Il cratere di Eufronio: 14 anni dal rientro in Italia

Foto Carolina Taverna

Storia di un reperto di inestimabile valore e del suo viaggio per tornare in Italia

Era il 18 gennaio del 2008 quando il Cratere di Eufronio faceva ritorno in Italia. L’imponente vaso alto 45 centimetri e con un diametro di 55, venne trafugato nel 1971 da una tomba situata nel comune di Cerveteri, precisamente nella zona di Greppe Sant’Angelo. L’importante ritrovamento è stato poi clandestinamente spostato in Svizzera e da lì venduto al Metropolitan Museum di New York, che lo ha riconsegnato successivamente ad accordi intercorsi tra Stati Uniti e Stato Italiano nel 2006.

Il cratere in questione è l’unico esemplare rimasto intatto di Eufronio, uno dei più dotati pittori tardo-arcaici che iniziò la tecnica a figure rosse. L’esemplare, datato intorno al 515 a.C. porta non solo il nome del famoso ceramografo, ma anche quello di Euxitheos come vasaio, segno dell’estremo pregio della suppellettile acquistata da qualche prestigiosa famiglia etrusca e deposto insieme al corpo del defunto come corredo funebre in una fastosa tomba simile a quelle ancora visitabili nella Necropoli della Banditaccia a Cerveteri.

Interamente figurato, il lato più celebre del cratere mostra una scena tratta dalla guerra di Troia: il corpo dell’eroe Serpedonte viene sollevato da due figure, personificazione del sonno e della morte, che riporteranno le vestigia nella terra natale dell’eroe, la Licia (antico territorio dell’odierna Turchia) per permetterne i funerali. A vegliare con un cenno della mano sul piccolo corteo funebre, è la figura centrale di Hermes, guida delle anime, mentre ai lati presenziano due soldati stanti e armati, Leodamante e Ippolito. Sul lato opposto del vaso, la scena rappresenta invece i preparativi alla battaglia di soldati in atto di armarsi e vestirsi. Come nella scena della morte di Serpedonte, a fianco di ogni figura scorrono i nomi scritti in greco che identificano i cinque soldati protagonisti della scena.

Entrambe le raffigurazioni dipinte da Eufronio si legano al tema della guerra, seppur non direttamente connesse tra di loro, identificando forse la tomba di un guerriero al quale potrebbe essere toccata la stessa sorte di Serpedonte, in ogni caso esponente di una nobile famiglia per la quale Eufronio dipinse il vaso.

Foto Carolina Taverna

Ammirare l’altissimo pregio di questo cratere attico è oggi possibile recandosi al Museo Nazionale Archeologico Cerite, dove è tornato nel 2014 dopo oltre 40 anni dalla sua scoperta. Insieme al cratere sono esposti molti altri oggetti provenienti dalla necropoli, e nell’esposizione è affiancato da un altro importante ritrovamento: la coppa di Eufronio e Onesimos, allievo prediletto che in questo caso realizza le figure lasciando invece al maestro il compito di ceramista. Probabilmente appartenente al santuario di Ercole in località S. Antonio a Cerveteri, la coppa è giunta a noi non integra, ma la complessa figurazione è però in parte visibile e in parte ricostruita attraverso lo studio dei frammenti superstiti, ed è interamente ispirata alle vicende della guerra di Toria. Anche in questo caso si tratta di una meraviglia restituita, un importante esempio di arte antica rinvenuta nell’etruria meridionale e datata tra il 490 e il 500 a.C. tornata in Italia nel 1999 dal J. P. Getty Museum di Malibù.

A causa degli scavi di frodo, il contesto e la ricostruzione della storia di questi due reperti resta ormai sconosciuta e irrecuperabile, ma tanti altri suppellettili e luoghi di ritrovamento sono oggi visitabili nel territorio di Cerveteri, e permettono di approfondire la storia della civiltà etrusca, tanto intrecciata a quella romana quanto diversa per usi e costumi.

http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/230/museo-nazionale-archeologico-cerite-e-necropoli-della-banditaccia

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Carolina Taverna

Diplomata al liceo artistico e laureata in studi storico artistici con tesi in arte contemporanea.

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