Intervista ad Alessandro Roma

Vestirsi paesaggi è la nuova mostra di Alessandro Roma a Bologna

Il 14 dicembre è stata inaugurata a Bologna la mostra Alessandro Roma. Vestirsi paesaggi, presso il Museo Civico Medievale di Bologna. Una mostra che sarà possibile visitare fino al 2 marzo 2025 e che rientra nel progetto ART CITY Bologna 2025 per promuovere iniziative, mostre ed eventi all’interno della città. L’arte, la cultura che si avvicinano ancor di più alle persone, permettendo alla bellezza e all’ingegno di mostrarsi in tutte le sue forme.

Un percorso, quello di Alessandro Roma, che si snoda tra le stanze del Museo Civico Medievale e che cerca di non contrastare l’arte sposta, quanto, invece, di adeguarsi ad essa, lasciando una scia artisticamente adeguata al luogo, all’ambiente, alla fantasia dell’artista che ha creato l’opera. Ne ho parlato con l’artista che ha gentilmente risposto alle domande.

Alessandro, prima di tutto la ringrazio per aver accettato il mio invito. Vestirsi paesaggio è la sua nuova mostra, cosa vuol rappresentare?

Grazie a lei. La mostra non credo voglia rappresentare nulla, in particolare nel mio caso, e se è quello l’intento diventano didascaliche e comunicative come l’informazione. Credo invece, che attraverso la mostra si possa coraggiosamente mostrare un punto di vista sul mondo.

Le sue opere sono in mostra presso i Musei Civici d’Arte Antica a Bologna. Come ha conciliato l’arte antica esposta nel museo con i suoi lavori?

Visitando il museo almeno una decina di volte prima di iniziare a costruire la mostra e facendomi invadere dalle meraviglie conservate nelle sale del museo.

Le opere esposte sono nove e rappresentano il lavoro che fa con la pittura, la scultura, la ceramica. Com’è riuscito a elaborare tutti questi materiali e a dar loro una forma equilibrata?

Non so se ci sia una equilibro, ma credo ci sia un filo che attraversa questi materiali a tal punto da farli dialogare tra loro.

Quale materiale che utilizza predilige e perché?

La materia, che sia ceramica o tessuto, in questo specifico caso ha la stessa attrazione che continua a parlarci dopo secoli.

Quale delle opere esposte, secondo lei, rappresenta maggiormente lo spirito del progetto?

Non ho idea è sinceramente non sono interessato a trovarla. Mi piace l’idea che una mostra possa avere uno spirito, ma questo non lo si trova in una singola opera, ma nel lavoro corale che esse fanno tra di loro e lo spazio espositivo dove sono installate.

Quali messaggi, invece, pensa possano arrivare ai visitatori?

Questo mi è completamente estraneo, altrimenti torniamo sul piano della comunicazione e l’arte è un’altra cosa.

Come nasce e cresce una sua opera?

Da un forte desiderio che ha bisogno continuamente di essere alimentato dal vivere quotidiano.

Lei si è trasferito a Faenza dopo aver girato molte grandi città. Che cosa l’ha attratta, in particolare, di questa cittadina?

Volevo trovare un trascorrere del tempo diverso.

Come vede Bologna nel panorama artistico odierno? Quali sono i suoi punti di forza?

Non so dirle, di certo è una città che ha avuto una storia recente ricca di sperimentazione.

La sua mostra si annovera nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025, un insieme di mostre, eventi, iniziative che animeranno la città.

Sono felice di far parte di questo programma e devo ringraziare Lorenzo Balbi per l’invito e Mark Gregory D’Apuzzo per il supporto all’interno del museo.

Grazie e in bocca al lupo!

W i lupi!!!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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