20 anni di Corto Dorico Film Fest
Un anniversario che apre a un mese di festeggiamenti
Il Corto Dorico Film Fest è arrivato alla XX edizione e per l’occasione ha dedicato al cinema e alla manifestazione, un mese tra proiezioni di corti, documentari e lungometraggi, incontri, masterclass, sessioni di pitching, workshop per autori e ragazzi, presentazioni di libri ed anche uno spettacolo teatrale. Una manifestazione che ha allargato gli orizzonti e che ha visto la co-direzione artistica di Daniele Ciprì e Luca Caprara.
In giuria ci sono stati i registi Roberta Torre e Daniele Vicari, insieme al direttore della fotografia di Michael Mann, Dante Spinotti. Tanti anche gli ospiti che sono intervenuti alla manifestazione portando ancora più lustro a un festival che ormai si annovera tra i più seguiti del settore, tra questi i registi Marco Bellocchio, Ciro D’Emilio, Omar Rashid, gli attori Fabrizio Bentivoglio e Barbara Ronchi, il fumettista Maicol e Mirco e l’animatore Simone Massi.
Anche i numeri della manifestazione sono importanti. Le opere giunte sono state oltre 788, provenienti da 68 paesi del mondo, gli spettatori che hanno assistito alle proiezioni, sia ad ingresso gratuito che a pagamento, sono stati 4507, a cui vanno aggiunti i 500 delle visualizzazioni Facebook/YouTube delle quattro dirette.
C’è tanta soddisfazione da parte dei fondatori di Nie Wiem Valerio Cuccaroni e Natalia Paci per i risultati raggiunti e del direttore artistico Luca Caprara che hanno accettato di rispondere ad alcune domande, tirando un po’ le somme di questi venti anni.
L’associazione Nie Wiem e il Corto Dorico Film Fest hanno compiuto 20 anni. Cifra tonda, ma anche un traguardo importante. Cosa ricordate dei primi anni? Quali erano i sentimenti, le speranze che accompagnavano il progetto? Oggi a distanza di vent’anni, cosa manca al raggiungimento degli obiettivi iniziali?
Abbiamo iniziato con una serata per promuovere autori e autrici locali; da subito la città ha risposto con interesse e partecipazione, incoraggiandoci a continuare. Dopo l’edizione zero, abbiamo così deciso di trasformare Corto Dorico in un concorso nazionale per valorizzare ed aiutare giovani registi emergenti di tutta Italia. In un mondo dominato da logiche neo-oligarchiche, in cui, al posto della selezione dei più capaci, a prescindere dall’affiliazione a questa o quel potentato, prevale la cooptazione, soprattutto dei più conformi ai dettami di chi domina, abbiamo concepito un concorso che premiasse davvero l’impegno sociale, il merito e il talento, senza altre interferenze o condizionamenti.
Per questo abbiamo ideato una procedura impegnativa ma scrupolosa di visione e selezione delle opere passando attraverso tre fasi di selezione svolte da persone diverse: la prima coinvolge un ampio gruppo di pre-selezione; la seconda un selezionato comitato artistico con competenze tecniche per la scelta dei semifinalisti e finalisti; infine, per la scelta dei vincitori, entrano in gioco una serie di giurie, a partire dalla Giuria di Qualità, indipendente dalla direzione artistica e organizzativa del festival, che assegna il Premio Stamira al Miglior Cortometraggio a tema libero.
È così che dalla periferia più remota, fuori da tutti i circuiti cinematografici, dalla sconosciuta Ancona, abbiamo portato alla ribalta, per primi, opere fino ad allora ignorate, ma così meritevoli da essere selezionate e premiate, l’anno seguente, con il Nastro d’argento o il David di Donatello. A distanza di vent’anni la speranza di diventare uno dei principali festival di cortometraggi possiamo dire che si è realizzata, mentre stiamo ancora sviluppando la selezione internazionale e ci stiamo sempre più aprendo agli esordi nel mondo del lungometraggio.
Un altro traguardo insperato ma raggiunto è stato quello del coinvolgimento dei giovanissimi, i cinefili di domani. Questo lavoro inizia con le nostre due scuole: la SAB – Scuola delle Arti per Bambini e Bambine (dagli 8 ai 10 anni) e la Scuola di Cinema per Ragazzi e Ragazze rivolta agli alunni delle scuole medie e agli studenti delle scuole superiori. Inoltre, da anni coinvolgiamo nel festival gli studenti delle scuole superiori con la creazione di una Giuria di oltre cento giovani che assegnano i loro premi. Tuttavia, nel coinvolgimento dei giovani vogliamo crescere ancora, puntiamo a coinvolgere non solo le scuole del nostro territorio marchigiano, per creare una Giuria Giovani nazionale.
Com’è cresciuto e cosa è cambiato in questo lungo periodo?
La qualità tecnica è migliorata notevolmente, così come il numero di partecipanti. L’affetto dei registi partecipanti, notevole sin dalle prime edizioni, in questi ultimi anni si è trasformato in collaborazioni così profonde, radicate e articolate da arrivare a produrre noi stessi cortometraggi di autori, che ai loro esordi abbiamo contribuito a far conoscere in Italia; in particolare, In quanto a noi di Simone Massi ci ha portato sul tappeto rosso a Venezia ed è stato premiato a sua volta con un Nastro d’argento, oltre che in decine di altri festival in tutto il mondo.
Per celebrare questo traguardo, avete organizzato un mese di festeggiamenti, espandendovi in diversi comuni delle Marche. Come siete stati accolti?
Bene, Corto Dorico significa territorio e territorio significa un festival che sempre più vuole diventare un punto di riferimento per il territorio marchigiano. In questo senso abbiamo concepito uno dei concorsi del Festival, quello delle opere prime di lungometraggio come un concorso itinerante.
Abbiamo toccato praticamente tutte le province della Regione: siamo stati a Pesaro, Fano, Senigallia, Civitanova, Porto Potenza Picena, Jesi, Grottammare e, con un’escursione, anche in Romagna, a Riccione. L’obiettivo era anche quello di dare un segnale che spesso sembra scontato ma che secondo noi, soprattutto post-Covid, non lo era più affatto: l’importanza della sala cinematografica. E ci piaceva l’idea di creare questa sinergia con gli esercenti del territorio che sono stati disponibilissimi e che ringraziamo.
Ormai da anni fate parte del panorama di corti cinematografici internazionali, il Premio Short on Rights che assegna Amnesty International riscuote grande interesse. Cosa apprezzano particolarmente i registi, i produttori della vostra manifestazione?
Apprezzano la qualità della selezione, apprezzano, questo è almeno il loro feedback, la cura con cui analizziamo in tutte le fasi di selezione i loro corti, la cura che mettiamo nella qualità di proiezione che è in formato DCP e quella che cerchiamo di avere nella loro accoglienza e ospitalità al Festival.
Quali sono, per voi, i punti più importanti del vostro festival?
Difficile rispondere ad una domanda del genere, forse sarebbe più corretto rispondere che non ci sono punti più o meno importanti ma che un festival è un insieme di anime che fanno in modo di combinare al meglio professionalità e passione e che vogliono, sperano, auspicano che un territorio diventi comunità sotto l’egida di quell’arte meravigliosa che è il cinema.
Il 9 novembre avete assegnato, in una proiezione riservata ai soli soci, uno dei premi più ambiti e sentiti del festival, il Premio Nie Wiem al Miglior Cortometraggio di impegno sociale. Com’è nato questo premio?
Per noi fondatori, un punto fermo del progetto, fin dalla prima edizione, è l’impegno sociale. Per noi l’arte e soprattutto la settima arte ha un grande potere evocativo e questo implica anche una grande responsabilità: un dovere di usare questo potenziale per promuovere il cambiamento, per realizzare l’utopia di un mondo migliore. Per questo abbiamo voluto fortemente dare un’impronta sociale al nostro concorso e, in generale, al festival, sia attraverso il Premio Nie Wiem per il Miglior Cortometraggio di Impegno sociale, sia con la selezione dei corti sui diritti negati a cura di Amnesty International, sia con le proiezioni dedicate ai detenuti con il progetto “Oltre le mura”, in collaborazione con il Garante dei diritti della persona delle Marche.
La nostra associazione, infatti, si occupa di cultura, nella sua accezione politica più alta, volta a contribuire, nel nostro piccolo, al miglioramento della società. Per questo portiamo avanti diversi progetti nelle carceri, abbiamo anche svolto attività con i pazienti psichiatrici e, in generale, cerchiamo di valorizzare eventi e artisti che stimolano una riflessione critica, una crescita consapevole delle coscienze e un impegno attivo nella società.
A chi è stato assegnato il Premio Nie Wiem al Miglior Cortometraggio di impegno sociale e perché avete scelto proprio quello?
Abbiamo assegnato il Premio Nie Wiem a Reginetta di Federico Russotto, «per avere saputo mettere in scena una fiaba in cui abbiamo creduto a lungo, costringendo le persone in carne e ossa a conformarsi ai personaggi della nostra fantasia; per avere narrato, con il linguaggio delle immagini, la trasformazione di quell’apparente sogno in un incubo reale, con un montaggio estetico che si rivela, scena dopo scena, uno smontaggio ideologico, tanto da sferrare, con l’espediente favolistico, una giusta critica alla presunzione di controllare il corpo della donna affinché corrisponda a un modello di bellezza artificiale al servizio delle aspettative sociali, affrontando nel giusto modo il tema di genere con un film di genere».
Tante le proiezioni, gli incontri, le masterclass, quest’anno di cosa andate particolarmente fieri?
Anche in questo caso, entrare nello specifico significherebbe togliere una pietruzza, per quanto bella, da un mosaico più articolato. Se proprio dobbiamo segnalare qualcosa: la nascita di un premio, il Premio Angelo Guglielmi, dedicato a una straordinaria figura del panorama culturale italiano, premio che è stato consegnato a uno dei grandi maestri del nostro cinema italiano ed europeo, Marco Bellocchio, alla presenza del figlio di Angelo, Carlo Guglielmi.
Il Corto Dorico Film Fest è entrato nel vivo dal 2 al 10 dicembre, cosa avete riservato per il vostro pubblico?
I numeri spesso vengono tacciati di essere freddi ma forse in questo caso vale la pena di usarli per dare lo spessore del nostro programma: 70 appuntamenti tra proiezioni ed eventi, 65 ospiti, insomma 9 giorni si spera interessanti, coinvolgenti e appassionanti per il nostro pubblico.
Cosa vi aspettate dal pubblico che partecipa alla manifestazione?
Nelle nostre iniziative cerchiamo sempre di coinvolgere il nostro pubblico. Quindi anche con Corto Dorico chiediamo agli spettatori e alle spettatrici di essere parte attiva della manifestazione: come negli anni passati, anche quest’anno il pubblico ha avuto la possibilità di scegliere, durante le due semifinali “Corto Slam”, due corti da mandare in finale. Inoltre, durante la Finalissima, il pubblico ha votato il proprio corto preferito a cui è stato assegnato, appunto, il Premio del Pubblico, che è andato a The Delay di Mattia Napoli.
Dal pubblico ci aspettavamo ciò che anche nel ventennale ci ha dato: la consueta calorosa e affezionata partecipazione non solo agli eventi ma anche all’ideazione e all’organizzazione delle nostre attività, per un totale di oltre 4500 spettatori. Siamo una realtà senza scopo di lucro, che quindi si regge, per la maggior parte, sul contributo benevolo e sul volontariato delle persone che credono nell’importanza delle nostre attività. Per questo ogni anno facciamo una “Chiamata alle Arti” per aprire le porte della nostra associazione e coinvolgere coloro che condividono i nostri principi ed ideali nella realizzazione concreta delle nostre attività.
E cosa vorreste dire loro?
Innanzitutto, li ringraziamo per averci seguito anche quest’anno numerosissimi, poi chiediamo di continuare a sostenerci non solo con la presenza ma con una donazione oppure associandosi a Nie Wiem per aiutarci a resistere in una fase difficile per il nostro paese, oltre che per il mondo intero.
Grazie per essere stati con noi e in bocca al lupo!
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