Il Cuore dell’Italia postunitaria

Edmondo De Amicis racconta la società di fine Ottocento

L’uomo che pratica una sola classe sociale, è come lo studioso che non legge altro che un libro.

Oggi si parla tanto di riscrivere il passato, quasi a voler eliminare tutto ciò che negli anni precedenti, ha contribuito a rendere la società e l’umanità ciò che è oggi. Peccato che ci sia tutta questa voglia di eliminare testi, film, immagini che provengono dalle società passate e che ne hanno caratterizzato il periodo. Non avendoli vissuti quei periodi, sono proprio i libri e, dove possibile, i film a poterci raccontare la realtà, le difficoltà e quindi le conquiste, nonché le cadute che si sono avute nel tempo.

Uno dei libri che secondo me, riesce a coinvolgere i più piccoli, ma anche a raccontare come si vivesse alla fine dell’Ottocento è Cuore di Edmondo De Amicis, un piccolo capolavoro della letteratura dedicata ai più piccoli, ma ricco di buoni sentimenti. Il libro ha al suo attivo circa 41 edizioni, è stato tradotto in 25 lingue e ha venduto 2 milioni di copie. Ci sono varie edizioni, quelle classiche che lo vedono nelle collane di romanzi, ma anche quelle specifiche per la scuola, con spunti per approfondirne la storia. Una delle curiosità più interessanti è quella relativa alla sua prima pubblicazione che coincide con il primo giorno di scuola.

L’autore, nello scrivere il romanzo, si ispirò agli eventi che lo videro protagonista alle scuole elementari, ma anche a ciò che accadde nella scuola dei suoi figli. Un modo per raccontare la realtà che lo circondava e che per questo ha reso Cuore un punto di riferimento per la conoscenza dell’epoca.

Il libro ha una struttura a diario, nel quale, però, è presente anche un epistolario, lettere che il padre scrive ad Enrico. Qui il protagonista, che vive a Torino, cominciando dal primo giorno di scuola, racconta eventi particolari che accadono durante l’anno scolastico. È un libro di formazione che in passato è stato punto di riferimento per tutti quei giovani che credevano nei valori enunciati. Il linguaggio utilizzato è quello del tempo, che a noi appare particolare, perché alcuni termini ormai sono in disuso. Il periodo, invece, è quello dei primi anni dell’unità d’Italia, quando bisognava unire le persone per renderla un paese unito e collaborativo.

Il protagonista del libro è Enrico Bottini che frequenta la terza elementare. I suoi racconti scolastici hanno come protagonisti e suoi compagni di classe: Garrone, Franti, Derossi, Crossi, Precossi, Nelli, Coretti, solo alcuni, con i loro caratteri e le loro vicissitudini. Ci sono le storie del suo maestro Perboni, che lo accompagnerà in quest’anno scolastico, ma anche della sua ex maestra e del maestro del padre. Punto di riferimento per la storia anche la sua famiglia, i cui genitori, accorti e vicini al bambino, lo aiutano elargendo consigli e qualche accenno al fratello e alla sorellina.

Sono tanti i temi trattati dal libro. Si parla della scuola in un momento in cui l’analfabetismo era diffusissimo e nonostante l’obbligatorietà della stessa, molti figli di contadini e operai, non avevano questa opportunità. All’epoca, come oggi, nelle classi i bambini provenienti da più stati sociali, condividevano l’istruzione, almeno alle elementari, poi, già nelle classi successive, si potevano incontrare solo ragazzi che avevano le possibilità per continuare a studiare.

Si parla delle guerre d’Indipendenza combattute dagli italiani e quindi dell’esercito, dell’onore, dell’amor di Patria, così sentito in quel periodo. Si parla degli operai, delle lotte per il lavoro, del lavoro stesso, facendo conoscere anche i sacrifici che i genitori, spesso, facevano per mandare i loro figli a scuola. Di immigrazione, con i poveri contadini del sud che si trasferivano al nord in cerca di lavoro. Si parla anche dei bambini con difficoltà, come i giovani cechi, oggi diremmo non vedenti, ragazzi disabili che allora non avevano le stesse opportunità che hanno oggi.

Come detto in precedenza, nel diario di Enrico vengono raccontati alcuni giorni particolari, ma anche le storie mensili che il maestro racconta ai suoi alunni. Sono storie dove i protagonisti sono giovani o giovanissimi eroi del tempo, pronti al sacrificio e a dare un aiuto alla famiglia. Si parla quindi della Piccola vedetta lombarda, spunto per narrare la guerra d’indipendenza della Lombardia del 1859; Il piccolo scrivano fiorentino, sul sacrificio di un bambino che passava le notti ad aiutare il padre nel suo lavoro di scrivano; Il tamburino sardo, un giovanissimo eroe della prima guerra d’Indipendenza del 1848; Sangue romagnolo che racconta del giovane Ferruccio che dà la propria vita per salvare quella della nonna; Valor civile, dove a un ragazzo che aveva salvato un compagno, viene consegnata una medaglia al valor civile dal sindaco; Dagli Appennini alle Ande, la storia di un ragazzino genovese, Marco, che parte per il sud America alla ricerca della madre; Naufragio, dove un giovane si sacrifica per una ragazza.

Come accennato prima, il sacrificio, l’impegno, sono temi importanti per questo libro che vengono utilizzati per insegnare l’amore verso gli altri, verso un ideale o un sentimento che prevale sull’egoismo. Perché leggere oggi un libro del genere? Cuore non è una favola o una fiaba, è la visione di un periodo che racconta l’Italia, ma non solo. In ogni parte del mondo, in quel periodo, c’erano sentimenti simili che animavano l’umanità e che erano condivisi da molte persone. È un modo per conoscere la storia, ma anche l’animo umano, in particolare per imparare a condividere esperienze e momenti, allontanando gli egoismi, per qualcuno saranno argomenti retorici, ma il libro ci fa conoscere la miseria, i contrasti, così presenti e forti in quegli anni.

Ispirato a questo libro c’è una filmografia interessante che comincia con un già nel 1915/16 quando viene girato un serial cinematografico diretto da Vittorio Rossi Pianelli, Leopoldo Carlucci e Umberto Paradisi. Nel 1948 Vittorio De Sica è il maestro Perboni in Cuore, diretto da Duilio Coletti, qui il protagonista è il maestro. Un’altra versione di Cuore viene girata da Romano Scavolini nel 1973. Nel 1984 è Luigi Comencini che dirige lo sceneggiato della Rai. L’ultima versione di Cuore è targata Canale 5, diretta da Maurizio Zaccaro con Giulio Scarpati nella parte del maestro Perboni e Anna Valle in quelli della maestrina.

Oltre a sceneggiati e film anche gli anime giapponesi si sono dedicati al libro, che del resto, è fra quelli più diffusi nel mondo insieme a Pinocchio. Nel 1979 ci sono 4 episodi (116 – 119) della serie Le più belle favole del mondo, mentre nel 1981 esce una serie dedicata interamente a Cuore, in 26 episodi della Nippon Animation.

Dagli Appennini alle Ande è tra i racconti mensili che hanno riscosso maggior successo per la storia e quindi di pubblico. La storia del piccolo Marco che lascia Genova per cercare la madre, andata con la famiglia nella quale sta a servizio, in sud America, ha suscitato molta ammirazione, tanto da essere sviluppato in un film diretto da Flavio Calzavara del 1943, riproposto in una nuova pellicola del 1959 con una produzione italo – argentina, diretto da Folco Quilici con Marco Paoletti. Entrambi i film hanno come titolo quello della storia. Nel 1990 c’è la prima miniserie TV italiana, diretta da Pino Passalacqua, seguita nel 2011 da Marco, miniserie spagnola diretta da Félix Viscarret.

Anche i giapponesi si sono lasciati travolgere dalla storia del piccolo e coraggioso italiano, pronto ad affrontare un viaggio lunghissimo alla ricerca della madre. La prima serie animata è del 1976, dal titolo Marco. Sono 52 episodi prodotti dalla Nippon Animation, forse la serie più conosciuta, proprio per la sua edizione più vecchia. Nel 1999, però, la stessa Nippon Animation produce un remake cinematografico della serie, Maruko Haha o tazunete sanzen ri, che riprende la serie animata, come confermano i tratti dei disegni della serie di Marco.

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Sissi Corrado

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