro) impegno sono trascorsi leggendo, studiando, imparando e incontrando nuove realtà che hanno fatto crescere e maturare questa Cantata e non solo essa.

Quanto è cambiato, se lo è, lo spettacolo in questi anni? 

In questi anni come la tradizione del Presepio vuole, ogni anno abbiamo aggiunto (cambiando o sostituendo) alcuni dei Pastori dello stesso, nuovi scritti, nuove canzoni, nuove poesie tratte e ricercate sempre dallo stesso Mistero della Natività tra Oriente e Occidente. 5 anni fa abbiamo avuto anche l’esperienza di condividere la Cantata con musicisti e cantori della Tradizione Provenzale e con Patrick Vaillant e il suo quintetto, con la voce ospite di Manu Theron de Le Cor de la Plana così come il M° Fabio Gallucci (cultore, docente e suonatore di Mandolino a Marsiglia e Montpellier) ci inoltrammo nell’esperienza del Noel Napolitain et Provenzal in tutta la Provenza con il gran finale nella Cattedrale di Marsiglia.

La musica, le canzoni, la tradizione. C’è ancora tanto di Italia in questo spettacolo, ma cosa è rimasto negli italiani di questa tradizione?

Non si direbbe (perché i media non ne parlano o se lo fanno ne accentuano la parte più folcloristica) ma la tradizione del Natale popolare tra, Strine, Novene, Pasquelle, ‘Nferte e Frasche unite ai Canti tra Sacro Popolare e Sacro Colto, è molto viva. In alcune zone della Campania da più di 200 anni si mette in scena il Mistero del Natale nella forma scritta proprio da Andrea Perrucci (Abate e Scrittore seicentesco che nel 1698 volle mettere in versi e musica proprio la Cantata dei Pastori), molti altri artisti di fama (Roberto De Simone, Peppe Barra, Giovanni Mauriello) ancora oggi la portano in scena. La nostra Cantata mette in risalto la realtà popolare e non solo che da Roma (con il Belli e Trilussa) arriva a Mazara del Vallo con ‘U Viaggiu della tradizione siciliana quindi la forma di raccolta fatta di storie,ninne nanne e ballate narra e mette in risalto i vari dialetti nelle lingue minori.

È anche uno spettacolo che unisce, accoglie il pubblico, Come lo vivete voi dal palco? E come lo vivono gli spettatori?

È certamente uno spettacolo che guida lo spettatore in queste narrazioni fiabesche come anche neorealiste (con Pasolini in un suo piccolo scritto dedicato a Maria e Giuseppe) che, però alla fine li coinvolge nel ballo (quasi sempre accade a fine rappresentazione) quando il pubblico stesso viene invitato ad uscire dalla sala danzando e partecipando alla Pasquella (offerta di cibi e doni su richiesta dei cantori fatta in rima baciata o in ottava rima di regione in regione) e fino al gustare dolci tipici e a volte vin brulè per condividere il momento finale di festa e scambiarsi gli auguri. “‘A Bonasera a vuie signuri pe passà la Santa Notte in Cumpagnia, mettite quaccosa a lu panaro e purtatelo cu nuie miezzo ‘a la via. Guardanno tutti la Luntana Stella che porta la Luce e l’Alleria”.

Graziassaie e Buon Natale a vuie tutti.

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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