Trittico d’Artista: Daniele Mazzoli

Il secondo appuntamento con Trittico d’Artista è Rinascita trittico di Daniele Mazzoli

Non si ferma il format Trittico d’Artista ideato e curato da Andrea Alessio Cavarretta. L’artista della seconda serata è stato Daniele Mazzoli, poliedrico e autodidatta, che ama riutilizzare materiali di scarto, ridonandogli vitalità. Il tutto è stato raccontato durante la serata che ha visto protagonista l’artista intervistato da Stefania Visconti e Andrea Alessio Cavarretta all’interno delle Officine Beat di San Lorenzo a Roma.

Diamo il benvenuto a Daniele Mazzoli sulle pagine di CulturSocialArt e conosciamo meglio il suo lavoro di artista.

Benvenuto a Daniele. Sei stato il secondo artista ad esporre nel format Trittico d’Artista, cosa ha rappresentato per te questo invito?

Intanto grazie per tutto quello che avete fatto per me. Tutto ciò significa molto. Essere stato chiamato è un riconoscimento per il mio lavoro, e, visto anche il livello alto degli altri artisti che sin qui hanno esposto, non posso esserne che orgoglioso.

Cosa ti ha colpito dell’esposizione e del format che ti ha visto protagonista?

Molte cose: la grande organizzazione messa in campo, la presentazione molto attenta ma anche “leggera”. Hanno messo in risalto i miei lavori senza però appesantire l’atmosfera con “pippettoni” di chi passa più tempo a parlarsi addosso che a dipingere. Andrea e Giovanni sono anche venuti a casa mia per concordare i lavori da esporre. Il locale che ti fa sentire a tuo agio, un’atmosfera rilassata, come se lo frequentassi da anni.

Il tuo trittico si chiama Rinascita, perché gli hai dato questo nome? Qual è il file rouge che lega le tue tre opere?

Il nome “rinascita” è legato all’uso dei materiali utilizzati. Oggetti che non sono nati per quello scopo: un pannello di un case di un pc, un ripiano di un vecchio mobile porta liquori che stavo per buttare e dei materiali di recupero per la maschera. Materiali creati per altri scopi che rinascono e proseguono la loro esistenza in maniera inaspettata che poi è anche la visione dell’architettura industriale dove vecchie fabbriche o magazzini vengono riconvertiti con impieghi nuovi. A Roma tra i più importanti possiamo citare il pastificio Pantanella, l’istituto superiore antincendi a via del commercio, la birreria Peroni ecc.

Le tue opere esposte sono tre opere molto diverse tra loro, ce le racconti brevemente?

La prima intitolata “Cosa cerchi tra i cerchi nel cerchio” è realizzata su un ripiano di un vecchio porta liquori in legno: è un astratto realizzato a olio a spatola. Astratto sì ma imbrigliato in una griglia ben definita. In questi ultimi anni mi sono dedicato molto a questo tipo di tecnica, utilizzando spesso formati estremi dove le due dimensioni di altezza e larghezza sono molto diverse tra loro.

La seconda opera è una testa realizzata con materiali di recupero. Per questo lavoro mi sono imposto di comprare il meno possibile: viti di fissaggio, fil di ferro e rete metallica, per il resto sono tutti materiali di recupero. Mi affascina guardare gli oggetti di uso comune non per quello che sono ma come tessere di un mosaico che si trasformano in tutt’altro.

Il terzo lavoro è una figura di donna con un taglio dell’immagine inusuale realizzato su un pannello di un case di un pc. Realizzato con colori acrilici e pastelli. La superficie del pannello verniciato con vernice ad acqua, ha offerto poco appiglio ai colori e questa cosa mi ha portato al risultato dando all’immagine una sua leggerezza. Questo lavoro è il risultato del mio interesse per il figurativo, soprattutto legato alle figure femminili, e alla sfida di un supporto che per sua natura, presentava delle difficoltà nel fissaggio dei colori.

Il tuo lavoro non è solo sulla pittura, ma esplori tanti materiali, in particolare quelli di “scarto”. Come fai a scegliere quelli che credi possano esserti utili?

Qui il discorso si complica un po’. C’è una lunga fase di accumulo di oggetti che in qualche maniera ti solleticano per forma, colore, materiale ecc. Poi, una volta creato lo scheletro con fil di ferro e rete metallica, si inizia a scegliere cosa assemblare. La mia linea guida è che ogni oggetto non deve sovrastare gli altri, al fine di dare il singolo contributo al lavoro finale, ma sparendo in qualche maniera come un singolo componente di una orchestra.

Come nasce l’idea di un tuo lavoro? Da dove prendi ispirazione?

Per quel che riguarda il figurativo traggo spunto da foto di moda soprattutto del periodo pre-guerra prese dove capita. Traggo ispirazione anche dai miei artisti preferiti: Klimt, Schiele, Degas Lautrect, Sartorio, Modì ecc… Per l’astratto e le maschere è diverso: inizi un lavoro con un progetto minimo (delle griglie e cerchi per l’astratto e una intelaiatura per le teste) e poi il lavoro evolve in maniera libera; assembli materiali o accosti colori ragionando momento per momento: è un’esperienza molto legata all’istante in cui avviene.

Com’è nata l’idea di agire anche su materiali che vengono “buttati via” dalle persone?

Per quel che riguarda i lavori bidimensionali il mio pensiero è: “se vedo qualcosa di rettangolare e piano non vedo perché non ci debba dipingere sopra”. Per le teste mi affascina guardare una scatoletta vuota di tonno e pensarla come un orecchio di una mia maschera.

Uno dei tuoi soggetti preferiti sono le donne, a cosa devi questo interesse particolare? Qual è il tuo pensiero sulle donne? Come vedi la figura femminile in questo periodo storico?

Il mio interesse artistico verso le donne è legato alla complessità e alla fondamentale incomprensibilità del fenomeno. Se un argomento si presenta complicato, enigmatico, può stimolarti a vita. Non mi interessa la riproduzione della bellezza fine a se stessa, non ne sarei in grado, e sarebbe per me un esercizio sterile. Quello che cerco è il fascino, la sensualità il particolare del vissuto che caratterizza un volto.

Per quel che concerne il mio pensiero sulle donne, non saprei risponderti. La metà del genere umano è donna … sarebbe come chiedermi come vedo il genere umano oggi.

Ricordati che sono soltanto un pittore non un pensatore. La mia è più un’esigenza, mi fa stare bene, punto. Non ho messaggi da trasmettere: qualche anno fa feci una mostra intitolata “Volevo dirvi che non ho nulla da dirvi”. Non sono un intellettuale, sono soltanto una persona che ha necessità di disegnare e sinceramente mi stanno anche sulle palle quelli che, spesso anche con lavori scadenti, si sentono depositari di verità e messaggi assoluti che solo loro hanno capito e che, con somma fatica, si abbassano ad elargirli a noi comuni mortali.

Qual è il tuo rapporto personale con i materiali che utilizzi per il tuo lavoro artistico?

Per quello che riguarda i supporti riciclati, il mio rapporto è di attesa. Si raccolgono, si mettono da una parte e si ignorano… poi accade che ci passi davanti una due, tre volte, quindi lo metti su supporto ed inizi a lavorare.

Nonostante gli studi di architettura, anche se abbandonati, sei un pittore autodidatta. Cosa ti aveva attratto dell’architettura e cosa, successivamente della pittura?

Degli studi di architettura mi ha attratto la possibilità di guardare le città con occhi diversi; mi affascina vedere e tentare di comprendere come gli uomini si aggregano. La città, in qualche maniera è lo specchio della gente che l’ha abitata e la abita. Le mie vacanze sono legate molto a questo aspetto. Soprattutto all’estero puoi vedere e godere di questo continuo rinnovarsi della città cosa che a Roma, per la sua storia, è ahimè, poco visibile: basta citare le polemiche sull’Ara Pacis di Richard Meier ecc.

Per la pittura è la stessa cosa. Se guardi un volto ti fai un’idea ma se vuoi comprenderlo, necessariamente lo devi disegnare.

Nei tuoi lavori dove possiamo trovare l’unione di quelle che considererei due tue passioni?

Le mie passioni fondamentalmente sono due, la musica e la pittura. Ci sarebbe anche il ferro arrugginito ma qui si apre un altro capitolo…

Sono un chitarrista appassionato di musica elettronica, potete ascoltare qualche mio lavoro solista qui: https://soundcloud.com/search?q=daniele%20zol) che è la trasformazione in musica della mia passione per l’astratto. Ma anche brani col mio vecchio gruppo Nuove Officine Rumori” al seguente link: https://www.youtube.com/results?search_query=nuove+officine+rumori

Suonare in gruppo è un esperienza che ti porta a confrontarti con altre persone, cosa che non fai quando dipingi, per questo la giudico un’esperienza molto utile e formativa. La musica influenza e accompagna sempre la realizzazione dei miei lavori pittorici. La fusione delle due cose “musica + immagini” l’ho realizzata facendo tutte le foto della copertina e del book del cd che abbiamo realizzato con le nuove officine rumori.

Uno dei tuoi lavori è anche quello di far parte del corpo dei Vigili del Fuoco, come ha influito questo nel tuo lavoro d’artista?

Direi poco. Sono entrato nel corpo dei vigili del fuoco tardi, provenendo dal Ministero delle Finanze. Forse l’unico aspetto interessante è che mi ha portato a contatto con materiali diversi che testiamo nei nostri laboratori di prova e che mi hanno invogliato a pensarli per un utilizzo “artistico”.

Da giovanissimo avresti mai pensato di diventare un artista così prolifero?

Direi di no, è una cosa che si è sviluppata nel tempo.

Quali erano i sogni che ti hanno accompagnato nella giovinezza? Quali hai realizzato e a quali invece, hai dovuto rinunciare?

Troppi, lasciamo perdere ah ah ah ah…

Se un giovane dovesse chiederti un consiglio, che cosa gli diresti?

Come nella musica, anche nella pittura è necessario acquisire la miglior tecnica possibile, cosa che tuttora sto cercando di fare. Una volta acquisita, hai la possibilità di negarla. I grandi della pittura sono arrivati al loro modo di lavorare come evoluzione non perché non sapevano fare altro.

Quale opera che hai realizzato ti è rimasta nel cuore e perché?

L’ultima e sarà nel mio cuore fino a quando non ne farò un’altra.

Quale invece, hai in mente ma non ancora realizzato e perché?

Mi piacerebbe approcciare all’acquarello. Di solito mi mette tristezza per la maggior parte dei soggetti che vengono scelti dagli acquarellisti, ma è una tecnica molto complicata nella quale ti scontri con le tue carenze tecniche.

Gli artisti sono sempre in attività, pronti per nuovi progetti, qual è quello a cui stai lavorando ora?

Sto lavorando in questi ultimi mesi ad olio su pannelli di policarbonato anche con una certa soddisfazione

Grazie per essere stato con noi e in bocca al lupo!

Grazie a voi. Un grande abbraccio.

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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