Isabel, una storia di giustizia
In scena la storia dei giovani argentini desaparecidos
L’Argentina è una terra di danza, di bellezza, d’amore. Ma è anche una terra che ha subito, nel secolo scorso, una continua evoluzione dittatoriale, sfociata nel massacro dei propri giovani, nell’indifferenza totale di chi sapeva e ha taciuto e di chi ha eseguito gli ordini, infischiandosene dell’umanità, della decenza e delle persone. È una storia recente che lascia l’amaro in bocca e che vede protagonisti migliaia di giovani uccisi dai soldati dopo essere stati torturati.
Sono molte le storie che si accordano a questa vicenda, messa in evidenza dalle loro mamme e dalla loro protesta costante e silenziosa, durata anni, ma ancora attiva: loro, le mamme di Plaza de Majo, divenute anche nonne. Storie che oggi, a distanza di anni, fanno il giro del mondo e che ci richiamano al sentimento di giustizia.
Uno degli episodi più gravi dell’allora dittatura, furono i mondiali di calcio del 1978, quando il mondo era già a conoscenza dei desaparecidos giovani donne e uomini che sparivano all’improvviso, condotti in prigioni sommarie, torturati e spariti nel nulla. Solo in seguito si scoprirà che furono gettati nell’oceano in quelli che sono identificati come i voli della morte.
Lo spettacolo Isabel tratto da una storia vera, di Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo, con Caroline Loiseau e musica dal vivo Marco Memetaj, vincitore Premio Presente Futuro 2024 Teatro Libero Palermo e del Premio Zero in condotta – Cobas, è andato in scena al Teatro di Villa Lazzaroni di Roma, e prende vita da queste vicende ormai storiche, ispirandosi, in particolare, a quelle di Victoria Donda, la prima figlia di desaparecidos ad essere eletta alla Camera dei Deputati argentina.
La giovane donna scopre di essere figlia di desaparecidos. Il padre, fratello di uno di quei soldati viene ucciso poco dopo l’arresto, la madre, invece, solo dopo aver partorito. E qui sarebbe ancora più lungo il discorso che ci porterebbe a parlare di tutti quei bambini che furono portati via dalle loro giovani madri e consegnati ai militari del governo, a famiglie vicine al regime, con problemi di fertilità, o addirittura a famiglie straniere.
In questo racconto, che denota le ricerche e l’attenzione per la storia di Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo, ci sono anche molti altri episodi che raccontano di una strage che all’epoca era conosciuta ma tenuta sotto silenzio per legittimare un governo vicino alle potenze occidentali, uno scempio che ha distrutto migliaia di vite. E come raccontare una storia argentina senza la musica? in Isabel interpretato da Caroline Loiseau ci sono le parole del teatro, che toccano le corde più sensibili dell’essere umano, i gesti che accompagnano la danza, avvolgono lo spettatore trasportandolo in luoghi diversi e la musica, suonata dal vivo da Marco Memetaj giovane musicista che attraverso la sua chitarra, ci immerge in un paese che nonostante la povertà, vive per la musica.
La Loisseau si affaccia in questa interpretazione con decisa voglia di raccontare una storia dura, tremenda per effetti, decadente per la mostruosità dei fatti e decisamente triste se non disperata, per l’impotenza che trasmette. C’è la rabbia di chi vuole giustizia e la voglia di giustizia per dei delitti che ancora oggi, restano impuniti. La sua interpretazione in danza racconta tutto ciò, coinvolgendo il pubblico, ma lasciando l’amaro in bocca.