Francisca Berton racconta Respirando el porvenir flamenco

Flamenco e teatro per parlare del respiro della vita, del futuro

Il 19 aprile al Teatro di Villa Lazzaroni di Roma, andrà in scena Respirando el porvenir flamenco, uno spettacolo di flamenco e teatro, con ideazione coreografia e regia di Francisca Berton. Lo spettacolo racchiude in sé musica, canto, danza, poesia, con la presenza di un coro e del flamenco, un insieme di arti che provano a far riflettere lo spettatore, ponendo interrogativi sempre più attuali.

Lo spettacolo è patrocinato moralmente dall’Ambasciata di Spagna. Ne ho parlato insieme a Francisca Berton che ringrazio per essere qui, sulle pagine di CulturSocialArt.

Benvenuti! Con te parlo di musica, teatro, danza, canto. Cos’è Respirando el porvenir flamenco?

È uno spettacolo di flamenco e teatro: musica, cante, danza e poesia.

Ciò che portate in scena è un insieme di arte capace di far sognare e vibrare gli animi. Come hai cucito il tutto nello spettacolo?

Il trait de union è il flamenco che si esprime su musiche tradizionali ed originali, con la versatilità che contraddistingue questa espressione d’Arte, passando da respiri e canti popolari a ritmi serrati e espressioni più essenziali del cante flamenco.

Lo spettacolo vuole porre interrogativi, che facciano riflettere gli spettatori. Quali sono, invece, gli interrogativi che vi guidano nel mondo dell’arte e della vita?

Cerchiamo di vedere più cose possibili (spettacoli, film…), di documentarci leggendo e partecipando a più eventi possibili che rappresentano il nutrimento essenziale; cerchiamo elementi che facciano sì che si costruisca il nostro alfabeto e con quello comunicare i nostri pensieri, cercando di non dimenticare di lasciare anche fluire la parte più emotiva, impalpabile e necessaria. Perché questo avvenga è necessario studiare, essere curiosi, approfondire.

Questo è il motivo che ci porta ogni volta in Spagna o agli stages con Maestri spagnoli, ancora dopo tanti anni, a prendere lezioni di flamenco, ad aggiornare la tecnica e a vedere di persona quanto il cambiamento si sia fuso con la tradizione a cui è necessario rivolgersi sempre in questa Arte. Conoscere la tradizione è fondamentale per potersi poi prendere la libertà di esplorare e creare un proprio linguaggio.

Il mondo artistico è rivolto soprattutto a tanti giovani che studiano e si impegnano per migliorare le loro capacità. Cosa diresti ai giovani che stanno intraprendendo un’attività così impegnativa?

Che ci vuole perseveranza, la ‘testa dura’ come si dice J

Rialzarsi dopo le cadute, fare un bel respiro e riprendere a seguire la propria traiettoria. Sicuramente studiare il più possibile per poi avere gli strumenti per esprimere la propria soggettività. Abbiamo avuto la fortuna di avere buoni Maestri, ma anche meno buoni e questo è stato fondamentale per capire e scegliere cosa cercare. Quando poi abbiamo iniziato a proporre i nostri spettacoli abbiamo imparato dai punti di forza e dagli errori, abbiamo cesellato la nostra opera. Abbiamo e continuiamo a farlo.

Amate fondere le arti e non è un caso che nello spettacolo ci sarà una partecipazione del coro Ensemble Respiro. Com’è stata ideata e gestita la loro presenza? Cosa apporterà allo spettacolo?

L’idea della rappresentazione del respiro e della coralità ci ha portato a pensare ad un canto corale. In particolare, l’inizio dello spettacolo è un risveglio, un nuovo inizio della consapevolezza anche del respiro. Respirare è un’azione molto particolare, sia inconsapevole che volontaria, vitale, autonoma o influenzabile, è la metafora del vivere immersi nel qui ed ora. Bruno Marocchini ha composto il brano “Respiro” e ha descritto in musica e con il coro esattamente ciò che avevo in mente.

I canti che interpreterà il coro nel corso dello spettacolo sono dei brani famosissimi nel flamenco, la loro presenza darà una sferzata di energia, di magia, un sapore antico che integrato in uno spettacolo di flamenco è qualcosa di diverso.

Avremo tutto il gruppo dei musicisti di flamenco, con cui collaboriamo ormai da anni: la splendida voce al cante flamenco di Ana Rita Rosarillo, che con la sua interpretazione arricchisce ogni momento flamenco; la chitarra di Sergio Varcasia, la seconda chitarra di Matin Kashanaki, il sax di Andrea Leonardi, le percussioni e il cajon di Paolo Monaldi.

Ci piace questa alternanza di momenti corali e della voce solista, è una dicotomia che ben rappresenta l’alternanza che volevamo fotografare.

Il vostro spettacolo debutterà al Teatro Villa Lazzaroni di Roma, cosa provate? Quali sono le vostre aspettative?

Siamo lieti di essere ancora una volta nella stagione del Teatro. Abbiamo una grande stima per la Direzione del Teatro che propone una programmazione interessante, varia, coerente. Ci piace molto il fatto di dover entrare in un parco, Villa Lazzaroni appunto, per entrare nel teatro. Crediamo che per il pubblico possa fare la differenza essere in uno spazio dove il tempo ha altre regole rispetto a fuori.

Cosa vi augurate per lo spettacolo e cosa augurate l’uno all’altra?

Auguriamo innanzitutto di divertirsi, ‘disfrutar’ godere dello spettacolo, della musica, del canto, delle poesie che Paolo De Pascale ha scritto per noi e narrerà.

Il nostro augurio riguarda sia il pubblico che chi sarà sul palcoscenico. E, come per ogni spettacolo che debutta, gli auguriamo di ripetersi e ripetersi e ripetersi J

Grazie e in bocca al lupo!

Crepi! Viva il lupo!

 

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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