La storia di Cesare vista con gli occhi del giovane ciabattino
Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo rivisitano il Giulio Cesare di Shakespeare
Allo Spazio Rossellini di Roma è andato in scena un nuovo spettacolo dell’Anonima Teatri, Giulio, di Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo, liberamente ispirato al Giulio Cesare di W. Shakespeare, con Beatrice Fedi, Caroline Loiseau, Fabio Pagano, Guido Targetti, Valerio Riondino e Umberto Gesi.
La tragica fine del condottiero ed eroe romano Giulio Cesare, è riproposta attraverso gli occhi innocenti e ricchi di fiducia, di un giovane ciabattino Giulio. Nello spettacolo, infatti, sono presenti due personaggi con lo stesso nome. Da una parte c’è il grande condottiero, il dittatore, amato dal popolo e dai soldati, ma temuto dal senato e dai patrizi. Dall’altra, invece, un giovane ciabattino, un servo che, per chi comanda, è solo un insignificante lavoratore, sempre disponibile per i suoi padroni, ma che in cambio non ottiene mai nulla. Per quest’ultimo, infatti, il grande Cesare è un eroe, qualcuno da seguire e obbedire senza remore, perché è l’uomo che ha dedicato molto del suo tempo e lavoro a favore dei suoi soldati e della plebe.
I due personaggi sono proprio due opposti che rappresentano la Roma del tempo: c’è la ricchezza dell’impero e quindi dei patrizi e la povertà del popolo; la prepotenza del potere e chi, invece, quel potere lo rispetta quando si sente rispettato. Quanta differenza c’è tra la società di ieri e quella che viviamo oggi, possiamo chiederci?
Lo spettacolo ci fa riflettere su ciò che è accaduto negli ultimi giorni di vita dell’eroe romano. Ma chi era realmente Cesare in quei momenti? Un uomo circondato dall’opulenza, avvolto dal potere che aveva raggiunto? Un uomo dedito alla propria magnificenza e, nonostante ciò, era consapevole dei suoi nemici e della sua prossima dipartita? Tanti erano stati gli avvertimenti ricevuti, ma lui era uomo di azione e affrontava la paura e il proprio destino. Qui il condottiero, interpretato da un bravissimo Valerio Riondino, è presentato come un uomo che vive nella propria magnificenza e popolarità, osannato dal popolo di cui è simbolo indiscusso, come dimostrano i suoi atteggiamenti, mentre veste con pantaloncini e vestaglia dorati.
Al contrario Giulio il ciabattino (Beatrice Fedi) è un insignificante ragazzino, dedito al proprio lavoro, affiancato dal suo cagnolino, amico fedele e pronto a tutto per il suo eroe, appunto Giulio Cesare. Ma questo piccolo ragazzino, per tutti, è solo un servo sacrificabile per i giochi di potere, nonostante l’apparente interesse che i detentori dello stesso, mostrano in sua presenza. Eppure Giulio è affidabile, onesto, generoso, entusiasta, ed in particolare, è la fiducia indiscussa verso la figura del padrone in cui crede senza esitazione.
In scena con i due personaggi di Giulio, Antonio, in abiti da militare, con un accento napoletano, sempre accanto al suo comandante al quale elargisce suggerimenti e consigli; Cassio e Bruto, che tramano alle spalle di Cesare, ma che passano anche del tempo a giocare a carte, insieme a Porzia, colei che le distribuisce tra i due.
Nell’insieme della rappresentazione risulta un valore aggiunto la parte dedicata alla danza di cui Caroline Loiseau si fa grande interprete dimostrando capacità emotiva e tecnica. Insieme a lei muovono dei passi di danza anche altri attori, ma la parte più emozionante è quella eseguita insieme a Umberto Gesi, anche lui danzatore, in un passo a due intenso.
Ciò che ne esce è il coinvolgimento dello spettatore che resta concentrato sulla scena, patteggiando con particolare attenzione per il ciabattino Giulio, interpretato da una ragazza, Beatrice Fedi, che riesce e mantenere l’anonimato del suo essere donna per un po’ di tempo. La sua recitazione è energica, poiché corre da un lato all’altro della scena, ma anche appassionante.
La scenografia presenta oggetti totalmente in legno, pochi ed essenziali per i sei personaggi in scena: tavolo, sedie, sgabelli, una struttura che fa da riparo per il Giulio ciabattino e oggetti che servono al giovane protagonista. Bene l’utilizzo dei tempi scenici, delle luci, della scelta dei costumi, delle musiche.
La storia, ben nota a tutti, viene elaborata con una visione nuova, che non toglie nulla alla stessa, ma la presenta in modo più moderno. In questa visione c’è un passato che è ancora presente, che rimescola le carte della realtà con la storia e che vale la pena di vedere a teatro.
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