Klimt: la mostra a Palazzo Braschi sulla Secessione e i rapporti con l’Italia

Foto di Carolina Taverna

Nella mostra, spazio è dato anche ad altri artisti come Wagner, Hoffmann, Olbrich, Moser e altri

Ha inaugurato lo scorso Ottobre a palazzo Braschi, Klimt. La Secessione e l’Italia, mostra attesa che ha portato una ventata di art nouveau nel museo romano. Gli ambienti del palazzo al primo piano, ospitano molte opere del famoso artista e degli altri a lui contemporanei, che ben esemplificano il momento storico e la nascita di un nuovo tipo di arte: il desiderio di realizzare non solo quadri, ma anche oggetti di alto artigianato come ceramiche e gioielli fu per la prima volta sintomo di una mentalità che si rinnova secondo il gusto del bello, ancora appannaggio di pochi considerando l’assenza di una produzione seriale di oggetti di simili, e segnerà l’inizio di una discussione tra produzione artigianale e produzione industriale il cui eco è ancora attuale. Insomma l’inizio del moderno non può non passare per la svolta artistica dei primi del 900, quando liberty, art nouveau o jugendstil (come venne chiamato nelle varie nazioni) portarono alla ribalta un nuovo gusto trionfante di oro e motivi floreali che sembrava esprimere tutta la joie de vivre di inizio secolo e che sposò pittura, scultura, architettura e non meno le arti applicate.

Foto di Carolina Taverna

La mostra a Palazzo Braschi, in un andamento storico temporale, parla dei rapporti di Klimt con l‘Italia, con una tradizione sentita come fardello che spingeva ancora verso la retorica storicista di Vienna, fino alla scoperta dei mosaici bizantini di Ravenna e di Roma. Inoltre sono presenti opere relative ai vari momenti pittorici di Klimt, che danno voce ad un passaggio di intenti non solo stilistico: i ritratti di dame della classe media, realizzati a partire dal 1890, sono perfettamente eseguiti in una riproduzione quanto più vicina al reale, una invidiabile tecnica che lo fece distinguere tra gli altri. La differenza fra questi quadri e i successivi ritratti di donna è ammirabile da tutti: la pennellata scomparsa nelle opere degli anni 90, dissolta per dare forma all’incarnato, ai vestiti, alle ombre e luci degli oggetti in una resa fotografica, diventa in opere come La Giuditta, una resa coloristica viva e campiture fatte di minuscole pennellate, che danno forma a figure vive e luminose dall’aria evanescente, delle quali non va tralasciare un dato nuovo: le donne di Klimt non sono più fotografie di donne borghesi, ma diventano studi e disegni su donne di un erotismo smaccato, una sensualità che si concentra tanto nei dipinti che nei disegni e studi dell’artista esposti nella mostra, e che crearono scandalo nella Vienna dei primi del 900.

Foto di Carolina Taverna

Nella mostra, spazio è dato anche ad altri artisti come Otto Wagner, Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich, Koloman Moser e altri, tutti inseriti nel medesimo contesto artistico di Klimt, produttori di uno stile moderno sia nelle nuove architetture della città, come le stazioni, che in manufatti artistici di alta qualità. In altre sale infine sono esposte anche opere di artisti italiani sulle quali l’influenza tanto di Klimt quanto dello stile secessionista è ben visibile, come nell’opera Preghiera di Felice Casorati esposta nella penultima sala.

La mostra inoltre ha il pregio di avere uno spazio dedicato ai tre grandi quadri delle facoltà dipinti da Klimt per l’Università di Vienna, poi ritirati, oramai noti solo attraverso footgrafie in bianco e nero, andati distrutti con i bombardamenti della seconda guerra mondiale. La Filosofia, La Giurisprudenza e La Medicina, nella sezione della mostra dedicata, possono essere ammirate su schermi con una ricostruzione coloristica ottenuta mediante studi su foto e bozze non andate perdute, e grazie all’uso di una intelligenza artificiale: un risultato interessante prodotto nell’ambito del progetto su Klimt di Google Arts & Culture.

Foto di Carolina Taverna

La mostra rappresenta un buon tassello di narrazione storico artistica, oltre ad essere un allestimento ricco e piacevole, non privo di capolavori. Prodotta con la collaborazione del Belvedere Museum e la Klimt Foundation, sarà visitabile fino al 27 Marzo 2022.

http://www.museodiroma.it/it/biglietti-e-prenotazioni/biglietti-e-audioguide

Carolina Taverna

Diplomata al liceo artistico e laureata in studi storico artistici con tesi in arte contemporanea.

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