Regine di cartone, uno spettacolo per guardarsi dentro

Tre attrici che incantano il pubblico mentre parlano di senzatetto e speranza

Al Teatro Marconi di Roma in scena ancora per questo fine settimana, 16 e 17 novembre, Regine di cartone, testo di Marina Pizzi, con Angiola Baggi, Mirella Mazzeranghi e Maria Cristina Gionta per la regia di Silvio Giordani.

Tutto comincia dalla platea, gli spettatori entrano all’interno della sala, chiacchierano, si salutano, si siedono e ad un tratto si sente un sibilo, quello, per intenderci, della nebbia. Le luci si abbassano di poco e, guardando con attenzione, si vedono girare per la platea due donne, ai margini della sala, che guardano con discrezione e interesse, qualcosa che non sentono più parte di loro.

E già questa atmosfera è strana, perché ci sono spettatori che non si accorgono delle stesse o le lasciano camminare senza farsi toccare dal loro aspetto, facendole restare ai margini come fantasmi. Così come accade quando, camminando per strada, incrociamo gli sguardi dei senzatetto. L’attenzione riprende il suo lavoro quando la scena si sposta sul palco, dove catalizza gli sguardi, perché lì sopra non si possono non notare.

La storia parla con delicatezza e umorismo, di tre donne senza fissa dimora, o, sarebbe meglio dire senza casa, perché almeno due di loro, una dimora fissa ce l’hanno: un pezzo di strada, accanto ad un conventa dal quale ricevono pasti, qualche possibilità di lavarsi e altro aiuto. Sono Gina, chiamata da tutti Regina (Angiola Baggi) e Tonta (Mirella Mazzeranghi) che si accompagnano da un po’ tenendo ben stretto il loro pezzo di strada. Le due donne appaiono una legata all’altra per motivi diversi. In particolare Regina ha un atteggiamento di superiorità, da questo poi si scopre il suo nome, che le dà un apparente potere, perché in definitiva, non ha nulla da gestire, se non le loro due vite.

Dall’altra parte Tonta si accontenta di aiutarla, le porta il pranzo che ha preso alla mensa, le mostra cose che è riuscita a farsi dare dalle suore, come nastri e lacci, che sembrano inutili, ma che rendono un po’ meno misera la sua vita. Lei infatti cerca di abbellirla, di renderla più piacevole accontentandosi di piccoli oggetti, in particolare di colore rosso. Rosso come lo sono le sue scarpe che custodisce gelosamente in una scatola di cartone perché, come spiega, una ha una “piccola zeppa” che l’aiuta a nascondere il suo piccolo lieve zoppicare, ma la realtà è un’altra.

Infine c’è la più giovane, la ribelle, Ruvida (Maria Cristina Gionta) ex prostituta, che porta sulle spalle e non nasconde la sua situazione familiare, con una madre che non ha mai pensato se non al fratello e per questo lei prova astio per entrambi. Ha alle spalle una vita difficile, che non nasconde alle due donne che per lei sono persone delle quali si può, almeno in apparenza, fidare. Le più anziane di questo trio, invece, mantengono ben nascosti nei loro cuori i propri segreti.

In questo rapporto di apparente fiducia, perché in realtà non esiste, almeno per Regina e Tonta si snodano lentamente situazioni ai margini, che coinvolgono anche personaggi citati ma che in scena non sono presenti fisicamente, come i due uomini che stanno cercando tra i senzatetto una donna, o la donna con la quale Regina litiga. I personaggi raccontano di situazioni di abbandono, di povertà assoluta dove anche il semplice lavarsi dipende dall’alto tasso di cattivo odore che è possibile sentire.

Ciò che emerge è soprattutto il senso di abbandono e solitudine che le accompagna in questa parte della loro vita, scoprendo che, se si sono ridotte a vivere così, è perché queste sensazioni le avevano provate anche prima. Ognuna di loro ha un motivo che le ha costrette a fuggire dalla vita che facevano in precedenza e che le ha unite in strada. Lentamente si riscoprono a desiderare oltre, a cercare qualcosa che possa unirle, o che le porti a sperare.

Ma davvero nelle condizioni in cui si ritrovano, è possibile ancora sperare in qualcosa? È davvero possibile trovare un appiglio in una vita di stenti materiali e indifferenza umana? Queste sono le domande che esplodono dal palco, diventando quasi una richiesta di guardarsi dentro, più che guardare i margini, facendoci riflettere se, da persone, siamo capaci di accorgerci di chi e cosa, ci sta attorno.

Sul palco ci sono tre attrici fantastiche che danno vita a tre personaggi così diversi caratterialmente ma così simili da intrecciare le proprie vite. Le loro interpretazioni sono così coinvolgenti, in particolare quella di Angiola Baggi con la sua mimica autoritaria e mai sottomessa e nella sua interpretazione perfetta, che arriva al pubblico, con forza, il loro stato d’animo. È non è uno stato d’animo solo triste, ma regala anche momenti di ilarità, battute che arrivano a spezzare il tono drammatico della vicenda narrata.

La scenografia di Mario Amodio, che appare al pubblico a sipario aperto, è curata nei particolari, offrendo la visione di un angolo di strada occupato da chi ha perso tutto, anche il tempo. Il disegno luci segue con attenzione la narrazione, gli abiti di Lucia Mariani sono ben calibrati e rappresentano al meglio i personaggi, la regia è pulita e decisa.

Lo stesso regista, tra le sue note, spiega: “In futuro sarà sempre più necessario offrire pari opportunità a tutti, lavorando a tutela dell’uguaglianza, con interventi di protezione verso le fasce più deboli, per riuscire finalmente a condurre la nostra società verso una forma di sviluppo globale possibile solo con la condivisione. Uniti per un mondo dove niente e nessuno rimanga indietro. Utopia? Forse. Ma oggi sentiamo la necessità di provare a costruire una società migliore.” Un impegno che può essere portato a termine solo dal lavoro comunitario, quindi dall’impegno di ognuno di noi, dalla sensibilità che porremo dinanzi a situazioni al limite e a alle fragilità umane.

Lo spettacolo merita davvero e, in particolare, sarebbe opportuno e molto bello, regalarsi l’interpretazione di Angiola Baggi.

Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

Leggi anche