Maria Letizia Gorga è la Gioconda
Riscoprire la società attraverso la visione di una donna dell’inizio del Cinquecento
La Gioconda, il celeberrimo dipinto di Leonardo da Vinci è la protagonista dello spettacolo Monna Lisa Unplugged scritto e diretto da Claudio Ammendola, ispirato al libro Così parlò la Gioconda di Carla Cucchiarelli, interpretato da Maria Letizia Gorga, che in scena è accompagnata dalla maestro di musica, Cinzia Pennesi autrice delle musiche originali e degli arrangiamenti. Ad ospitare questo intenso spettacolo il Teatro Villa Lazzaroni di Roma.
Uno spettacolo che racconta di storia, di momenti e di sensazioni, guardando alla grande opera che rappresenta la donna con il suo sorriso misterioso, gli occhi che mostrano uno sguardo che si apre alle mille interpretazioni, una figura che ha incantato e continua ad incantare ancora oggi, milioni di visitatori ogni anno, ma anche i tanti studiosi che possono ammirare questo splendido dipinto all’interno dei libri d’arte.
Maria Letizia Gorga interpreta una Gioconda che, posizionata all’interno del Museo del Louvre, osserva passarle davanti una moltitudine di persone, e quindi di generazioni che la guardano, la osservano, nei minimi particolare, che la giudicano, cercando di carpirle i suoi segreti e, in questo modo, scoprire anche quelli del maestro che l’ha immortalata per l’eternità. Eppure, ancora oggi, la donna dipinta si meraviglia di tanta popolarità, scoppiata quasi per caso, che l’ha resa immortale come le tante donne che hanno avuto la fortuna di incontrare durante la propria vita degli artisti.
Donne e uomini che hanno finanziato i lavori di pittori e scultori capaci di imprimere nelle loro opere immagini di personaggi del proprio tempo, in un tempo in cui, spesso, la vita era breve, caratterizzata da momenti fugaci, circondata da una vivacità così diversa dalla nostra, ma dove la cultura aveva un significato importante, non solo per i posteri, ma anche per lasciare un segno alle generazioni future. Un modo di vivere e ammirare quegli attimi. I quadri sono le fotografie del passato, ma, poiché dipinti, sono i capolavori dell’intelletto umano, protratto a raccontare e imprimere su una tela, in questo caso, il proprio mondo.
E così la Gioconda, dalla sua parete, osserva i cambiamenti della gente, nei loro abbigliamenti, nel loro modo di presentarsi e nella capacità di raccontare e raccontarsi anche con lo sguardo, davanti al suo dipinto. Si meraviglia del suo rapimento e della poca attenzione che fu data alle indagini, che permisero al suo rapitore, di portarla fino in Italia. Certo, con i mezzi moderni oggi sarebbe stato impossibile, o quasi, ma la notorietà che ne è seguita, l’ha resa celebre nel mondo dell’arte e non solo. Tra queste anche la capacità dell’uomo di modificare la sua immagine, pensando a chi le ha messo i baffi, cappelli strani, vestiti diversi, ecc., insomma, chi si è divertito a modificarla per il piacere di sperimentare.
C’è tanto di Francia all’interno di questo spettacolo, non solo nella musica e nelle canzoni che lo accompagnano, ma anche nei discorsi, come, al tempo stesso e per le stesse ragioni, c’è tanta Italia. Forse uno dei momenti più belli e toccanti è quello in cui l’attrice e cantante Gorga, canta l’inno italiano, mentre la maestro Pennesi, quello francese. I due canti si uniscono, riuscendo a creare un’unica melodia, andando d’accordo, così come dovrebbero andare i popoli che per anni sono stati affiancati dalla storia, dalle vicende umane.
Certo, a pensarci bene, questo lavoro di Ammendola e Gorga, non è nuovo alla visione dell’unione di popoli “diversi”, avendo portato in scena alcuni personaggi della musica, tanto amati e apprezzati dal pubblico, come Dalida e Mercedes Sosa, artiste amate ed ammirate, ma compare anche un’evidente risposta allo spettatore: insieme si può godere dell’arte e delle meraviglie gli uni degli altri, condividendo non solo le bellezze, ma anche i traguardi e gli insegnamenti. Tanti e necessari per la nostra e le generazioni future.
Lo spettacolo è davvero molto bello, accompagnato da una serie di canzoni che lasciano lo spettatore ammirato, estasiato da questo accompagnamento. Ma è altrettanto ricco di immagini proiettate sul palco, ideazione di Claudio Ammendola e Sara Angelucci, che permettono un’attenta riflessione sul potere dell’arte, accompagnato dal potere della musica, capace di unire popoli e differenti ideologie, ma anche mostrare le particolari sperimentazioni che un quadro così amato, ha suscitato nel tempo.