American Sniper un capolavoro di Clint Eastwood

La vita di un eroe americano della guerra in Iraq

Fare film è una cosa difficile, e in questo momento una pellicola che ci parla di guerra ancora più arduo. La guerra in questione è quella in Iraq, in quello che accadde subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001. Il film in questione è American Sniper, per la regia di Clint Eastwood che ci racconta un’America esaltata nel suo ruolo di vendicatrice dei mali del mondo e tutto l’entusiasmo del corpo dei Navy Seal di cui fa parte il nostro protagonista, Chris Kyle.

Tratto da una storia vera racconta di Kyle originario del Texas, che si arruola in uno dei corpi militari più forti d’America, un po’ per convinzione, un po’ perché in fondo la sua vita appare abbastanza insulsa, tra rodeo drive senza gloria e storie d’amore fallimentari. È un uomo semplice, vissuto senza grandi avvenimenti, ma una sera, mentre guarda quello che succede dall’altra parte del mondo, decide di intraprendere la strada militare, una strada che lo renderà celebre. La guerra però non è uno scherzo, l’Iraq è un posto senza salvezza, fatto di pietra e terra e fango e tempeste di sabbia, un paragone che può essere fatto anche con l’anima delle persone che hanno vissuto gli anni di guerra. Kyle però è il tipico americano robusto che non cede.

Il film è interpretato da un Bradley Cooper che qui appare molto diverso da come eravamo abituati a vederlo, per esempio in Una Notte da Leoni, dove l’attore si presentava magro e fighetto. In questa pellicola la sua stazza è notevolmente aumentata, il carattere si è irrobustito, è diventato un uomo di poche parole e di pochi e sinceri sentimenti, anche se ha il tempo di trovarsi una bella moglie. Nonostante il suo amore per lei e per il bambino che aspetta, non rinuncia alla chiamata alle fatiche del fronte.

La donna della vita di Chris è Taya, interpretata da Sienna Miller, chiaramente bellissima e che piange continuamente la sua lontananza. Lei è consapevole del lavoro scelto da suo marito, ma è preoccupata e vorrebbe che restasse a casa con lei e il loro bambino. Difficile il rapporto che c’è nelle famiglie dei militari, in particolare in quelle dove questi partono per missioni in paesi sperduti o di guerra. Anche se nel film non viene sottolineata la complessità della situazione, ma solo accennata, non si può non pensare ai difficili rapporti che ci sono tra chi parte e chi resta a casa.

Nel frattempo Kyle parte per il fronte più volte, riuscendo a tornare a casa sempre in buone condizioni fisiche, ciò che invece peggiora è il suo stato: la guerra, le missioni, gli amici e i compagni persi sul campo, le difficili scelte del suo essere cecchino, lo distruggono dall’interno. Le immagini raccapriccianti della guerra contro quelli che più volte chiama selvaggi gli si incastrano nella mente e lo trasportano in una sua deriva mentale in cui la moglie si sente tagliata fuori. Questo sentirsi fuori dal suo mondo mette in crisi Taya, che vorrebbe essere un’ancora alla quale farlo aggrappare, un rifugio dagli orrori, ma proprio per questo motivo, lui la tiene lontana.

Chris intanto è diventato un supereroe come vuole la migliore tradizione americana, un vero duro che non si graffia, che resiste a tutto e tutti, ammirato e temuto al tempo stesso. È così bravo che diventa addirittura il cecchino più ricercato del mondo, con una taglia sulla testa e un soprannome che lo identifica per le sue imprese militati: lo chiamano Leggenda.

E qui l’eco americano si fa sentire implacabile, quando ci racconta dell’uomo che ha ucciso in assoluto più militanti (tra cui anche crudeli terroristi) grazie ai suoi colpi micidiali e perfetti, con i suoi occhi, bellissimi e azzurri (un po’ come il giovane Clint Eastwood nei film western) infallibili. Hanno detto che Kyle è il simbolo dell’eroismo e del coraggio ma anche la figura dell’assassino invasore senza scrupoli. La dualità di ciò che appare per l’esercito che lo ha addestrato nel suo lavoro e ciò che appare per i suoi nemici è ben delineata nella comprensione di essere ciò che si è per fazioni opposte.

Nel film pochi barlumi di ripensamento sulla giustezza di questa guerra e il dubbio raggiunge anche lo spettatore, che, in questi anni, ha seguito poco i film riguardanti la guerra in Iraq, quasi a volerla cancellare da ciò che sente e vede sempre in TV. Ma poi la spettacolarità delle operazioni militari e la tenacia del soldato che non sbaglia un colpo rapiscono l’attenzione in una sublimazione della sofferenza che si fa autocompiacimento. Come tutte le volte che si racconta una storia vera, la sceneggiatura è completa, finita, e nel tripudio di esaltazione, il finale si avvale di immagini di repertorio.

Il soldato Kyle è tornato dalla guerra dopo aver finito la sua ultima missione, e muore proprio quando sembra aver ritrovato la pace interiore, in una giornata dedicata ad aiutare un reduce in un poligono di tiro, dopo aver salutato la famiglia a cui aveva finalmente ridato la sua presenza. Un tripudio di folla accompagna le sue esequie, la bara attraversa l’America e gli striscioni di saluto con le bandiere a stelle e strisce riempiono addirittura le autostrade, dove la gente si sofferma sui cavalcavia per salutare la salma dell’eroe. Un tripudio tutto americano per un eroe americano.

Fare un film sulla guerra è molto difficile, in particolare quando gli spettatori non hanno apprezzato altri film sullo stesso conflitto. Infatti ciò che si aspettava come incassi hanno registrato un successo inaspettato. Ma stavolta Eastwood ha superato se stesso, girando il film che è divenuto il film di guerra con il maggior incasso di sempre, superando Salvate il soldato Ryan.

Nonostante si parli di morte e barbarie, il risultato è perfetto, senza sbavature, senza inutilità. Crudo, obiettivo e autentico. Naturalmente, come molti film sul genere, ci sono state critiche discordanti sullo stesso, c’è chi ha apprezzato il lavoro e la regia di Clint Eastwood, chi meno, notando che nel film mancava qualcosa, anche se la maggior parte ha apprezzato il film, come il pubblico, del resto. Sta di fatto che lo stesso ha ricevuto molte nomination, vincendo l’Oscar come miglior montaggio sonoro, Miglior performance maschile a Bradley Copper agli MTV Movie Awards, il premio come Miglior regista a Clint Eastwood ai National Board of Review Awards.

Sienna Miller, per comprendere meglio il suo personaggio, ha contattato la vera Taya, la quale ha instaurato un rapporto diretto con i due attori, permettendo loro di leggere le mail che lei si era scambiata con il marito durante le sue missioni.

Ci sono tre tipi di persone a questo mondo: le pecore, i lupi e i cani da pastore. Ci sono persone che preferiscono credere che nel mondo il male non esista. E se mai si affacciasse alla loro porta, non saprebbero come proteggersi. Quelle sono le pecore. E poi ci sono i predatori, che usano la violenza per sopraffare i deboli. Quelli sono i lupi. E poi ci sono quelli a cui Dio ha donato la capacità di aggredire e il bisogno incontenibile di difendere il gregge. Questi individui sono una specie rara, nata per affrontare i lupi. Sono i cani da pastore” dice Chris in una scena del film.

Titolo: American Snipers

Paese: USA

Anno: 2014

Genere: azione, guerra, drammatico

Durata: 123’

Regista: Clint Eastwood

Attori: Bradley Cooper, Sienna Miller, Cory Hardrict, Jake McDorman, Navid Negahban, Luke Grimes, Kyle Gallner, Owain Yeoman, Brian Hallisay, Sam Jaeger, Eric Close, Bill Miller, Max Charles, Tom Stern

Sceneggiatura: Jason Hall

Scenografia: Clarisse Cardenas, James J. Murakami

Fotografia: Tom Stern

Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach

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Sissi Corrado

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