La Compagnia Fort Apache compie 10 anni

Traguardo di partenza per la Compagnia Fort Apache

La Compagnia Fort Apache Cinema Teatro, fondata nel 2014 da Valentina Esposito compie 10 anni. Tutto è partito come una scommessa quando, dopo aver lavorato per una quindicina d’anni all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia insieme ai detenuti, è nata l’esigenza di trovare una collocazione al di fuori, per gli attori, che avevano fatto un percorso lungo e faticoso nel mondo della recitazione. Così la Compagnia Fort Apache è diventata l’unica compagnia stabile d’Italia e d’Europa che ha al suo interno ex detenuti regolarmente stipendiati.

In questi anni la compagnia non ha mai perso la mission iniziale, quella dell’integrazione e del reinserimento sociale. Una volta che queste persone hanno scontato la loro pena, ritornano all’esterno e il mestiere dell’attore rappresenta un lavoro che permette loro di muoversi nella società con un obiettivo. Così oggi, in giro per l’Italia ci sono circa 50 persone che lavorano sui vari progetti della compagnia.

Negli anni il gruppo, formato da ex detenuti e detenuti in misura alternativa, si è consolidato ed è cresciuto, anche nei luoghi, infatti non è coinvolto solo il carcere di Rebibbia, ma anche quello di Velletri. Con entusiasmo ha accolto le tante sfide che si sono presentate. Sono stati realizzati quattro spettacoli che negli ultimi tre anni girano l’Italia nei teatri comunali insieme alle altre compagnie italiane, due film per il cinema, quattro cortometraggi, di cui due, il 9 novembre, saranno proiettati al MedFilm Festival a Roma.

Un successo che segue non solo quello attoriale, quanto quello di ricollocamento delle persone che, scontata la propria pena, si ritrovano ad affrontare la vita fuori, quella con la realtà e possono continuare un percorso cominciato “dentro”.

Per festeggiare questi primi dieci anni della Compagnia Fort Apache, è stata organizzata una “settimana folle” come l’ha descritta Valentina Esposito, che ha aperto il lavoro laboratoriale a uditori e allievi di tutta Roma e nelle periferie, vivendo insieme l’esperienza laboratoriale, mostrando attivamente come nasce e si sviluppa un progetto e, infine, andando in scena con ciò che era stato prodotto durante la settimana, al Teatro del Lido di Ostia.

Un’altra iniziativa ci sarà il 29 ottobre, quando al Teatro Ateneo con il debutto dello spettacolo Mercoledì delle ceneri, che parla di violenza sulle donne, un testo visionario e molto forte che si avvale di una cornice grottesca. Un tema questo, che è stato affrontato cercando di mostrare la mostruosità delle violenze proprio attraverso il Carnevale e le sue maschere. All’interno della compagnia c’è stato un percorso comune di analisi del contesto culturale italiano, senza fare sconti a nessuno, nemmeno alla Chiesa Cattolica che nei secoli ha legittimato una certa idea della donna nel contesto sociale.

Lo spettacolo è una provocazione allo spettatore, “a coloro che non prendono una posizione rispetta a questo sistema patriarcale maschilista” come ha ricordato la stessa Valentina Esposito citando il pensiero di Michela Murgia. Mercoledì delle ceneri mostra la distorsione del mondo in cui viviamo, con una certa realtà delle cose che si potrebbe riassumere in una delle battute dello spettacolo: “avrebbe dovuto dire sì perché il volere del padre è il volere di Dio, perché Dio masculo è”.

C’è tutta la volontà di scuotere le coscienze, risvegliare il pensiero critico e metterlo a confronto con la realtà, con la riflessione degli eventi e delle situazioni e con la società, un atto che il teatro deve compiere per ritornare alla sua iniziale e pura missione, quella di trasformare il mondo. Questo è il desiderio espresso dalla regista Esposito.

Il 28 ottobre, invece, Fort Apache andrà in scena con La Polveriera, un progetto che coinvolge i ragazzi del Centro di Giustizia minorile di Roma. Un traguardo importante questo, poiché era da tantissimi anni che non si riusciva ad organizzare nulla con il centro di giustizia civile rispetto a queste attività esterne. I giovani attori e i veterani hanno avuto la possibilità di confrontarsi, aiutarsi ed elaborare insieme situazioni. Uno scambio che rappresenta uno dei momenti più intensi per la futura crescita dei giovani artisti e non.

Aver voluto festeggiare questi in modo attivo è stato un modo per far comprendere che i primi dieci anni non sono un punto di arrivo della compagnia, quanto un inizio, una ripartenza. Ci sono senz’altro i risultati raggiunti, le esperienze accumulate, ma c’è ancora tanto che si può fare. Questo entusiasmo mette in moto le tante idee di lavoro, di impegno, nel mondo del sociale, nelle scuole, attraverso l’organizzazione di dibattiti con i più giovani in uno scambio di esperienze e conoscenze linfa vitale per la crescita delle generazioni future e per un mondo migliore.

Tutto perché si possa creare “un equilibrio tra la realtà e la poesia, partendo dai soggetti in scena”. La compagnia, infatti, per la realizzazione di un progetto parte dagli attori, dalle persone che contribuiscono attivamente alla realizzazione della drammaturgia finale, una ricomposizione di apporti biografici, immaginativi, e che alla fine, dovrebbe diventare un ponte tra attori e spettatori.

In questi dieci anni i componenti della compagnia, hanno instaurato un rapporto umano, che va al di là della semplice collaborazione lavorativa. Gli attori hanno stretto un legame che li vede condividere un percorso di vita, in particolare una forte determinazione a voler cambiare la propria vita, e trasformarla in qualcosa di utile non solo per loro stessi, ma per l’intera società. Un valore da riscoprire, quello della vita, che pemane all’interno del processo di cambiamento e di attenzione, che trova una risposta a quesiti che la società, con il lavoro di integrazione, non riesce a soddisfare, lasciando fissi quei pregiudizi che non si riescono a scardinare.

Ci vorrebbe maggior attenzione da parte delle istituzioni e delle forze che lavorano attorno alle persone sottoposte a misure restrittive, in particolare con chi cerca con ogni mezzo, di cambiare la propria vita. Servirebbe un accompagnamento all’esterno di chi ha appreso un lavoro dentro, e si ritrova fuori, alla ricerca di occupazione.

Un nuovo sogno da realizzare per la Compagnia Fort Apache è quello di trovare una propria casa, un luogo dove riunirsi, organizzarsi, provare, sperimentare. In questi anni la mancanza di un posto fisico è stata compensata dalle tante collaborazioni e i segni di amicizia, sostegno e solidarietà arrivati dalle tante realtà romane, pronte a rendersi utili. Ma sarebbe bello avere un luogo unico che possa essere chiamato casa da tutti i componenti della stessa.

Per ora è un sogno da realizzare, ma con la determinazione, la tenacia e lo spirito che non è mai venuto meno in questi anni, l’intera compagnia riuscirà a realizzare i suoi progetti, trasformando i sogni in realtà, regalandosi e regalando felicità e speranza che intravede il futuro come un mondo migliore.

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Sissi Corrado

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