Le donne nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Raccontare di donne coraggiose in Italia non può esimerci dal ricordo Franca Viola

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ad istituirla l’assemblea delle Nazioni Unite con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre, che scelse il 25 novembre per ricordare il giorno del primo Incontro Internazionale Femministe delle donne latinoamericane e caraibiche che avvenne nel 1981. Ma il 25 novembre è anche il giorno in cui furono uccise le sorelle Mirabal, Patria, Minerva e Maria Teresa, tre donne che facevano parte del Movimento 14 giugno, un gruppo clandestino che lottava contro la dittatura di Rafael Leonidas Trujillo, l’allora capo della Repubblica Dominicana. Le tre sorelle furono uccise dai suoi agenti mentre si recavano in visita ai loro mariti in carcere. Gli uomini del dittatore le catturarono, picchiarono e poi le buttarono in un burrone, cercando di far apparire il tutto come un incidente. Le circostanze, le prove e la consapevolezza che le donne erano contrarie alla dittatura e che erano attiviste, fecero subito pensare all’opinione pubblica, che quel gesto non poteva essere un incidente. Era il 1960 e le tre donne avevano anche subito l’arresto, proprio perché militanti contrarie alla dittatura.

A raccontare la loro storia fu la scrittrice dominicana Julia Alvarez che nel 1995 scrisse “Il tempo delle farfalle”, con le quali si ricordavano le tre sorelle Mirabal. La storia colpì molto le donne che cominciarono a riunirsi e a riflettere sulle difficoltà che le donne incontravano nella vita, nel lavoro, nella società. Un lavoro che continuano a  fare ancora oggi. Dal libro è stato tratto anche un film In the Time of the Butterflies, con Salma Hayek.

In Italia c’è stata una donna che ha dato il via all’emancipazione femminile, un’apripista che ha cambiato per sempre la visione femminile nel nostro paese: Franca Viola. Nel 1966 la diciassettenne Franca era considerata la ragazza più bella del paese. Lei aveva un fidanzato a cui voleva bene e con il quale faceva progetti per il futuro. In paese, però, c’era un “mafiosetto”, Filippo Melodia, nipote del boss della zona, che si era invaghito di lei e che la voleva ad ogni costo. Siamo in Sicilia negli anni sessanta, siamo in un paese che dà importanza alle “usanze”, ad una moralità sulle donne appoggiata dalla legge, quella del codice penale, la 544. Un giorno Modonia entra in casa della ragazza e rapisce lei e il fratellino, quest’ultimo verrà liberato dopo due giorni, la ragazza dopo sette. Ma in quei giorni di prigionia Franca Viola verrà violentata più volte dal ragazzo che, forte della sua posizione, pensa di ottenere quello che molti giovani siciliani raggiungono: un matrimonio secondo le proprie volontà, secondo i propri desideri. Però Franca Viola non ha alcuna intenzione di piegarsi ad un matrimonio riparatore, come quello contemplato nella citata legge 544, anzi denuncia i suoi rapitori e il ragazzo che ha abusato di lei. La giovane trova forza e conforto dal padre che appoggia la scelta della figlia, la difende e affronta l’opposizione del paese intero, degli “amici” che sono contrari alla scelta della giovane. Dopo un lungo processo la giovane vedrà la condanna di Madonia, a soli 11 anni di carcere perché le “usanze” di paese furono considerate delle attenuanti.

Il processo di modernizzazione del pensiero femminile non si fermò a Franca Viola, dopo di lei molte altre ragazze trovarono il coraggio di opporsi a questa “usanza” rifiutando di sposare i loro rapitori e violentatori. Meno fortuna ebbe l’iter burocratico per modificare la legge. L’articolo 544 che difendeva le persone accusate di stupro, considerato un “delitto contro la moralità pubblica e il buon costume”, se avessero sposato le loro vittime. Si dovette attendere fino al 1981 perché la legge fosse abrogata e fino al 1996 perché la legge italiana considerasse lo stupro un delitto contro la persona. Un lungo cammino che non vede ancora oggi il raggiungimento della sua emancipazione, perché una donna aggredita in questa modo, rischia di morire dentro, mentre il suo aguzzino, ancora oggi, riesce a cavarsela con pene piuttosto leggere.

Grande attenzione a livello sociale e mediatico ha oggi anche il femminicidio, dello stalker, delle persecuzioni, degli attentati con l’acido, delle violenze subite da chi non vuole cedere ai ricatti, alle minacce, alla frase “Si usa cosi’.

In Italia il simbolo della lotta alla violenza sulle donne sono le scarpe rosse abbandonate sulle piazze e sulle vie delle città. Le scarpe rosse furono ideate dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas, un’istallazione presentata per la prima volta in Texas, davanti all’ambasciata messicana di El Paso e che vuole ricordare le tante donne uccise nella città messicana di Juarez.

A questo tema così delicato sono tante le pellicole, ma anche le canzoni, che vengono dedicate ogni anno alle donne, come sono tanti gli artisti nazionali e internazionali che si soffermano a riflettere e raccontare, attraverso la loro l’arte, un fenomeno, una concezione e una storia che grida da più parti “Se non ora quando”, “Non una di meno” e tante altre….

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Sissi Corrado

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