Muscoli d’acciaio per Claudio Losavio
È un work in progress molto faticoso
Eccoci qui a parlare di un esperimento e un desiderio.
Ieri sera al Teatro Porta Portese, ancora nell’ambito del Roma Comic Off, sono andata a vedere uno spettacolo molto energico, AILAICHT di e con Claudio Losavio.
Muscoli d’acciaio per parlare delle nostre, o vostre non saprei, giustificazioni rispetto alla perdita di contatto col mondo reale con conseguente vagheggiamento sul super eroe di turno: fbman.
Claudio Losavio ha incalzato la nostra fittizia gioia del vivere superficiale con divertenti giochi di parole, coinvolgimenti gridati “smile” che senza dubbio ci hanno fatto sorridere e vergognare. Quante volte il termine smile ci esplode nel cervello e ci spinge a cliccare una faccina da cartone animato? Mi sono chiesta: “cavolo, ma stiamo ridendo di noi? E allora l’esperimento è riuscito, e anche il desiderio del nostro intrattenitore di strapparcelo quel sorriso, è andato a buon fine”.
C’era in effetti qualcuno che è riuscito, sotto l’irruenta manipolazione del one man show, a ridere anche per un sospiro, ma come si dice… gente allegra il ciel l’aiuta. Personalmente mi sono sentita un po’ idiota a riflettere sulla mancanza di cultura, di memoria, di ascolto, sulla velocità alienante, su un immaginario collettivo deprimente, ma qualche risata, me la sono lasciata sfuggire anch’io.
Losavio ha creato un suo modo di fare spettacolo. È un attore e ci tiene molto e giustamente del resto, al suo ruolo. Forse fa un po’ l’occhiolino al Grillo… no, non quello parlante… quello politico, di qualche anno fa, ma ci sono delle clip molto divertenti, c’è la lettura di una lettera molto poetica e una fisica, faticosa critica su un sociale sfilacciato, arrangiato, becero, tanto virtuale che reale, che ci accompagna dal primo bip fino all’ultimo, e che in scena si manifesta con scatti, corse, atterraggi, salti e imbeccate.
Tanto il coinvolgimento del pubblico, soprattutto quello “giovane”, che si diverte di più di chi, il mondo dei social lo ha attraversato ai giardinetti sotto casa, quando non c’era il citofono e si chiamavano gli amichetti gridando.
È un work in progress molto faticoso il lavoro di Claudio Losavio, già in qualche modo da modernizzare, pieno di spunti da sviluppare più tenacemente, ma è un’ottima gabbia. Andate a vederlo.
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