Al CFF la storia del regista Luciano Salce

Emanuele Salce presenta L’uomo dalla bocca storta il documentario che ripercorre la vita del padre Luciano

Emanuele Salce, attore, regista, sceneggiatore, è stato il protagonista della terza serata del Castiglioni Film Festival a Castiglion Fiorentino, con il documentario L’uomo dalla bocca storta, che racconta la storia di suo padre, Luciano, attore, regista, conduttore televisivo e radiofonico, scrittore, sceneggiatore. Considerato, da chi ha lavorato con lui, un uomo geniale e pieno di idee, instancabile e ironico narratore del suo tempo.

Nel documentario, infatti, appaiono contributi di molti artisti che hanno lavorato con lui, come Paolo Villaggio, Franca Valeri, Lino Banfi, Catherine Spaak, ma anche Lina Wertmuller, Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, e molti altri personaggi del mondo dello spettacolo, tra essi anche il critico cinematografico Alberto Pezzotta. Il documentario vede la presenza anche di Emanuele Salce, figlio del noto artista che si è dedicato per molto tempo alla realizzazione dello stesso, insieme ad Andrea Pergolari con il quale ha condiviso non solo la regia, ma anche la sceneggiatura.

Sul palco, infatti, insieme al giornalista Alessandro Boschi, c’erano entrambi i registi che hanno condiviso con il pubblico aneddoti, racconti legati ad uno dei più proliferi uomini di spettacolo, oggi poco ricordato e omaggiato. Basti pensare che Luciano Salce è il regista di Fantozzi e del Secondo tragico Fantozzi, commedie/grottesche il cui personaggio, ideato da Paolo Villaggio, fu trasportato al cinema sotto la direzione di Salce.

Questi due film, considerati i migliori della saga fantozziana, già dovrebbero portare alla memoria di molti il personaggio di Salce che, invece, resta quasi un’incognita, nonostante la sua presenza constante in tv, radio e al cinema. Tanti, infatti, sono i film che lo hanno visto dietro la macchina da presa, come Colpo di stato, Il federale, Vieni avanti cretino,

A presentare la proiezione e in un secondo tempo il dibattito, Rocchina Ceglia e Dario Monticelli, che hanno accolto gli ospiti e poi lasciato spazio alle domande che Boschi ha rivolto ai due registi. Racchiusi in un’aria goliardica, con la complicità di Emanuele Salce, capace di ironizzare e divertire il pubblico con la sua voce e la sua imitazione di Vittorio Gassman con il quale è cresciuto da bambino, parlare dell’ironico Luciano Salce, è stato un momento divertente.

La sua figura, che ha attraversato il panorama dell’intero mondo dello spettacolo italiano, partendo anche dalle sue vicissitudini giovanili, dalla sua dura esperienza in guerra, ne delineano il carattere e la scelta di voler rappresentare senza freni, la borghesia italiana. Tanti gli amici che lo accompagneranno nella vita, tra cui Adolfo Celi che lo porterà addirittura in Brasile a lavorare con lui. Tante anche le esperienze che lo affiancheranno ai tanti personaggi noti e meno noti, del mondo dello spettacolo, che ricordano di lui il suo modo ironico, come il suo approccio molto discreto nel lavoro.

Emanuele insieme ad Andrea Pergolari, ne tracciano una figura che entra a far parte della storia del mondo dello spettacolo italiano, che in quegli anni poteva permettersi di ironizzare con la società e con la politica attraverso ciò che portavano in scena. I due registi, uno figlio di Salce, l’altro suo conoscitore, avendo scritto la tesi di laurea sul regista scomparso, hanno attivato, per il centenario della sua nascita, anche una mostra interessante, che ripercorre la vita personale e artistica dell’attore, regista, andando a ricercare e scovando clip, registrazioni, testi, riposti in scatoloni o in archivi e mai ripresi.

È stata una serata interessante, divertente e istruttiva sul mondo dello spettacolo, sulla vita di Luciano Salce e sulla modalità per cui alcuni personaggi restano noti anche ai posteri e altri meno: mai parole di Lina Wertmuller furono più realistiche.

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Sissi Corrado

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