Cronorifugio: originalità concettuale
Bel romanzo postmoderno
Cronorifugio è il romanzo di Georgi Gosponidov vincitore del Premio Strega Europeo nel 2021. Gosponidov è da tempo considerato l’autore più talentuoso della Bulgaria; affermatosi nel suo paese dapprima come poeta, poi come narratore di romanzi postmoderni, s’è presto fatto conoscere anche nell’Europa occidentale.
Il postmodernismo, se ci si vuole attenere alle etichette, è senza dubbio la cifra più significativa dei suoi libri e di Cronorifugio. È facilissimo rintracciare nella sua prosa gli echi di Borges o di Brodsky: in generale, è notevole ed esplicito il fatto che la letteratura di Gosponidov, come la letteratura postmoderna, si nutra di letteratura stessa, con continui riferimenti metaletterari o a libri altri – generalmente famosissimi, a sottolineare l’altro elemento cardine del postmodernismo, ovvero il rendere l’elemento di cultura di massa sfruttabile di per sé stesso, senza distinzioni tra cultura alta e bassa.
Cronorifugio parla di un bizzarro individuo che apparentemente viaggia nel passato e che a Zurigo inaugura una clinica del passato. Accoglie in essa i pazienti con lo scopo di aiutarli a ricordare, ricostruendo le stanze della clinica in modo tale che somiglino a stanze di un determinato decennio del XX secolo. Infine, viene indetto un referendum in Europa in cui i cittadini di ogni Stato possano votare un decennio del passato: ad esempio, l’Italia sceglierà gli anni ‘60, la Francia gli anni ‘80.
Cronorifugio è un libro notevole dal punto di vista letterario, per coerenza stilistica e originalità concettuale. L’idea del referendum sul passato è infatti ovviamente un’intuizione che si presta facilmente a riflessioni politiche a posteriori; e il romanzo non è esente da una certa stanchezza e farraginosità per alcune pagine piuttosto ovvie nella sua parte centrale. Ma l’intuizione del parallelo tra i pazienti della clinica di Zurigo che rivivono nel passato grazie ad un personaggio misterioso (e di gran vigore creativo) e i cittadini degli Stati che votano il decennio in cui vivere, è prima di tutto squisitamente letterario. Ci si muove cioè in un mondo al contempo auto-concluso ed aperto a tutto, che può essere tutto letterario, aperto ad ogni invenzione grazie alla penna dell’autore e all’immaginazione del lettore. Che questo non piaccia è possibile ma – la questione non è banale anzi necessaria a mio avviso ma aprirebbe una lunga parentesi – si tratterebbe di una questione di gusto e di parametri di valutazione differenti da quelli con cui si valutano libri postmoderni e, non so quanto ragionevolmente, contemporanei.
La scelta della Svizzera come luogo dove la clinica è ubicata è poi un assoluto colpo di genio, l’intuizione principale e vincente del libro. La Svizzera infatti ha tre caratteristiche che la rendono ideale per questo romanzo:
È il luogo per eccellenza su cui si regolano gli orologi del mondo, quello che in qualche modo garantisce il fatto che si possa sapere che ora è anche se il mondo impazzisce e si va indietro o avanti nel tempo.
È il paese neutrale politicamente. Dunque, non creerebbe problemi nel momento in cui i popoli altri scegliessero decenni del XX secolo in cui c’erano stato guerre (tipicamente gli anni ‘40).
Soprattutto e sottilmente, ed è qui che Gosponidov dà prova di sé e dimostra sicuri eleganza e gusto, la Svizzera è il luogo de La montagna incantata di Thomas Mann, il romanzo in cui la sospensione del tempo è protagonista, opera cardine della civiltà occidentale ed europea, pubblicato nel 1924, opera letteraria, riutilizzata dal postmoderno Gosponidov; utile forse per capire il destino (parola non casuale ahimè) non solo della letteratura bensì dell’Europa ormai analizzata sul lettino chirurgico dei talk show televisivi e non delle conferenze a Princeton di Thomas Mann.
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