Addio al capitano Robin Williams
Comico sopra ogni immaginazione
“Carpe diem – cogli l’attimo” è la frase che ha accompagnato per anni, generazioni di ragazzi, tutti coinvolti nel film “L’attimo fuggente”, ormai un cult, che vide Robin Williams indossare i panni di un professore inglese, John Keating, insegnante straordinario, che spinge i suoi allievi ad essere e a diventare uomini straordinari, più che eccellenti studenti. Cogli l’attimo, perché esso fugge e va via. Cogli un attimo della vita, dell’amore, dell’amicizia, perché la vita è fatta di attimi.
Questa forse è la figura che più si addice ai tanti personaggi che Robin Williams ha portato sullo schermo e che hanno reso l’attore americano un idolo in tutto il mondo. Comico sopra ogni immaginazione, nel telefilm “Mork e Mindy“, si fece conoscere al grande pubblico non solo americano, ma mondiale, che con il suo “nano nano” salutava gli spensierati pomeriggi dei giovani e giovanissimi.
Poi, come solo in America accade, il salto nel mondo del grande cinema, con parti non solo comiche, ma anche drammatiche, sempre alla scoperta di se stessi. Sì, perché i personaggi di Williams hanno sempre sperimentato il nostro essere, uomo o donna che sia. Ci hanno fatto ridere, sorridere, riflettere, piangere, con una interpretazione che solo un attore così bravo, poteva attribuire ai suoi personaggi. Un mostro nella recitazione, qualcosa che andava al di là della vita scenica.
Grazie a lui la vita e le emozioni di “Patch Adams” sono arrivate nelle case di tutto il mondo, per farci conoscere il dottor Adams, un uomo che aveva fatto della risata una terapia per i malati. Una risata che Williams ha trasmesso impersonando non solo il dottor Adams, ma anche in altre sue performance e che continuavano a farci sorridere. Chi invece non riusciva a sorridere più, era proprio lui.
Peccato che questa nuova malattia, la depressione, abbia colpito anche Williams. Continua a mietere vittime, la depressione, qualcosa che si insinua nella nostra mente e che impedisce a tanti di continuare a vivere e di trovare in questa qualcosa di positivo. Eppure in molti avrebbero detto che, l’eterno Peter Pan, nella pellicola di Steven Spielberg “Hook – Capitan Uncino”, divenuto grande ma rimasto nel cuore sempre bambino, che torna sull’Isola che non c’è per continuare la sua battaglia contro Capitan Uncino, non poteva non accorgersi che nel mondo ci sono tante cose per cui sorridere e per vivere. Trovare una via d’uscita, sperando che sia dolce, come il film ambientato durante la dura guerra in Vietnam, con “Good Morning, Vietnam”, dove un giovane soldato si dedica a portare il buon umore, attraverso la radio dell’esercito americano, con il personaggio dello speaker d’eccezione, una rivelazione per Williams.
Attore che sceglieva sempre con attenzione i film da interpretare, sfidando la sua stessa bravura. Come quando si trasforma in donna, impersonando un’attempata governante in “Mrs. Doubtfire”, per poter restare accanto ai figli e riconquistare la moglie dalla quale stava divorziando. Anche questo è amore e comprensione, un uomo, deve sapersi sempre mettere nei panni della donna, se la propria, ancora meglio.
Tanti film di successo, tante interpretazioni, pochi premi. Il pubblico lo ha sempre premiato, e finalmente, dopo anni arrivò anche l’Oscar, come miglior attore non protagonista, in “Genio ribelle” accanto a Matt Damon. Non ha disdegnato alcun ruolo, come quello del film “Jumanji”, dove ritornava da un mondo fatato. E che dire della sua interpretazione futuristica e drammatica dell’”Uomo bicentenario”, dove interpreta un robot che, toccato dall’umanità dei suoi padroni, vuole diventare umano.
E poi ancora e ancora film, che non si potrebbero elencare in un solo articolo, non basterebbero le pagine per poter ricordare un genio del calibro di Robin Williams, dei suoi tanti personaggi, delle sue sfaccettature, che hanno animato i cuori e lo spirito di tanti. E allora “Addio, capitano, mio capitano” conoscitore dei sentimenti, pronto al sorriso e allo scherzo, sempre attento alle bellezze dell’uomo.
Non importa se si sia ucciso, se abbia detto no alla sua vita a 63 anni, di lui restano le sue interpretazioni, i suoi film, che lo hanno reso immortale, che importa se per una volta non ha saputo cogliere il suo attimo.
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